Alberi da frutto, boschi e questioni legali

Nella redazione del Coutumier (1588), una parte consistente del codice venne consacrata alla regolamentazione dell'impianto di alberi da frutto, delle distanze di questi dai confini, nonché tutta una parte riguardante le pene inflitte alle persone colte a rubare questi prodotti e a coloro che non avendone titolo erano sorpresi a tagliare alberi su proprietà demaniali, comunali o private. Di fatto la responsabilità dei boschi era attribuita dal Coutumier alle comunità locali e ai proprietari i quali potevano quindi farne uso e sfruttamento (purtroppo) senza limitazione. Tutti i frutti (noce e castagna in particolare) avevano grande importanza economica e alimentare tra le famiglie del nostro paese che su tutta la fascia collinare e nelle zone poste a valle del paese avevano impiantato e coltivato numerosi alberi. Dalla noce si traeva un pregiato olio e dal durissimo legno dell'albero erano ricavate tavole di grande valore in seguito utilizzate nella costruzione di mobili. Con queste premesse tendenti tutte a dimostrare sia l'interesse economico di tali pregiate colture sia l'interesse dimostrato dal legislatore del Coutumier riporto alcuni fatti risalenti al XVIII° secolo successi a Saint-Vincent e direttamente collegati a questi argomenti. Con atto, rogato dal notaio Jacques-Nicolas De Chandiou in data 12 novembre 1749 Jean-Vincent Gallernaz compie una cosa insolita: possessore di numerosi appezzamenti di terra è altresì proprietario di un terreno a Pioule (piccolo villaggio posto a levante del Ronc Superiore) su cui troneggia un grandioso castagno. Sostenevo prima che la vendita è anomala e infatti così è per i nostri giorni mentre non lo era all'epoca dei fatti: la vendita effettuata dal Gallernaz consiste nella cessione del solo albero che l'acquirente Jean-Jacques Mat de la paroisse d'Ayas acquista per goderne i frutti. A tal fine il Mat dichiara che appronterà opportune potature e sottoscrive inoltre l'obbligo di tenere pulito il terreno sottostante da foglie e rami secchi. Il costo della vendita della pianta è stimato in 18 lire e venti soldi ...bonne monnaye d'Aoste. Naturalmente all'atto presenziano i testimoni che risultano essere tre. Tale tipo di vendita viene indicata in alcuni paesi della valle con il nome di l'abro de fer. Il Gallernaz doveva avere grande interesse per gli alberi se consideriamo che il 10 dicembre dell'anno 1778 si reca nuovamente dal notaio De Chandiou dove sottoscrive un'ipotesi di accordo con il signor Jean-Jacques Déanoz; motivo del contendere erano alcuni alberi di noce cresciuti sul bordo delle rispettive proprietà. Tale posizione delle piante aveva ingenerato in passato dissidi e controversie circa la proprietà del legname, dei frutti, e di fatto aveva impedito il taglio di tali alberi per cui le parti avevano stabilito di incontrarsi presso un legale per definire le annose questioni. Dalle carte si evince che il confine dei terreni era stato più volte messo in discussione; prima di recarsi dal notaio le parti erano naturalmente ricorse all'aiuto di un tecnico che aveva provveduto a misurare e a definire i confini. In questo caso era poi sorto un secondo problema: non distante dal grande noce era cresciuto un secondo piccolo albero che come il primo si trovava esattamente sulla linea di confine impedendo al primo una crescita regolare tanto che alle parti (ad una almeno) era parso che sarebbe stato meglio tagliarlo piuttosto che compromettere la crescita dell'altro. Nella convenzione stipulata si convenne che:
1- i confini delle proprietà erano e sarebbero rimasti validi quelli tracciati dal tecnico;
2- che il piccolo albero sarebbe stato tagliato dal Gallernaz;
3- che costui avrebbe versato nelle mani del Déanoz la somma di nove lire in unica soluzione come compensazione.
Nella carta non è detto a chi andranno i frutti dell'albero grande ma nella parte conclusiva si legge: ...les parties ont convenu que la paix et la concorde sussisteront entre eux sans aucune autre conteste. Circa otto anni dopo un altro Gallernaz (Jean-Baptiste) cita in giudizio a Châtillon un certo Séris: motivo della contesa è ancora una volta un albero di noce di grandi dimensioni che il Séris, credendolo suo, ha fatto tagliare ad un suo lavorante di nome Isabellon e che, come tenta invece di dimostrare il Gallernaz (carte alla mano) appartiene a lui in quanto facente parte del patrimonio lasciatogli dal genitore e regolarmente registrato nel testamento. Purtroppo il documento è monco nella parte finale per cui non siamo in grado di sapere come evolse la situazione ma questi aspetti, di ordinaria vita quotidiana, servono a dimostrare come in una comunità agro-pastorale, quale era la nostra e in un secolo caratterizzato da un'economia non certamente ricca si potesse (e si dovesse) tentare ogni possibile soluzione per il sostentamento della famiglia. Si consideri ora il fatto che nel '700 la situazione boschi della Regione era gravissima; oltre due terzi del patrimonio boschivo era stato selvaggiamente asportato dalla popolazione che per usi diversi (in parte consentiti largamente dal contrabbando) asportava sia alberi di grandi dimensioni che pece e trementina dalle cortecce per cui causava di fatto l'essiccazione delle piante. Le riforme proposte (o imposte) dallo Stato Sabaudo avranno solo decorrenza dalla seconda metà del XVIII° secolo; ciò nonostante, nel nostro Comune, le cose non dovevano andare nella giusta direzione se consideriamo che nel mese di aprile del 1815 oltre quaranta proprietari di terre e boschi, residenti nel comprensorio di Perrière, scrivono all'Intendente del Ducato di Aosta per protestare contro la locale Municipalità che ha deciso nuovamente di concedere a privati l'autorizzazione per un esteso taglio di alberi, di sua proprietà, in un bosco denominato Tieva-Detia posto nei pressi della sorgente di Chivisole a valle del sentiero che da Amay conduce a Nuarsa. I ricorrenti informano come non vi siano, per la popolazione stanziata in quella zona, altri boschi da cui prelevare legname da ardere, da costruzione o, dopo opportuna lavorazione, pali per le vigne. Protestando ricordano come un così vasto taglio potrebbe provocare smottamenti e parimenti distruggere l'economia già povera delle famiglie; con vivacità letterale sostengono inoltre che il Comune pare procedere alle concessioni senza curarsi del fatto che la superficie boschiva è ormai inesistente e la situazione è prossima al collasso. Ma l'intraprendenza dei ricorrenti raggiunge il suo culmine quando viene chiesto all'Intendente se davvero è convinto del fatto che con tale taglio di alberi il Comune di Saint-Vincent risanerà la sua situazione economica. La risposta dell'Intendente Rebogliati, che non si fa attendere: il previsto taglio non potrà avvenire in quanto è fatto espresso divieto alla nostra Municipalità di perseguire nella sua nefasta e incontrollata politica economica basata sulla vendita del legname. L'unione dei capifamiglia aveva di fatto conseguito l'importante risultato volto alla salvaguardia del benessere comune.