La comunità civile

L’odierno Comune di Saint-Vincent è stato ufficialmente costituito il 17 marzo dell’anno 1861. La data, molto importante, propone alcune considerazioni di carattere generale e prospetta per i secoli antecedenti dei fatti e delle situazioni tutt’altro che chiari e definiti. Di fatto, con il riconoscimento del 1861, anche la nostra comunità cancella gli ultimi legami con il vecchio, e per certi versi anacronistico ma certamente reale, mondo feudale. Possiamo senz’altro affermare che una delle date più importanti riguardanti questa società civile -forse in senso assoluto la più importante- è quella relativa all’anno 1459. Dopo numerose peripezie, “cessioni”, e imposizioni da parte della locale nobiltà rurale, la comunità di Saint-Vincent crea un collegamento diverso con le signorie che alternativamente si erano succedute nel “possesso” e sfruttamento di questo peraltro discretamente ricco feudo. Con diploma ducale spedito da Torino il 19 maggio dell’anno 1459, il Duca Ludovico di Savoia autorizza le Comunità del Mandamento di Montjovet (quindi anche Saint-Vincent) ad eleggersi ogni anno -nel terzo giorno dopo la festa della Pentecoste- quattro sindaci e procuratori con poteri di governare, dirigere e sbrigare gli affari correnti della Comunità. I quattro sindaci da nominare dovevano rappresentare le due comunità di Saint-Vincent e naturalmente le due di Montjovet. Nel primo caso la collina, nei secoli sempre densamente abitata, doveva esprimere un suo rappresentante così come naturalmente doveva fare anche il borgo per tantissimo tempo riconosciuto come sede di commerci e libere professioni. Nasce dunque, nel corso del 1459, l’embrione di una prima forma di comunità civile amministrata non più soltanto dai nobili feudatari ma anche dai rappresentanti del popolo. Ludovico di Savoia, forse conscio dell’importanza della carta che sottoscriveva e quindi della necessità di avere una controparte con cui “dialogare” attraverso i suoi funzionari o forse solo per evitarsi problemi o evitarne alla sua corte diede in quella data e in quella carta altre disposizioni che sommariamente sono di seguito riportate. I balivi, i procuratori, i castellani e tutti coloro che ricoprono incarichi pubblici e ufficiali sono diffidati dal contrastare i rappresentanti che le comunità eleggeranno, pena una multa di 50 marche d’argento ai contravventori. Sei anni dopo quella data, con diploma ducale spedito da Chambery, il duca Amedeo IX di Savoia, dopo aver preso visione della precedente “lettera di licenze”, accoglie le richieste della comunità di Montjovet e conferma i benefici concessi a suo tempo. Nel corso del 1481, ancora con diploma ducale, e ancora da Chambery, il Consiglio ducale di Filiberto I° di Savoia dirama copia della lettera e dei capitoli concernenti “franchigie e libertà” concessi dal duca nello stesso giorno alla città di Aosta e ai castelli e mandamenti di Châtel-Argent, Quart, Cly, Montjovet e Bard con dettagliate norme circa le competenze dei consigli o “credenze”. Specifica inoltre le procedure per le adunanze e quelle relative alle nomine dei membri circa l’amministrazione della giustizia. Successivamente altri duchi di Savoia (Carlo I° nel 1483 e Carlo III° nel 1535) riconfermeranno queste concessioni e privilegi. Di fatto, da queste carte oggi conservate nell’archivio della parrocchia di Saint-Vincent, si rileva con buona approssimazione che anche i Sabins (come altre comunità valdostane) ebbero probabilmente fin dal XV° secolo delle “amministrazioni civili” slegate dal ferreo sistema feudale anche se restarono “attentamente controllate” da quest’ultimo per mezzo dei suoi funzionari. Certo, nel corso dei secoli, la popolazione di Saint-Vincent ha goduto di privilegi e franchigie particolari ma si noti che tutte queste erano a scopo puramente economico e non riflettevano frequentemente bisogni di carattere politico e civile o forme embrionali di autogoverno. Di fatto, è però significativo ed estremamente indicativo il fatto che le franchigie concesse ai Sabins siano sempre state “dirette” ad una ben determinata parte dell’attuale territorio e mai concesse a caso e all’”insieme”. L’unica eccezione sembrerebbe quella del 1310. In questo caso le franchigie concesse da Ebalo di Challant, detto il Magno, sono rivolte sia alle persone residenti nel borgo, o comunque aventi proprietà in questo, sia verso quelle stanziate nelle campagne e villaggi della collina. Tutte le altre carte di questo genere, riguardanti il nostro paese, hanno invece sempre indicato esattamente il territorio oggetto di franchigie, liberalità e concessioni e sia il borgo che la collina risultano sempre essere distinti e separati. La collina di fatto non è nominata, in epoca feudale, in carte e documenti aventi come oggetto il borgo o viceversa. Conferma di questo “distinguo” le abbiamo da due importanti concessioni d’acqua. La prima, risalente al 17 agosto 1325, specifica che l’acqua prelevata dal torrente Marmore (nella Valtournenche) è diretta ai borghigiani di Saint-Vincent e ad altre persone residenti nelle frazioni poste a levante di questo paese. La seconda, risalente al 14 luglio 1393, concede ad un numero di persone residenti nelle frazioni collinari (e a coloro che, assenti, sono da essi rappresentati) di deviare una parte delle acque sorgive del monte Rosa per servirsene -dopo opportuni lavori di scavo di un canale- nelle terre della collina. Con questa autorizzazione, si ha nuovamente conferma di un fatto in cui risulta chiaramente favorita una determinata zona di Saint-Vincent. Altre persone residenti nel borgo avrebbero potuto trarre enormi vantaggi di carattere economico da quell’acqua ma di eventuali altri beneficiari non vi è però menzione. Nell’atto di ricognizione dei fondi redatto il 19 marzo 1422 dal notaio Marchiando Volaz, si rileva che questa carta ha interesse e validità solo per le frazioni della collina (Moron, Lenty, Perrière, Salirod, Grand e Petit-Rhun, Amay, Grun, ecc.). Nella pergamena, si rilevano esattamente i confini all’interno dei quali si svolge l’atto di concessione e riordino fondi. Nel corso del 1474, quella che è oggi una sola comunità civile, è destinataria di una riconferma di franchigie e libertà per conto del consiglio di reggenza del giovane Duca Filiberto I di Savoia e ancora una volta vi si nota una distinzione e una precisazione nell’indicazione del territorio favorito dall’editto. La stessa pergamena del 1502, è nei contenuti estremamente indicativa; i confini del territorio oggetto della reconnaissance sono precisati esattamente. Il contenuto della carta giunge, nel dettaglio, a citare una …communitatem montanee predicte Sanctii Vincentii… (letteralmente comunità della montagna). Ricercando le origini della comunità civile di Saint-Vincent ci si imbatte frequentemente in un problema che di seguito si tenterà di definire o perlomeno di chiarire. I sindaci che vengono citati nelle carte sono sovente indicati come Sindic du bourg… oppure ...de la montagne (o ...de la côte). E’ quindi palese l’evidenza del fatto che il nostro paese aveva due sindaci ma la domanda che ci poniamo è: oltre alla presenza accertata per molti secoli di ben due sindaci l’attuale Comune è stato nel corso dei secoli diviso in due? Se vi erano due sindaci vi erano anche due amministrazioni autonome ben distinte l’una dall’altra? Alcuni studiosi hanno affermato che di fatto la nostra comunità civile è sempre stata unita, da intendersi con il fatto che a tutti gli effetti il nostro attuale Comune ha sempre avuto anche nei secoli scorsi un solo Consiglio Comunale rappresentativo di tutta la popolazione (anche se talvolta e in epoche recenti i rappresentanti civili della collina superavano in numero quelli del borgo o viceversa). Da uno studio condotto su di una pergamena si rileva che ...la comunità della montagna non ebbe lo scopo di conseguire l’autonomia politica dal proprio capoluogo, ma che la designazione di Comunità della montagna di Saint-Vincent nacque forse nella mente di qualche notaio per la necessità di indicare sinteticamente un insieme non giuridico di persone aventi particolari interessi comuni. I rappresentanti civili di tutte le comunità valdostane partecipavano di diritto, e questo fin dalla seconda metà del XVI° secolo, alle assemblee dei Tre Stati unitamente alla nobiltà e al clero. Risulta dal verbale di una riunione tenutasi ad Aosta il 19 giugno del 1598 che in quella sede e in quella giornata Louis Sarteur (ex sindaco di Saint-Vincent) reclama e protesta per il fatto che il nuovo sindaco -Anthoine de la Vuillerminaz- non intende prestare giuramento perché sussistono stretti rapporti di parentela con Amé suo fratello sindaco di Moron. Nel verbale è tra l’altro scritto che ...les bourgeois de Sainct-Vincent (...) n’ont aucun commun avec ceux de Moron… Se, come pare confermarsi in queste pagine, le amministrazioni erano due e ben distinte non si capisce il rifiuto anche se a quel punto, e con motivazioni che non sono spiegate, l’Assemblea dei Tre Stati, ritenendo fondato il rifiuto, ingiunge di provvedere alla nomina di altro sindaco. La dichiarazione, che precisa inequivocabilmente come tra il borgo e Moron non vi sia nulla in comune, sembrerebbe però confermare che esistevano all’epoca a Saint-Vincent due comunità civili ben distinte così come si accerta da altre carte. Una seconda indicazione altrettanto precisa e inequivocabile, giunge da un ennesimo verbale dell’Assemblea dei Commis riunita ad Aosta nella grande sala del convento di San Francesco il 27 settembre dell’anno 1724. In quell’occasione il segretario De Tillier annota come tra le varie richieste presentate dai rappresentanti delle comunità valdostane vi sia anche quella ...des sindics et communier de Saint-Vincent... tendente ad avere rimborsi per coprire le spese sostenute ...pour la reunion du ressort de la montagne a l’estappe du bourg... Appare quindi chiaro che se non quell’anno, almeno negli anni precedenti, le due comunità civili del nostro paese si erano riunite formando di fatto una sola Amministrazione civile e un solo Consiglio Comunale seppure retto fino alla fine del XIX° secolo da due sindaci in contemporanea. Ma le conferme alla citata tesi sostenente la dualità dell’amministrazione di questo paese ricavate dalle carte non terminano qui. Si noti ancora come il 29 agosto 1702, Antoine Dufour, in qualità di sindaco ...de la montagne de Saint-Vincent et, au nom de ses consorts, passe reconnaissance au comte François-Jérôme de Challant pour le Ru de Corthod avec les eaux provenant de l’Aventinaz, de Nana et Servaz… Sede logica dell’amministrazione della montagna era Moron che per la sua posizione centrale al territorio e per l’alto numero di residenti ben si prestava alla bisogna. Circa la presenza di due comunità civili distinte operanti a Saint-Vincent e alla ricerca della sede dell’assemblea consiliare collinare viene qui ricordato che esiste a Moron-Gorris un complesso abitativo conosciuto con il nome di Les Sales. Di questa imponente costruzione (oggi totalmente disabitata) risultano ben distinte due diverse fasi di costruzione: della primitiva restano solo le fondamenta e pochi metri di muratura, oggi ben inserite nella struttura. Nella parte alta sono ben visibili ed apprezzabili le numerose finestre tardo gotiche datate 1648 e 1651. Risale invece al 1660 il grande fabbricato a sud che di fatto allunga la facciata e che contiene in una nicchia un affresco raffigurante un bellissimo san Maurizio purtroppo gravemente danneggiato da graffiti. I locali interni, discretamente grandi, luminosi e aerati sembrerebbero confermarsi come antica sede municipale della collina. Se oggi per gli abitanti della frazione la casa citata è conosciuta con il nome di Les Sales così non era nei decenni passati dove la denominazione esatta era Maison Communale. La cosa che comunque appare evidente è che in questa austera, grande e riccamente e architettonicamente decorata abitazione hanno trovato presumibilmente posto nei secoli “uffici” dell’amministrazione della collina. La sede consiliare del borgo (e questo a partire dal XIX° secolo) è inequivocabilmente da indicarsi con il vecchio e ottocentesco immobile sito al numero 45 di Via Emile Chanoux. Curioso è il fatto che fino alla fine del diciottesimo secolo le riunioni del consiglio, secondo quanto appare dalla lettura dei verbali delle assemblee, si svolgevano ancora solitamente nella casa del sindaco, frequentemente di domenica (alle volte addirittura alle sette del mattino!) e solo dopo aver assistito alla santa messa. Il fatto che il consiglio, si riuniva in abitazioni private conferma che la nostra municipalità non disponeva di locali propri; la mancanza di carte relative a quei lontani periodi è giustificata dal fatto che queste erano conservate dal sindaco allora in carica. L’assenza di locali in cui riunire il consiglio del borgo pare di fatto evolvere solo verso la fine del 1700 anche se ancora una volta siamo costretti ad affermare che eventuali conferme potrebbero giungere solamente da una attenta lettura delle carte e in specifico dai verbali delle deliberazioni comunali. Sembra accertato che le riunioni consiliari nel borgo fossero sempre precedute dal suono della grande campana che, attivata nel tardo pomeriggio, aveva il compito di informare i consiglieri dell’adunanza in programma all’indomani. Sembrerebbe (e questo per quanto riguarda il XVIII° e XIX° secolo) che il Consiglio era composto da otto, dieci persone. Risulta da alcuni verbali di consiglio redatti nel secolo scorso che questo in determinate occasioni era ...double. Nella prima metà del citato secolo si notano carte che riportano la dicitura: L’an (…) c’est reuni le conseil double de la communauté de Saint-Vincent. In queste occasioni il numero dei partecipanti varia da 16/18 a 20 persone. Le conseil double era convocato quando all’ordine del giorno vi erano problemi riguardanti entrambe le comunità. Abbiamo qui ancora una volta conferma della presenza di ben due amministrazioni presenti in questo paese. Tentando ora di distinguere i confini delle due amministrazioni, si rileva come tutta la collina in epoca feudale era compresa nell’amministrazione della montagna e che questa aveva come centro giurisdizionale Moron. A sud il confine comprendeva inoltre le frazioni del Ronc ma escludeva le altrettanto importanti frazioni di Clapéaz, Crotache, Maison-Neuve e Ecrivin che erano invece comprese con il borgo. Leggermente più complicata la situazione riguardante gli abitati di Orioux, Biègne e Crovion villaggi posti al di là del torrente Grand-Valey; sembra che questi fossero in qualche modo inseriti (e direttamente controllati) dal feudo di Châtillon mentre parimenti, a levante, Feilley, Champ-de-vignes e Champ-Cillien sembra fossero in un qualche modo inserite nel territorio di Montjovet. Come ultimo dato si informa che la presenza di due sindaci nel nostro paese è accertata fino al 1880 anno in cui compaiono ancora due rappresentanti. E’ quindi ipotizzabile il fatto che dal 1724 (e con la riunificazione delle due comunità collinare e borghigiana) entrambe abbiano continuato ad esprimere loro sindaci i quali conseguentemente dovevano per forza di cose operare insieme quando appunto l’ordine del giorno del Conseil double era di interesse comune. Circa il tempo di permanenza in carica dei sindaci dal Diploma Ducale del maggio 1459 si accerta che questi restavano operativi per un anno e che le elezioni avvenivano generalmente nel terzo giorno successivo alla festa della Pentecoste. Dalla cronologia dei sindaci si ha certezza che vi erano delle rotazioni e delle riconferme delle cariche dopo un anno o due e questo sembra attuarsi con continuità fino al 1810 circa. Frequentemente i rappresentanti delle comunità (e questo almeno agli albori di questa forma primitiva di autogoverno) erano scelti tra i notabili locali. Riguardo al ceto e all’estrazione sociale dei primi sindaci eletti in epoca feudale pare ormai accertato che anche nel nostro paese, così come in altri del Ducato d’Aosta, questi fossero reclutati tra le famiglie agiate e in specie tra i notai, avvocati, procuratori o comunque tra coloro che per impegni diversi già godevano della fiducia e del rispetto dei nobili feudatari. Si noti inoltre come il cognome del primo sindaco accertato sia invece legato ad una famiglia che precedentemente si era messa in mostra per importanti liberalità verso la Chiesa locale: Mellé. In definitiva, e questo per tutto il XVI° secolo e parte di quello successivo, il nostro paese ebbe sindaci espressi da importanti famiglie e realtà sociali. I Mistralis, i Regis, i Quey, i Guillaume, i Boniny e gli Astesan non sfuggono a questa constatazione. Purtroppo non conosciamo i nominativi delle persone che per prime nel corso del XV° secolo ottennero la fiducia della locale popolazione e che quindi di fatto iniziarono a governare Saint-Vincent. Il primo nominativo certo è infatti postumo ed è quello che al momento indichiamo come il primo sindaco di questo paese: Meller Vincent nel 1559. Il cognome ci informa del fatto che costui era figlio di una delle più antiche famiglie di questo comprensorio e il nome Vincent ci conferma una profonda fede e comunque una dedicazione del neonato da parte della sua famiglia al santo patrono titolare di questa comunità.