I notai di Saint-Vincent

I notai di Saint-Vincent nel corso dei secoli


Nel corso dei secoli la vita delle persone è sempre stata scandita da numerosi appuntamenti e momenti legati sia all’ambito strettamente privato che pubblico. E’ opinione comune che “un tempo” i nostri predecessori, in occasione di compravendite, o altri atti di carattere privato, si limitassero a una vigorosa stretta di mano senza quasi mai legalizzare in maniera ufficiale il passaggio dei beni affittati, ceduti, acquistati o permutati e che ci si recasse dal notaio solo se dotati di un portafoglio pesante; oggi, alla luce dei risultati di studi condotti in molti settori da storici e ricercatori, queste affermazioni paiono essere del tutto inesatte e pressoché prive di qualsiasi fondamento.


Va detto subito che in ogni epoca, e con frequenza, a questi professionisti altamente specializzati, e depositari di tanti segreti, ci si rivolgeva sia per atti di interesse comunitario e pubblico sia per quelli legati alla stretta sfera familiare;[1] le specialità e professionalità di queste persone che occupavano grazie alla loro preparazione posti di primo piano nelle comunità, erano riconosciute dalla gente che li gratificava con il titolo di Egrège. 

 

 Anche il nostro paese nel corso dei secoli ha dato i natali a numerosi professionisti che, va detto subito, …conducevano una vita assai simile a quella degli altri abitanti anche se sicuramente con maggiori sicurezze economiche e con qualche agio in più.[2]


Si ritiene necessario, prima di proseguire, ricordare che fino al XX secolo, tale attività fu svolta sempre e solo da uomini; per accertare la presenza di donne notaio dobbiamo arrivare alla metà del Novecento, e per essere precisi, aggiungiamo che anche da quel periodo in poi il loro numero è assolutamente insignificante, rispetto a quello dei loro colleghi maschi.


Il grado di scolarizzazione dei notai[3] era certamente sopra la media anche se in molti casi - sopratutto nelle epoche più lontane - dobbiamo pensare a persone che avevano appreso a leggere e a scrivere da altri professionisti (o in alcuni casi direttamente dal padre, seguendo una tradizione di famiglia) dai quali avevano anche imparato a redigere atti, che va detto subito, era composti da formule estremamente ripetitive.


Per moltissimo tempo, e fin quasi al diciannovesimo secolo, “l’ufficio” di questi professionisti era frequentemente localizzato nella calda stalla del loro domicilio o in quel locale polivalente di ampie dimensioni denominato poêle (solitamente situato sopra la stalla), cioè la “stanza buona” in cui, e secondo tradizione, la famiglia valdostana viveva, si nutriva, riceveva e dormiva.


In taluni casi si ha modo di accertare che la stesura dell’atto avveniva in luoghi diversi a seconda delle stagioni e delle meteorologia; ad esempio in alcuni atti rogati durante la stagione estiva è espressamente detto che sono stati redatti nella corte antistante la casa, e forse all’ombra di un pergolato per difendersi dai caldi raggi del sole.


Con questo piccolo studio, e le note che accompagnano i vari nominativi, si vogliono ricordare queste figure originarie di Saint-Vincent (o qui semplicemente operanti) e il loro determinante lavoro volto alla crescita sociale ed economica di questa comunità.


Naturalmente non va dimenticato che anche nel nostro paese vi furono famiglie che per intere generazioni, e da padre in figlio, si sono dedicate al notariato: per tutti citeremo i Mistralis, i Regis, i Chadel, i Perret, i Quey, gli Obert e i Péaquin.


Il Notaio: un’arte antica


Il notaio, secondo il moderno concetto è quel professionista, Pubblico Ufficiale, che risulta essere incaricato di ricevere, attribuendovi pubblica fede, gli atti tra vivi e di ultima volontà, e di esercitare una lunga serie di funzioni concernenti anche l’amministrazione della giustizia.


L’odierna definizione di notaio sembra essere rimasta perfettamente simile pur con lo scorrere del tempo; per tantissimi secoli i momenti importanti di un impero, di un reame, della Chiesa, e più semplicemente di una comunità, sono stati riportati ai posteri dagli scribi. Erano costoro persone dotate di buona istruzione e per questa primaria ragione erano accreditati presso i potenti con il preciso incarico di annotare un fatto (ma si badi bene che non erano giornalisti!), o predisporre un documento.


Con l’andare dei secoli la loro attività divenne “specializzazione” e il loro compito fu quello di “mettere su carta” le volontà dei committenti; in altre parole lasciare ai posteri un documento preciso e inoppugnabile, sia sotto il profilo giuridico che umano.


La trasformazione da “scriba” a notaio (e la successiva specializzazione), sembra avvenire dopo l’alba dell’anno Mille. Preziose informazioni locali a riguardo ci provengono dall’imponente lavoro che il compianto Professor Orphée Zanolli ha dedicato al suo paese di origine: Lillianes[4]. Lo storico, nel secondo volume, dedica ampio spazio a questa categoria di professionisti precisando che …on ne peut écrire une histoire valable d’une nation, d’une région, d’un village, sans recourir aux minutaires et protocoles des notaires et aux actes qu’ils ont rédigés. Une histoire qui ne s’appuie pas à des preuves écrites, est à rejeter…[5]

 

Nella nostra regione, e in specifico ad Aosta, i notai sembrano fare la loro attiva apparizione verso il XII secolo nella Cancelleria[6] situata nei pressi della Chiesa Cattedrale. Qui numerosi scribi agli ordini del Cancelliere, ricevevano, predisponevano e registravano gli atti pubblici e privati; questi ultimi consistenti soprattutto in compravendite, permute, donazioni, cessioni e testamenti.


E’ noto che la Cancelleria di Aosta fu operativa dal 1149 fino al 1408; nel frattempo, dal 1318, la figura del Cancelliere di quella città era saldamente in mano al Duca di Savoia che non potendo presenziare ed esercitare direttamente, aveva nominato al suo posto un Vice-Cancelliere.


L’esercizio vero e proprio del notariato[7] nel Ducato d’Aosta prese avvio verso la fine del XII secolo per poi diffondersi, dapprima timidamente, poi quasi a macchia d’olio in tutte le parrocchie della nostra regione. E’ palese che per poter diventare notai, e quindi per entrare a fare parte di quella ristretta élite di persone che nella società del tempo “contavano davvero” era necessario essere dotati di una buona cultura generale e possedere una preparazione professionale particolarmente rigorosa basata soprattutto sulla conoscenza della giurisdizione; naturalmente una consistente parte del bagaglio culturale doveva giocoforza comprendere anche quello che all’epoca era detto “le stil coutumier”, cioè tutte quelle disposizioni e regole trasmesse però solo oralmente (e sovente diverse da signoria a signoria).


In epoca medievale, gli aspiranti notai dovevano approfondire (in particolare studiando a fondo la struttura degli antichi atti) le regole e le formule adatte alle varie situazioni che si sarebbero potute presentare durante la loro carriera: compravendite, permute, testamenti, obbligazioni, emancipazioni, donazioni, prestiti di danaro, tutela di minori, affitti, legati e donazioni alla Chiesa, ecc. Naturalmente dopo aver studiato per molti anni nella scuola d’Aosta o altrove, e prima di poter esercitare in proprio, dovevano fare apprendistato presso un notaio con funzioni di scriba.


Raggiunta un’adeguata conoscenza della materia, i futuri notai, dovevano presentare una richiesta al loro signore (che aveva ricevuto specifica delega dai conti e dai duchi di Savoia a loro volta autorizzati dall’Imperatore); il signore del feudo, valutate le capacità degli aspiranti, frequentemente caldeggiate anche dal notaio presso cui si erano specializzati, concedeva l’autorizzazione. A quel punto, dopo il giuramento[8], i nuovi notai potevano finalmente iniziare la loro carriera professionale[9] che come vedremo in seguito era frequentemente coadiuvata da “scribi”.[10]


Un grande passo avanti nelle procedure di stesura degli atti notarili venne fatto nel 1588 con la raccolta, l’unificazione, la scrittura e la codifica di tutte le usanze in uso nel Ducato d’Aosta e con la successiva emanazione di quel preziosissimo volume noto con il titolo di Coutumes du Duché d’Aoste, volgarmente conosciuto come Coutumier[11]

 

 Immediatamente in ogni signoria del Ducato fu introdotto il nuovo codice che finalmente permise a tutti gli operatori, notai, giudici, avvocati e funzionari ducali, di poter procedere ognuno nel loro lavoro con chiarezza, omogeneità e precisione.


Si ritiene infine necessario ricordare che ogni notaio disponeva di un registro detto minutario che conservava presso la sua abitazione, su cui annotava in sintesi, i contenuti degli atti che faceva durante la sua vita professionale[12]. Dal 1758, con l’istituzione dell’Ufficio dell’Insinuazione ad Aosta, i notai furono obbligati a registrare i loro atti anche nei registri dell’Ufficio dell’Insinuazione del Ducato.


Il Seing tabellionnel (ovvero il segno distintivo)


Ai nostri occhi, il “disegno” astratto che appare nella parte iniziale di un documento (frequentemente inserito nel capolettera) o nella conclusione del testo, sembra essere un qualcosa che serve solamente ad arricchire graficamente una carta; in realtà in epoca medievale tali “disegni” avevano lo scopo primario di far riconoscere la paternità e naturalmente la validità di un documento; questo disegno è detto Seing tabellionnel.[13]


Sembrerebbe ormai accertato che all’inizio dell’attività professionale, ogni notaio depositasse presso la Cancelleria il proprio Seing tabellionnel che ripeteva su ogni carta, dando in questo modo alla stessa, la giusta riconoscibilità e legalità; la validità del documento era infatti garantita da tali simboli presenti sia all’inizio che alla fine del testo. La mancanza di uno dei due simboli poteva far dubitare che l’atto in questione non era completo.


I seing tabellionnel erano di una semplicità estrema; tali segni distintivi dovevano infatti essere ripetuti sempre uguali per centinaia (ma verosimilmente, migliaia) di volte nel corso della vita del professionista; la base del corpo del simbolo è sempre un quadrato o un rettangolo arricchito da fregi esterni mentre al loro interno sono riportati disegni stilizzati e alle volte anche le iniziali del professionista; in numerosi casi all’interno di questi piccoli, ma importanti, apparati grafici simboli è inserito il segno della croce. Molto elaborati sono i “segni tabellionari” presenti su importanti atti notarili predisposti per ricchi signori feudali o per le più alte istituzioni civili o ecclesiastiche;


In seguito, e con il passare del tempo, l’usanza di inserire il “segno tabellionare” sembra decadere anche se alcuni notai manterranno l’abitudine di “completare” l’atto con un disegno[14] la cui utilità oggi sembra sfuggire.


I Capolettera


E’ detto capolettera la prima lettera del testo di un qualsiasi atto manoscritto che si caratterizza per il fatto di essere sempre sensibilmente maggiorata rispetto alle altre che seguono nel testo; ciò non ostante vi sono casi in cui il capolettera occupa l’intera pagina di un volume. Come si è già avuto modo di dire, molte volte in epoca medievale, all’interno del capolettera fu inserito il “segno tabellionare”.


Il capolettera è frequentemente arricchito e ornato da fregi che sono il frutto di vere e proprie esaltazioni grafiche dello scriba (autentico artista!) e che conferiscono all’intero documento una maggiore importanza e un grande valore; tra le decorazioni più comuni si notano fiori, foglie stilizzate e nastri, il tutto elaborato con grandissima capacità grafica e con buon utilizzo dei colori (in particolare il rosso, nelle sue varie tonalità e il nero).[15]


La lingua


I più antichi atti notarili giunti fino a noi (siano essi redatti su pergamena o su carta) presentano testi vergati quasi sempre in lingua latina; tale situazione si mantiene inalterata fino alla seconda metà del Cinquecento.


Il 22 settembre 1561, il Duca Emanuele-Filiberto di Savoia, decreta con proprio Editto[16] che in tutti i suoi stati, e su tutti gli atti ufficiali, la lingua latina sia sostituita dalla lingua francese per permettere a tutta la popolazione di comprendere meglio il contenuto dei documenti; nell’Editto ducale è detto che i contravventori saranno puniti con ammenda di cento lire e con l’annullamento del contratto. La grande rivoluzione linguistica era iniziata e le prime persone a doversi adattare (chissà con quale spirito!) furono appunto i notai che con la lingua francese, forse, furono anche facilitati nel loro lavoro.


Ma l’ambizioso progetto del Duca mirava anche a promuovere l’utilizzo del francese per confermare la sua sovranità e l’indipendenza dall’Impero e dalla Chiesa;[17] quest’ultima, dal canto suo, manterrà invece viva tale lingua ancora per secoli, utilizzandola in particolare nelle registrazioni anagrafiche (Battesimi, Sacramenti, Fiançailles, Matrimoni e Sepolture). 


Ma la storia della lingua da utilizzare negli atti notarili non termina in quel secolo se si considera che il 26 agosto 1868 il Collegio dei notai della Valle d’Aosta, attraverso i suoi rappresentanti, prese carta e penna e indirizzò una sua precisa richiesta al Senato Italiano per essere autorizzato a servirsi della lingua francese negli atti notarili, ciò che farebbe intendere che all’epoca i professionisti utilizzavano anche altre lingue nella redazione dei documenti.


Gli atti: la struttura grafica e l’aspetto devozionale


Per molti secoli il contenuto e lo sviluppo degli atti non sembrerebbe aver subito modificazioni e varianti. Su alcuni documenti, soprattutto se particolarmente lunghi, dopo il capolettera si nota subito che alcune righe dei testi hanno caratteri maggiorati e risultano essere scritti da mano diversa da quella che in seguito verbalizzerà l’intero documento; la giustificazione viene dal fatto che il notaio che sottoscriveva la carta (di qualsivoglia natura fosse), lasciava ad uno scriba o comunque ad un allievo il compito di vergare la pergamena o la carta, riservando per sé le parti iniziali e conclusive (e di fatto autenticando in questo modo il documento).


Naturalmente tutti i documenti si aprono con l’indicazione temporale (anno, mese e giorno) e la località in cui si compie un determinato atto; seguono i nominativi delle parti che, fisicamente riunite, dispongono per l’esecuzione delle loro volontà[18]. A seguire vi è la parte prettamente giuridica corredata dai dati identificativi e catastali che chiarisce, identifica e definisce il contenuto dell’atto (sia esso una compravendita, permuta, cessione, donazione, testamento o altro).


Prima della conclusione del testo (nella parte finale) sono citati tutti i testimoni presenti all’atto;[19] di questi sono frequentemente indicate l’età, la paternità, la residenza e la professione.


Particolarmente interessanti (perché integrati anche da alcune formule devozionali) sono i Contrat de mariage[20] e i testamenti; queste carte, che entrano prepotentemente nella sfera privata delle persone, risentono fortemente dell’Imprimatur e del peso secolare della Chiesa (sempre onnipresente in tutte le situazioni siano esse compiute da singoli personaggi o da rappresentanti di comunità).


Nei Contrat de mariage, che sono atti di natura prettamente patrimoniale, appaiono sia l’aspetto economico che quello devozionale; i promessi sposi dichiarandosi fedeltà davanti ai genitori, ai testimoni e ad altri membri della famiglia (e alle volte anche in presenza di un religioso), definiscono i contenuti economici dell’accordo.[21]


Lo sposo solitamente garantisce l’abitazione in cui la coppia, dopo le nozze, fisserà la sua residenza ed è sempre lo sposo che, abitualmente a seguito di atto di emancipazione da parte del genitore, “porta la terra”: cioè campi, prati e vigneti.


La futura sposa (che all’atto è presente ma che è sempre rappresentata dai genitori o dai fratelli che contrattano per lei), porterà qualche mobile, del danaro se la famiglia ha sufficienti possibilità economiche, forse qualche appezzamento di terra, le telerie della casa e un capo di bestiame: un vitello o una manza giovane o in alternativa qualche capra e pecora.


Di fatto la posizione della donna dei secoli passati fa sicuramente rabbrividire le rappresentanti femminili dell’odierna società; se infatti lo sposo non è soggetto a particolari condizioni, la sposa dovrà invece essere timorata di Dio, naturalmente illibata, madre, educatrice esemplare di tutti i figli che Dio manderà alla coppia e poi …bonne ménagère (quindi cuoca, sarta, amministratrice della famiglia e della casa, ecc.).


Se alla coppia non dovessero giungere dei figli è dato per scontato che tale “colpa” deve essere attribuita alla sposa e che è facoltà dello sposo ripudiare la donna, trattenendosi però la dote. In tal caso per la sposa era una sicura sciagura in quanto con la dote ricevuta dai genitori in vista del matrimonio, di fatto rinunciava alla possibilità di partecipare in futuro alla divisione dell’eredità paterna, che solitamente andava divisa tra i figli maschi. Fortunatamente non ho rilevato casi di ripudio, ma nulla può essere escluso!


Nei testi dei Contrat de mariage è infine sempre cura del notaio specificare che tale accordo è fatto con il consenso dei genitori e che questo specifico documento precede le …bénédictions et le seremonie de l’église accostumes.[22]


Anche nei testamenti[23] si accerta che per secoli le formule e i contenuti non sono cambiati, o comunque non hanno avuto delle varianti sostanziali; dopo essere stati elencati la data e la località in cui si svolge la registrazione delle volontà testamentarie e gli estremi identificativi della persona che si appresta a testare, vi è una parte che sembra essere rimasta immutata per secoli e che comprende sia la forma che il contenuto e che si riporta integralmente, estratta appunto da un testamento. [24]


(…) Sachent tous que la mort est certaine et l’heure d’ycelle incertaine; c’est pourquoy il est mieux de la prévenir que d’etre par icelle prevenue en disposant des biens qu’il à plu a Dieu de nous donner en ce bas monde pour eviter touttes disputes, querelles et discentions aux heritiers, pretendent à l’hoire (…). In seguito prima di procedere …le dit testateur s’est armé et muni du signe de la Sainte Croix en disant hautement in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen, ensuitte à recommandé ses corps et ame a Dieu et à toutte la Cour Celeste… 

 

 A seguire il testatore richiede di essere sepolto in un determinato cimitero (nel caso di Saint-Vincent per secoli la scelta cadde naturalmente sempre tra quello adiacente la Chiesa di San Maurizio di Moron[25] e quello situato nel Borgo); in seguito definisce con quale tenore dovranno essere celebrate le sue esequie e specifica il numero di messe che dovranno essere celebrate negli anniversari e quelle per la remissione dei suoi peccati e di quelli dei suoi predecessori.


In quel momento, il notaio, verificato che il testatore è sano di mente e che quanto stabilisce è fatto senza forzature e vincoli, procede alla registrazione, naturalmente in presenza dei testimoni, frequentemente vicini di casa. Sarà solo dopo tutte queste, pur importanti, disposizioni che il testatore nominerà il suo (o i suoi) eredi ed elencherà i beni destinati a ciascuno di loro e le eventuali somme di danaro che dovranno essere divise secondo i suoi desideri. Prima della chiusura, presumibilmente sollecitato dal sacerdote presente, il notaio domanda al testatore se intende lasciare qualcosa alle istituzioni religiose o agli ospedali della carità[26] presenti sul territorio.


A quel punto il notaio procederà alla rilettura del testo…a claire, haute et intelligible lecture de mot à mot au dit testateur, suivant tout son contenu en présence des témoins… Sovente la lettura è fatta dal notaio in lingua volgare (patois) per permettere alle parti di verificare se effettivamente quanto da loro richiesto è stato rispettato e, comunque, per meglio comprendere il contenuto dell’atto che ci si appresta a firmare.


Notai, ma non solo


In una società che per molti secoli è stata purtroppo caratterizzata da un bassissimo livello di istruzione, appare fin troppo chiaro che chi possedeva la conoscenza della scrittura, e le basi delle giurisprudenza e della matematica, era destinato ad avere un posto di riguardo nella comunità. Appare quindi ovvio immaginare che anche i notai fossero predestinati ad occupare cariche pubbliche di grande responsabilità.


Ecco quindi che per loro stessa ammissione, ritroviamo notai che, a seconda delle epoche, si dichiarano essere …notaire Impérial, notaire Royal, notaire National[27] o infine notaire Ducal e con incarichi di Secretaire Communal[28], Insinuateur, Greffier, Juge, Commissaire, Fermier,[29] Gabellier, Metral e Sergent Royal. Ma l’attività pubblica di questi professionisti non termina qui.


Negli scorsi anni ho intrapreso uno studio concernente i nominativi dei sindaci[30] e dei procuratori di questa comunità nel corso dei secoli; durante questo lavoro di ricerca ho frequentemente accertato che numerosi sindaci, e procuratori[31] di Saint-Vincent, erano notai che per una lunga quanto ovvia serie di ragioni erano stati nominati a quelle cariche; si è già detto della loro preparazione scolastica ma certo non dobbiamo dimenticare che costoro, grazie alla loro attività professionale, dovevano giocoforza godere di un incredibile prestigio e di una conseguente grande fiducia presso la popolazione che li designava loro rappresentanti nelle istituzioni civili.


Anche la Chiesa, necessitante di figure di rilievo per la propria amministrazione, ricercò la preziosa collaborazione di questi professionisti; ecco allora dei notai con incarichi di procureurs[32] e di trésoriers di chiese, cappelle frazionali e Confraternite religiose.[33]


Ma la Chiesa, dietro normale compenso, si servì di questi professionisti anche per l’insegnamento nelle scuole[34]. Ancora una volta, la serietà dimostrata nel loro lavoro e la fiducia concessagli dalla popolazione e dal clero, ripagavano questa particolare categoria di professionisti con incarichi altamente fiduciari.


Le sedi “dell’Ufficio” e le dimore dei notai


Dalla lettura degli atti predisposti dai notai e conservati (non sempre gelosamente!) dai privati, si ha modo di accertare le “sedi” presso cui tali documenti sono stati rogati; va subito detto che fino ad un secolo fa, questi professionisti erano frequentemente itineranti sul territorio per cui gran parte del materiale cartaceo giuntoci, era prodotto nelle abitazioni dei clienti, in particolare nel poêle, nella stalla o direttamente nello spiazzo antistante l’abitazione.[35]


Vi è poi da ricordare che nell’alto medioevo molti atti notarili si svolgevano all’interno dei cimiteri; la scelta di una sede così particolare era giustificata dal fatto che in tale maniera le persone tra le quali si svolgeva l’atto erano “in comunione spirituale” con i loro defunti chiamati ad essere testimoni, certamente silenziosi ma comunque titolati, a garantire alle parti, la validità e la “benedizione” dell’atto.[36]


Naturalmente (in particolare dopo il Quattrocento e fino alla fine dell’Ottocento) l’abitazione del notaio - posta frequentemente in un qualche villaggio collinare o nel borgo - fu la sede in cui molti documenti furono rogati; i locali entro cui si svolgeva l’atto erano gli stessi di quelli utilizzati nelle abitazioni dei privati e questo naturalmente ci fa ripetere che i notai erano in tantissimi casi persone come altre.


Leggendo trasversalmente gli atti e prestando la massima attenzione alle date si ha modo di verificare che durante la stagione invernale si preferiva naturalmente utilizzare la stalla[37] che garantiva quel giusto tepore necessario per sedersi e disporre delle proprie ultime volontà, accettare una donazione, effettuare una compravendita o per ogni altra necessità.


Non sono rari i documenti rogati nelle aie o comunque nei piccoli cortili antistanti le abitazioni, forse preferiti perché dotati di pergole che garantivano durante l’estate una giusta frescura e sicuro riparo dai caldi raggi del sole. Verso la seconda metà dell’Ottocento si ha modo di verificare che alcuni rogiti sono stati fatti nella Sala Consigliare del borgo (scelta forse perché più capiente o per altre ragioni a noi sconosciute) o, come nel caso di un atto rogato dal notaio Jean-Joseph Péaquin il 5 febbraio 1816, il locale scelto per il rogito è addirittura situato nella …rectorie de Saint-Vincent.


Si è parlato delle abitazioni dei notai e ritengo si debba aggiungere qualcosa sulle dimore di questi professionisti; accertato che molti di loro avevano campagna (e quindi anche bestiame) sembra di poter tranquillamente affermare che sostanzialmente le loro dimore non differivano nella struttura e nella distribuzione dei vani da quelle di tutti gli altri comuni mortali.


La differenza era invece senza dubbio nella fattura dell’edificio e probabilmente nella mole e nei volumi dei locali; la disponibilità di maggiori risorse economiche rispetto al resto della popolazione faceva sì che i notai possedessero abitazioni più grandi e naturalmente più belle e ricercate, oltre che naturalmente funzionali alla doppia attività a cui erano destinate: agricola-famigliare e professionale.


Sarebbe interessante riuscire a localizzare sul territorio le case edificate o fatte edificare e abitate da queste persone e dalle loro famiglie; le sorprese non sarebbero certamente poche e si avrebbero finalmente risposte alle domande che frequentemente ci poniamo su chi furono i committenti di alcune meravigliose abitazioni distribuite sul nostro territorio comunale.


Mentre per tutti la casa doveva limitarsi ad essere funzionale alla famiglia e all’attività agricola, per questi professionisti dotati di maggiori risorse economiche l’abitazione doveva anche servire per dimostrare che lo stabile nel suo insieme era proprietà di un personaggio comunque importante nella vita di quella comunità.


Oggi sul nostro territorio abbiamo ancora la possibilità di apprezzare costruzioni caratterizzate da grandi, o comunque discreti, volumi, caratterizzati da inserti architettonici di rara bellezza e di grande valore, e arricchiti da affreschi devozionali[38] che sottolineano le buone possibilità economiche dei committenti e la determinata volontà di apparire e di distinguersi dagli altri pur mantenendosi allineati alla diffusa devozione verso la Corte Celeste da parte dell’intera comunità che certo non poteva permettersi di farsi dipingere un affresco sul muro di casa.


Le volontà testamentarie dei notai


E’ normale che una simile professione garantisse al professionista buoni guadagni; questi, solitamente, erano a loro volta utilizzati per acquistare terra: campi, vigneti e immobili; personalmente conosco pochissimi testamenti lasciati da queste persone ma ciò che è senz’altro verosimile è che ai loro figli o comunque agli eredi designati erano lasciate le fortune accumulate con le infinite carte prodotte in tanti anni di attività. Immobili, denaro e proprietà varie erano quindi assegnate agli eredi sovente bramosi di affondare i famelici denti su vere e proprie fortune economiche.


Vi è però da aggiungere che alcuni notai in sede testamentaria, consci dell’estrema povertà delle comunità e desiderosi di alleviare almeno in parte le pene della popolazione, disposero per cospicui lasciti alla Chiesa o alle Congregazioni religiose presenti nel paese, incaricandole di provvedere al mantenimento dei poveri del tempo.


Qualcuno di loro fece ancora di più; è il caso del notaio Sulpice-Antoine Péaquin che verso la metà del Settecento dettando le sue volontà testamentarie stabilisce che un importo pari a circa mille Lire (una somma decisamente enorme per l’epoca!) sia devoluto per la fondazione di una scuola per i ragazzi del borgo. Non pago della cospicua elargizione monetaria, e in aggiunta a questa, donò alla locale parrocchia un intero immobile situato nel centro del paese affinché nel suo interno fossero predisposti e ospitati i locali per l’insegnamento.[39]


Il notaio Péaquin non fu però il solo a preoccuparsi della crescita morale e culturale dei ragazzi di questo paese donando ingenti somme di danaro per la fondazione di scuole; abbiamo menzione che nel corso dell’anno 1805 il Consiglio Comunale di Saint-Vincent, chiese al prefetto, servendosi della mediazione del sottoprefetto, “…il permesso di accettare gli oltre 3000 franchi, 1980 da destinare alla fondazione di una “école des filles” e 1100 per l’acquisto di “ornements en tapisseries pour la vénérable église de Saint-Vincent”, lasciati nel 1798 dal fu notaio Jean-Antoine Andrion.[40] 


Anche i famigliari dei notai si mobilitarono con laute donazioni e legati per lasciare un ricordo del loro passaggio e per la salvezza della propria anima; è il caso di Jeanne-Marie, sposa in seconde nozze del notaio Jean-François Obert, che dettando nel 1765 il suo testamento[41] al notaio Jean-Michel Séris dispone che una certa somma di denaro sia utilizzata …pour la construction d’une chapelle au lieu et village de Sallirod.


Sicuramente meritevole di menzione è anche il gesto compiuto da Claudine-Isabelle Passerin d’Entrèves, vedova del notaio Anselme Dunoyer (erede quest’ultimo di Georges Mistralis, discendente della famiglia dei fondatori della cappella di Pracourt); la donna nel 1747, con ingenti somme di danaro, dispose per la ricostruzione integrale del sacro edificio di Pracourt, a lei tanto caro.[42]


Curiosità…


L’attenta lettura (anche “trasversale”) di vecchi documenti fornisce un’infinità di piccole curiosità che meritano di essere riportate su queste pagine con l’intento di tentare di comprendere meglio alcuni aspetti legati alla vita professionale di questi tecnici e più in generale a quella dei nostri predecessori.


La prima cosa che si evidenzia in molti documenti è la straordinaria quantità e varietà di monete circolanti nella nostra regione nel corso dei secoli: ritroviamo infatti lo Scudo d’oro, il Fiorino, il Denaro (viennese), il Tallero, il Testone, il Grosso Obolo, il Grosso, il Quarto di Grosso, il Forte e poi ancora la Lira, il Soldo (viennese), il Ducatone e il Quarto.[43] Non mancano i Luigi (d’oro) e altre monete.


Tutta questa varietà di valute induce a pensare che per il loro corretto utilizzo, sia i notai che la popolazione in generale, fossero comunque ben informati dei loro effettivi valori.


Sostanzialmente normali (se rapportati ai giorni nostri) gli orari in cui i notai procedevano alla compilazione di un documento; ciò nonostante si ritrovano atti stipulati addirittura alle cinque di mattina![44] Frequentemente, precise annotazioni dei notai sulle carte, informano che tali operazioni si sono svolte prima o immediatamente dopo la messa del mattino (che notoriamente era davvero celebrata prima dell’alba!)[45].


Meriterebbe senz’altro un approfondimento l’ormai datato (ma persistente) pensiero popolare che in una semplice equazione vorrebbe gli antichi notai predisposti al prestito di danaro, e forse all’usura e per questa ragione proprietari di estese superfici di terra e depositari di grandi fortune economiche. Personalmente non ho rintracciato nessuna carta da cui estrapolare dati di conferma o di smentita; la supposizione potrebbe avere delle verosimiglianze ma ritengo che l’assoluta mancanza di materiale specifico non permetta assolutamente di approfondire tale argomento.


Alcune considerazioni meritano di essere fatte circa la carta utilizzata per la compilazione di un qualsivoglia atto; sfogliando quei vecchi documenti (in particolare di quelli oggi in possesso delle famiglie) si ha modo di accertare la qualità della carta. In molti casi l’artigianalità della sua composizione è fortemente contrapposta all’alta qualità della carta che contraddistingue gli atti notarili fatti per le istituzioni ecclesiastiche o per le amministrazioni pubbliche.


Ad un primo approccio sembra di capire che i notai differenziassero la qualità della carta a secondo dell’atto che si accingevano a scrivere; la grammatura, il taglio del filo dei fogli, lo spessore e più in generale la qualità della carta erano anche sinonimo dell’importanza dell’atto che le parti interessate si accingevano a fare e di cui naturalmente il notaio era a conoscenza.


Come si è avuto modo di accertare la professione notarile era frequentemente praticata da padre in figlio; la famiglia che certamente annovera più notai tra le sue fila nel corso dei secoli è quella dei Mistralis con ben quattordici rappresentanti dediti al notariato; la seguono con ben sette professionisti ciascuno (anche se non necessariamente da padre in figlio) la famiglia Quey seguita dai Regis con sei.


I Péaquin seguono a ruota con cinque professionisti; in seguito, e con quattro rappresentanti ciascuno, si notano le famiglie Chadel, Obert, Trèves e Perret; la famiglia Crétier con quattro seguita da rappresentanti dei Séris e Bouteille che annoverano tre professionisti ciascuna.


I secoli che sembrano essere più affollati di notai presenti in contemporanea sul territorio sono senza dubbio il Seicento e il Settecento che (secondo i dati in possesso del sottoscritto) annoverano oltre cinquanta professionisti per secolo; si ritiene di poter affermare che l’alto numero di notai presenti sul questo territorio o comunque qui operanti sia senza dubbio da rapportare alla metà del citato secolo, all’economia del paese e all’estinzione dei diritti feudali avvenuta a Saint-Vincent nel 1748.[46] Tale importantissimo momento deve giocoforza aver sollecitato gli umori e le frenesie dei nostri concittadini, in particolare di quelli più facoltosi, spingendoli a vivaci contrattazioni e dunque al ricorso ai notai per le ovvie regolarizzazioni.


Tale importante momento, dopo secoli caratterizzati da un’economia sostanzialmente “imprigionata”, permise alle famiglie più ricche di acquisire nuovi possedimenti e immobili o comunque di permutare le proprietà; di fatto si può affermare che l’estinzione dei diritti feudali avvenuta nella signoria di Saint-Vincent contribuì notevolmente a far muovere l’economia di questo paese servendosi massicciamente dei notai, che ebbero certamente tantissimo lavoro ma anche sicuri riscontri economici.


Per concludere questo curioso, ma senza dubbio interessante inserto, posso affermare che dopo il Seicento e il Settecento, si rileva che a Saint-Vincent questi professionisti erano quasi trenta nel Cinquecento, dodici nell’Ottocento, otto nel Novecento e, uno (uno!) nel nuovo millennio!


Purtroppo non si può tacere sull’alto numero di persone analfabete presenti sul territorio[47]; questa pur grave mancanza non impediva certamente a costoro di poter vendere o comprare o fare qualsivoglia altro atto notarile.


Naturalmente ogni documento per essere valido doveva essere firmato da tutte le parti in causa; il notaio al momento della sottoscrizione, dopo essersi informato, annotava che uno dei contraenti (o più di uno) era incapace di scrivere e quindi lo invitava a fare …la marque domestique… ovvero un simbolo (solitamente una croce) sostituito a volte anche dalle sole iniziali o comunque da un simbolo identificativo.


Fortunatamente con l’istituzione delle scuole nei paese, e in particolare di quelle di villaggio, questa grave piaga scompare pressoché del tutto così come scompaiono le già citate … marque domestique…


Prima di concludere, vorrei sottolineare i vari modelli di scrittura notarile che appaiono sui documenti (che naturalmente sono totalmente manoscritti); vi sono notai che si caratterizzano per la linearità dei testi, ma non certo per la facile comprensione dello scritto che risulta essere frequentemente abbreviato[48] e in ogni modo caratterizzato da lettere goffe e di difficile interpretazione; altri sembrano possedere la perfezione della bella scrittura nello sviluppo del testo anche se alle volte la calligrafia appare minuta e difficilmente comprensibile.


Altri notai, infine, (e sono purtroppo pochi!) sembrano aver raggiunto quella giusta perfezione sia nello scritto che nella forma grafica: le righe a matita (sottili e quasi impercettibili) presenti sotto i testi indicano che tale escamotage serviva a rendere praticamente perfetto ciò che la volontà, la professionalità e la determinazione del notaio non riuscivano a garantire.


I notai del 1300 e del 1400


De Lesqueney Aimonet: di nobile estrazione, presumibilmente originario di La Salle (paese dove questo cognome era diffuso tra la fine del XII e l’inizio del secolo successivo), è il notaio che il 17 agosto 1325 scrive l’atto di infeudazione del Canale della Pianura di Saint-Vincent, manufatto noto anche con il nome di Ru de la Piana. Di questo notatole cui origini sono da ricercarsi presumibilmente a La Salle, nell’alta Valle d’Aosta, non si conoscono altri documenti ma questo è decisamente importante in quanto l’acqua e la costruzione di questo canale, tutt’oggi operativo, furono concesse dal nobile Pierre de Challant signore di Châtillon ai nobili fratelli Pierre, Jean, Boniface e Jacquême de Challant signori di Montjovet, per dissetare le campagne del loro feudo situate a levante e a valle del borgo di Saint-Vincent. Tutto farebbe immaginare che la scelta di affidare a tale professionista questo importante rogito sia conseguente all’importanza del contenuto dell’atto.


D’Ayacio (d’Ayas) Pierre: originario dell’omonimo paese aveva quasi certamente anche una casa a Saint-Vincent. Lo ritroviamo frequentemente nella prima metà del 1300 mentre predispone atti e Reconnaissances per la locale Parrocchia; l’importanza della sua attività professionale è sottolineata dall’atto con il quale, nel maggio del 1323, riceve le volontà testamentarie di Ebalo di Challant, detto il Grande, signore di Montjovet e di cui questo professionista è probabilmente fiduciario.


Anselmetus (dictus) Brunerius che si dichiara sempre essere de Sancto Vincencio, imperiali autoritate notarius publicus, è particolarmente attivo nella prima metà del Trecento così come risulta dalla firma apposta sulle pergamene da lui rogate e oggi conservate nel Fonds Challant depositato presso l’Archivio Storico Regionale di Aosta. Di questo importante notaio non sembrano esserci altre informazioni ma si ritiene che le 14 pergamene contenenti reconnaissances da lui predisposte tra il 1332 e il 1342 nel castello di Fénis per i potenti Ebalo e Aymone di Challant, signori di quel feudo, altro non siano che una conferma dell’importanza di quella figura di professionista che rivestiva importanti incarichi fiduciari per conto di quella nobile famiglia.

 

De Monteioveto Bonifacio, certamente figlio della nobile famiglia dei De Montjovet lo si ritrova, anche se abbastanza raramente, mentre stipula atti relativi a persone residenti in Saint-Vincent.


De Lila Jacquemin è il professionista che nel corso del 1376 riceve e registra tutte le reconnaissances (cioè pubblico riconoscimento di possesso di beni di un signore o di una chiesa), dovute al nobile Ebalo di Challant, dalle comunità di Saint-Vincent e Chamois.


De Vallesia Giovanni: figlio della nobile famiglia dei Valleise, signori di numerosi feudi nella bassa Valle d’Aosta, lo ritroviamo presente e operante nel nostro paese tra il 1325 e il 1330, anche se in un limitato numero di atti.


De Fontana Giovanni, personaggio sconosciuto sembrerebbe essere ricordato in un solo atto rogato a Saint-Vincent il 9 marzo 1351.


Cornyodi Giovanni è noto per aver sottoscritto alcuni atti predisposti in questo paese tra il 1369 e 1393; è ripetutamente citato, in qualità di professionista specializzato nella ripartizione delle acque irrigue, in una pergamena conservata nell’archivio della Chiesa Parrocchiale di Montjovet.[49]


De Cillian Pierre: di questo notaio abbiamo pochissime informazioni che sono ricavate dalla lettura delle pergamene conservate nell’archivio della nostra parrocchia, Ente per il quale stipula atti di natura patrimoniale verso la metà del XIV° secolo; il personaggio era sicuramente figlio di questo paese e forse faceva parte di quell’aristocrazia rurale di cui purtroppo conosciamo ancora molto poco.[50]


De Agatio (d’Ayas) Giovanni, compila nel 1367, 17 agosto, un atto a favore della locale chiesa e nello stesso anno riceve e registra numerosissime reconnaissances relative a possedimenti situati nel nostro paese.


De Ayma Jacopo Rude, redige nel 1383 un atto concernente due terreni concessi in feudo a privati dalla parrocchia di Saint-Vincent; successivamente per il citato Ente stipulerà altri rogiti nel periodo compreso tra l’anno 1387 e l’anno 1391.

 

Franquini François, notaire imperial de la Paroisse de Montalto, Diocèse d’Ivrée. Anche in questo caso il suo nome è legato all’acqua e alla determinazione di questa comunità. E’ il notaio (di presumibile estrazione nobile) che il 14 luglio 1393 riunisce nel borgo di Saint-Vincent i 17 capifamiglia della collina per fargli sottoscrivere il contratto con il quale il nobile signore Ibleto di Challant autorizza la costruzione (da essi fortemente sollecitata), del canale Courtaud altrimenti conosciuto con il nome di Grand Ruisseau d’Ayas o Ruisseau de la montagne de Saint-Vincent. Di questo professionista sono noti anche alcuni altri atti relativi alla locale parrocchia stipulati insieme al già citato notaio Pierre De Cillian. Il notaio Franquini, il 3 giugno 1372, dietro istanza del nobile Alexandre consignore di Nus, predispone un lungo testo su pergamena, sul quale tale Jean Ansermet dou Ponton di Nus riconosce di detenere determinati feudi appartenenti al nobile ed esistenti a Lignan Saint-Barthélemy; i fondi consistono in prati, campi, abitazioni e diritti sull’alpeggio di Fontaney. Questo notaio nel 1390 roga …l’istrumento di transazione e di legato perpetuo a favore della chiesa di Santa Maria Maddalena di Emarèse.[51] Sue sono anche le stesure di alcuni testamenti di personaggi di primo piano della famiglia Challant, di cui era senz’altro fiduciario; per tutti si citano quello di Jacquemet de Challant dettato il 9 luglio 1361 e quello di Giacomino, consignore di Ussel e Saint-Marcel, dettato il 19 settembre 1398. Nel 1409 il notaio Franquini, unitamente al collega Gérard Bosson d’Acclens, aveva sottoscritto il codicillo attraverso il quale il cavaliere Ibleto modificava un suo precedente testamento, successivamente nel giugno del 1425 sottoscrive un accordo tra François, figlio di Ibleto e primo conte di Challant e Oger Moriset, vescovo di Aosta, avente per oggetto la proprietà del castello d’Issogne. Ma la grande professionalità e l’importanza di questo notaio sono sottolineate anche dal fatto che il 21 giugno 1437 riceve le volontà testamentarie del conte François di Challant; in quell’occasione il nostro notaio dovette sicuramente confrontarsi con il potentissimo nobile che in mancanza di figli maschi e contro le regole ducali del tempo, stabilì sue eredi universali le figlie Caterina e Margherita dando involontariamente in questo modo il via ad una guerra pluridecennale all’interno della sua stessa famiglia per il possesso dell’eredità. Numerosissimi rogiti di questo professionista, che si definisce sempre de Sancto Vincentio (facendo quindi intendere che abitava stabilmente nel nostro paese) e che si qualifica con il titolo di …auctoritate imperiali et ducali Sabaudie notarius publicus, concernono le comunità di Ayas.


De Saint-Vincent Aymon, è il nome di un notaio quasi sconosciuto ma che figura in alcune pergamene scritte verso la metà del XIV° secolo e concernenti atti di natura patrimoniale rogate a favore della locale parrocchia e nel suo archivio ancora oggi conservate.


Coquignod Vullielmo (Cuquignodi Vuillermini) è il notaio che sottoscrive gli atti relativi ad alcune importanti reconnaissances concernenti la comunità di questo paese e rogate nella seconda metà del 1300.


Ambrosin(i) (Henry?)-César burgensis, notaio, operante in Saint-Vincent verso la fine del XIV° secolo. Risulta anche proprietario di alcuni beni situati in questo paese in località Val (?).


Championis Jacobus. Di questo notaio non si conosce quasi nulla; è ricordato in qualche atto di fine millequattrocento e da questi si deduce che aveva domicilio e beni nel villaggio di Moron, agglomerato in cui la famiglia Champion (originaria forse della valle d’ Ayas) possedette per secoli alcune proprietà.


Astesan Louis è notaio in Saint-Vincent nella seconda metà del Quattrocento; è figlio di nobile famiglia originaria dell’Astigiano e per questa ragione ne deriva il cognome. Della sua attività professionale si hanno solo alcune scarne nozioni mentre altre informazioni ci provengono dagli atti di un processo per stregoneria tenutosi nel castello di Saint-Germain di Montjovet nel corso del 1449 contro tale Caterina di Chynal. Il notaio Astesan, che rivestiva anche l’importante incarico di vice castellano del Mandamento, risulta infatti essere presente il 6 agosto -unitamente al Mistral Mathieu De Cleva-, al momento dell’arresto e dell’imprigionamento della donna nelle segrete di quel castello. Parimenti è noto che Louis Astesan era sposato con dame Jacquemette, figlia di nobile Antonin di Castro Uzono (paese situato nei pressi di Montalto Dora, TO). Il 25 giugno 1488 i nobili De Jordanis, signori di quel paese, e Jacquemette attivarono una convenzione per meglio definire la proprietà dei beni di Antoine, fratello della donna, deceduto senza figli maschi[52].


Mistralis Enrico è noto per aver stipulato verso la fine del XIV° secolo una transazione tra il nobile e potente Ibleto De Challant e la nobildonna Giovanna De Cossoney. Sembra essere questo il primo notaio di quella famiglia che tanta storia avrà nel nostro paese e nell’intera Regione.


Mistralis Antonio nel 1464 redige un Atto notarile di ricognizione feudo per conto della chiesa di Saint-Vincent.


Mistralis Bonifacius. Lo ritroviamo come testimone all’atto con il quale Ibleto de Challant, signore di Montjovet, autorizza i Sabins a costruirsi il Canale Courtaud. Ma il nome di Bonifacio più che agli atti notarili si associa ad una figura molto nota dell’epoca: Caterina de Chynal, alias la Strega.[53] Quest’uomo di successo si era infatti legato sentimentalmente a questa donna tanto da aver avuto con lei due figli naturali. Anni dopo l’amante Caterina, donna intrepida e temeraria, fu sottoposta ad un processo intentato dal Tribunale dell’Inquisizione nel corso dell’anno 1449, con l’accusa di stregoneria e, in particolare, per aver provocato con i suoi poteri (!?) la morte di Petrus Hospitis all’epoca parroco plebano di Montjovet e canonico di Saint-Gilles di Verrès.


Mistralis Pantaleone nato presumibilmente tra il 1421 e il 1422 è figlio, di Bonifacius e della già citata Caterina; durante il processo alla madre accusata di stregoneria, domanderà di assumerne la difesa. La sua richiesta sarà accolta dal collegio giudicante a patto che il richiedente si assuma le spese processuali e quelle di detenzione dell’inquisita.[54] Per quanto concerne la sua attività professionale è noto che l’11 luglio 1458 riceve in deposito e si obbliga a custodire i protocolli e note affidategli da Margherita e Giacomo, conti di Challant; nel 1461 redige il testo della pergamena relativa alla Ricognizione di feudo sito in territorio di Verrès, fatto da Margarita, consignora di Verrecio (sorella meno battagliera della nota Caterina, oggi ricordata nel carnevale di quella località). Mistralis Pantaleone redige inoltre l’atto di ricognizione feudi della Chiesa di Saint-Vincent nel gennaio del 1465 e nello stesso mese procede alla stesura di altri atti di natura patrimoniale sempre per lo stesso Ente religioso. L’anno successivo è presente alle Udienze Generali di Aosta ed è uno dei notai delegati a ricevere dalle mani del Duca Aimé di Savoia (Le Bienheureux) …il solenne giuramento di fedele osservanza delle prerogative e delle libertà valdostane.[55] E’ inoltre citato in qualità di testimone in un atto di compravendita del 1475. I suoi eredi istituiranno un lascito presso la cattedrale di Aosta affinché il 17 gennaio, anniversario della sua morte, siano celebrate messe di suffragio.[56]


Mistralis Pietro Bertrando figlio del precedente, sarà il primo di quella famiglia ad essere nobilitato per aver acquisito meriti sul campo di battaglia di Villach a fianco dell’Imperatore Massimiliano.[57] Realizza nel 1444, oltre ad altre cose, la copia del testamento del notaio Calczini e predispone per la chiesa di Montjovet l’elenco delle rendite ad essa spettanti e derivanti dai suoi possedimenti. Di lui il De Tillier dice: …il fut entre autre enfans de quattre fils… Curiosa è una nota relativa a questo personaggio e al suo battesimo; suo padre, memore della propria infanzia “bastarda” volle infatti che al battesimo di suo figlio Pietro Bertrando vi fossero ben nove padrini e sei madrine accuratamente scelti tra gli esponenti più importanti della nobiltà valdostana. Naturalmente importante fu anche il religioso che celebrò il rito: il canonico della Cattedrale di Aosta Guglielmo de Spina.[58] Il 19 febbraio 1537, Pierre-Bertrand Mistralis integra con una clausola il suo testamento (ricevuto dal notaio Antoine Atesan?), istituendo un legato a favore dell’ospitale di questo paese al quale dona …un lit avec ses linges, sa paillasse, son coussin et ordonne à ses hoirs de restituer audit hôpital une couverture de peu de valeur qu'il a reçue de Christophe Sostegnii. En plus il nomme ses hoirs ses fils Philibert, François et Jean junior.[59]


De Cleva Mathieu; alcune piccole e frammentarie notizie ci provengono da carte risalenti alla fine del XIV° secolo. Anche di questo professionista non si conosce molto; è accertato che aveva una casa e alcune proprietà in Saint-Vincent e che il 6 agosto 1449 (nel momento in cui rivestiva le importanti funzioni di Mistral del Mandamento) è presente, con il notaio Louis Astesan, nel castello di Saint-Germain di Montjovet per assistere e sottoscrivere l’atto di arresto e di incarcerazione di una donna di Saint-Vincent (Caterina di Chynal) accusata di stregoneria.


De Cono Giovanni, notaio in Saint-Vincent nel 1478, originario del villaggio omonimo nella Parrocchia di Châtillon ma con interessi professionali e proprietà fondiarie anche nel nostro paese.


Vulhermina Giovanni (Vuillerminaz) certamente figlio di Saint-Vincent è citato in qualità di testimone in un atto notarile rogato in questo paese il 5 gennaio 1443.


Calczini Petrus Corneto è il notaio che nel 1433 chiude la pratica concernente la richiesta e la successiva costruzione del Canale Courtaud. L’atto[60] si svolge nel villaggio di Fontaine situato nella parrocchia di Brusson presso l’abitazione di François De Challant, da poco elevato alla carica di primo conte di quel casato. Il 21 agosto 1437 questo notaio riceve dal conte François un legato da questo stipulato a favore del fratello Pierre. Il notaio Calczini, il 27 giugno 1438 unitamente al collega André de Nanto, predispone l’importante e esatto inventario dei titoli del castello e del mandamento di Montjovet, oggi conservati presso l’Archivio di Stato di Torino. E’ noto che questo notaio, burgensis filius quondam  Comoli, era sposato con tale Françoise e che aveva il suo domicilio in Saint-Vincent anche se risulta originario del paese di Riva Valdobbia in provincia di Vercelli.


Aymo de Sub Monte nel corso del 1437 compila un documento molto importante per la vita della nostra comunità; la carta, oggi conservata nell’archivio del locale Consorzio di Miglioramento Fondiario riporta in copertina la seguente dicitura: Renunciatio facta ab hominibus parochia Agatii in favorem Dmi Francisci comitis Challandi de aqua rivi tendentis a principio usque ad finem eyusdem parochia cum investitura et concessione eyusdem rivi immediate dat hominibus montanea Sancti Vincentii anno 1437. Notaio Aymo de Sub Monte clericus imperiali authoritate notarius publicus. (In basso e da altra mano è scritto: Ruisseau de la montagne).


De Furno (Dufour?) Jérôme-Barthélemy. Di questo notaio praticamente sconosciuto si hanno pochissime informazioni così come i suoi rarissimi atti che furono rogati nel periodo compreso tra il 1441 e il 1456.


Poteris Marquiotus, originario della parrocchia di Donnas redige alcuni atti per la nostra parrocchia tra cui uno molto importante nel novembre del 1464; da questo documento si rileva che la nostra parrocchia concesse in affitto alcuni beni che possedeva nei pressi del villaggio di Moron.


Hominis Reymondo Juvenis è citato come notaio operante in Saint-Vincent nel corso dell’anno 1478.


De Bolengo Sostegni Cristoforo: è un notaio di origine canavesana avente però domicilio e beni nel borgo di Saint-Vincent; si tratta del professionista che tra il febbraio 1478 e il gennaio dell’anno successivo compila l’elenco di tutte le rendite dovute alla chiesa plebana di Saint-Germain in Montjovet[61].


De Chamberiaco Giovanni Verromesii, nobile, figlio di Claudio, è citato nel maggio 1478 come notaio operante in Saint-Vincent e proprietario di alcuni beni in questa località; è inoltre indicato come coadiutore del notaio Cristoforo Sostegni de Bolengo[62].


(de) Yannoz (Déanoz ?) Antoine. Menzione di questo notaio residente a Verrès e operante in quel paese nel 1499 si ha dalla lettura di una pergamena conservata nell’Archivio storico regionale della Valle d’Aosta (FC, 40/1/13). In quella data, il 2 dicembre, nei locali della Prevostura di Saint-Gilles di Verrès il nobile Giorgio di Challant nomina questo professionista, suo procuratore speciale e generale ad lites. Null’altro sappiamo di questo notaio anche se il suo cognome tradisce presumibili origini di Saint-Vincent dove l’antico cognome Yannoz (verosimilmente proveniente da Ayas) si è nel tempo trasformato da de Yano, de Yannoz, Deyanoz, Dejano, Deanos o ancora Deyannoz fino a diventare l’attuale Déanoz.


I notai del 1500 


De Villario Pietro. Si tratta del professionista che il 16 maggio dell’anno 1502 riunisce gli abitanti della collina di Saint-Vincent i quali, dietro precisa richiesta signorile, riconoscono di tenere in feudo perpetuo dal Duca Filiberto di Savoia (detto Il Bello) proprietà, fondi, beni e diritti feudali per i quali devono pagare al suddetto Duca determinati importi.[63]


Crétier Gullielmeto. E’ un notaio quasi sicuramente originario del comprensorio di Emarèse e Montjovet anche se quasi sconosciuto nella sua professione e attività; ciò non ostante è comunque figura di primo piano della comunità di Saint-Vincent e questa affermazione è dimostrata dal fatto che il 16 maggio 1502 è presente in qualità di testimone titolato ad assistere all’Atto di albergamento generale con il quale tutti gli abitanti del feudo della collina di Saint-Vincent, riconoscono di possedere e lavorare terre appartenenti al duca di Savoia. Di questo professionista non sono state rintracciate al momento altre carte o documenti.


Vuillermin Nicolas (de Jean-Jeannin) pur non essendo originario di Saint-Vincent è evidentemente residente in questa località, infatti il 18 dicembre 1502 passa Reconnaissance al Duca di Savoia per numerose proprietà che egli possiede in questo paese; tra le altre cose a lui appartenenti, sono citate due abitazioni nel borgo e numerose proprietà fondiarie situate nelle seguenti località: Tissières, Loynel, Champ-du-pont, Ranoscha, Fontana, Banquetes, Clos, Lyla, Glarea e infine Cresca-Chynal unitamente ai diritti sullo sfruttamento delle acque del Gran Canale di Saint-Vincent (Ru della Piana).

 

Grosseti Ludovico originario della parrocchia di Mégève in Alta Savoia è presente in qualità di testimone alla stesura dell’atto o Reconnaissance con il quale nel corso del 1502 numerosi proprietari di terre della collina di Saint-Vincent riconoscono di possedere beni in quel territorio. In quella stessa pergamena, oggi restaurata e conservata nell’archivio comunale di Saint-Vincent risultano anche citati i notai: Umberto De Nigris, Giovanni Nycole e Marquiando Voulaz tutti in qualche modo aventi interessi a Saint-Vincent.


Mistralis Filiberto, figlio di Pietro-Bertrando è operativo fin dalla prima metà del 1500. Redige numerosi atti notarili a favore della locale parrocchia. Per alcuni anni rivestirà anche funzioni di sindaco e di rappresentante di questa comunità.

 

Séris Guillaume. La sola informazione concernente questo notaio giunge da una nota contenuta nel Registro dei Battesimi della parrocchia di Saint-Vincent all’interno del quale è detto che in data 27 (gennaio?) 1533 è stata battezzata Marie, figlia del citato notaio.


Mistralis Bonifacio, è Commissario Ducale e Castellano di Montjovet e con tale incarico ha frequente corrispondenza con il duca di Savoia. Il 28 febbraio 1536, questo importante personaggio, rappresenta il nostro paese alla famosa Assemblea dei Tre Stati nella quale i valdostani stabiliscono di continuare a dare fedeltà alla Chiesa di Roma, alla casa Savoia e di combattere l’eresia calvinista. Come già altri suoi famigliari redige numerosi atti a favore di privati o per conto della parrocchia di Saint-Vincent; questo intenso lavorare per la locale chiesa era certamente favorito dal fatto che dal 1532 al 1537 la nostra parrocchia era retta da Jean Mistralis, stretto parente del notaio. L’attività del notaio proseguì ininterrottamente anche nel periodo 1537 - 1543 malgrado la parrocchia avesse cambiato il suo pastore (tale continuità è forse giustificata dal fatto che il nuovo parroco appena nominato era nuovamente un rappresentante di quella nobile famiglia... e quindi anche un probabilissimo parente del notaio che non si faceva certo problema nell’assegnazione del lavoro). Il 22 agosto 1543, su richiesta di Boniface Mistralis …commissaire aux recettes pour le duc de Savoie, Pierre de Cresta, chanoine de Saint-Gilles et recteur de l’hôpital de Saint-Vincent, confesse tenir en fief du duc une pièce de vigne et inculte située à Saint-Vincent au lieu-dit Torrensec pour laquelle il doit un setier de seigle de rente annuelle à payer à la Saint-Michel, deux chapons de servis annuel à payer à la Saint-Étienne et le plaît habituel, et une maison située à Saint-Vincent dans la charrière d’en bas, pour 4 setiers de seigle d’aumône que payait jadis un tel Boninus Carnyan de Lenty.[64]


Mistralis François (fratello del precedente?) è certamente un esponente di spicco di questa nobile famiglia. Risulta essere sposato con …madame Louise fille de noble Thadée des seigneurs d’Avise. Negli archivi sono conservati numerosi atti rogati da François e che coprono un periodo compreso tra il 1547 e il 1559. Per volontà e con il concorso economico di questo notaio nel corso dell’anno 1609 si amplia la cappella (o Santuario) di Pracourt, posta all’ingresso orientale del nostro paese. Nel 1620 questo personaggio, ormai molto anziano, dispone per un importante legato sempre a favore della citata cappella.


Martinod Nycolas, forse originario del comprensorio di Saint-Germain (Montjovet), è personaggio quasi sconosciuto; ciò non ostante un qualche particolare interesse di natura economica lo lega al nostro paese se si considera che il 18 dicembre 1555 è ad Aosta è ad Aosta dove risulta rappresentare in forma ufficiale l’intero mandamento di Montjovet (e quindi anche Saint-Vincent) all’Assemblea dei Tre Stati.


Mistralis Pantaléon, riveste anche l’incarico di sindaco del paese ma ci lascia pochi documenti della sua professione che risultano tutti concentrati tra l’anno 1571 e l’anno 1579. Decede a Saint-Vincent il 10 luglio 1620.


Mistralis Jean-Barthélemy come purtroppo altri notai, anch’egli è una figura nell’ombra; i suoi atti vanno dal 1570 al 1580. Decede molto vecchio l’11 novembre 1642.


Mistralis Jérôme, ci lascia tracce del suo lavoro in alcuni rari documenti che coprono il periodo che va dal 1587 al 1604.


Nepotis (Duneveur) Barthelemy (dit Batjot); le sole indicazioni concernenti questo notaio (forse originario della bassa Valle d’Aosta) sembrano provenire dal Registro dei Battesimi della nostra parrocchia all’interno del quale è detto che nel 1535 è battezzato Michel figlio del già citato notaio e che nell’anno successivo è battezzato un secondo figlio a cui è imposto il nome Louis.


Sulizay (?) Jean-Antoine; l’unica informazione concernente questo notaio è ricavata da un Atto di Battesimo all’interno del quale è detto che nel 1536 è stato battezzato Pierre, figlio di questo notaio.


Regis Guillaume (in origine Du Roy) figlio di Vincent ha ben tre fratelli che come lui sono notai; è esponente di una nobile famiglia[65] che abitò in questo paese per secoli. Sappiamo che questo professionista era sposato con tale Margherite e che nella metà del XVI° secolo ebbe alcuni figli. Rarissime se non quasi uniche le sue carte. In alcune carte si qualifica come Secretaire et Insinuateur. 

 

Regis Pierre(-Vincent?). La sola menzione dell’attività di questo personaggio ci giunge dal Registro delle Nascite della nostra parrocchia all’interno del quale nel corso del 1542 è registrata la nascita di Cathérine Regis figlia del notaio e di Jeanne Vullierminaz; in realtà è però noto che la coppia ebbe cinque figli. Questo professionista è da identificarsi con l’omonimo Regis Pierre che per un certo periodo riveste l’incarico di sindaco di questo paese?


Fornerii (Fournier?) Mathieu; la sola informazione concernente questo notaio sembra provenire dai Registres du pays[66] all’interno dei quali sono conservati i verbali del Conseil des Commis; dalla lettura di questi[67] si accerta che l’11 ottobre 1560 è presente in qualità di rappresentante del mandamento di Montjovet, egrège Mathieu Fornyer, sindicque di Saint-Vincent; altra piccola informazione di questo notaio è ricavata dall’anagrafe parrocchiale all’interno della quale è registrata il 18 settembre 1547 la nascita di Augustin figlio di Marie Mistralis e di Egrège Mathieu Fornerii.


Boniny Antoine, sposo di Florence Carrel, è certamente un personaggio molto interessante anche se particolarmente sfuggente. Di questo notaio abbiamo alcune carte che comprendono il periodo 1551-1597; nel 1596 il notaio Boniny è curatore dei beni dell’eredità del barone Georges de Challant. Nel 1577 e nel 1581 riveste anche le funzioni di sindaco di Saint-Vincent. In epoca indefinita sembra anche ricoprire la carica di castellano nel maniero di Saint-Germain di Montjovet

 

Barrel Martin è notaio operante in Saint-Vincent; risulta essere citato come bourgeois ed è sindaco di questo paese nel 1563; quell’anno in marzo partecipa come rappresentante di questa comunità (e di tutto il mandamento di Montjovet) all’assemblea del Conseil des Commis ad Aosta. Non si hanno altre informazioni circa le sue origini, la sua attività e infine la sua famiglia.


Perronet Pierre è sicuramente notaio ed è verosimilmente abitante a Saint-Vincent; il 12 gennaio e il 10 giugno dell’anno 1573, rappresentando il nostro paese, partecipa ad Aosta all’Assemblea dei Tre Stati. In quella sede è qualificato notaio e sindaco.


Flour Jean è il notaio estensore di un documento che porta la data del 27 marzo 1560; in quella carta …François Clappey, fermier des De Challant, confesse avoir reçu de Louis de Jacquemin de Trèves le payement de la somme due pour la vente d'un raccard sis au hameau de Lentes[68].


Martinod Nycolas è il notaio che il 18 dicembre 1555 rappresenta la comunità di Saint-Vincent (e l’intero mandamento di Montjovet) all’Assemblea dei Tre Stati che come d’abitudine si tiene ad Aosta. Sconosciuta la sua attività professionale.


Astesan(s) Nicolas è figlio di Jean e sposo di noble Pernette (de) La Cheriete[69]; la sola informazione dell’attività professionale di questo notaio sembrerebbe provenire da una piccola carta, conservata in un fondo archivistico privato; il contenuto del documento ci informa che il giorno 12 aprile 1569, egrège Nicolas Astesan ricevette due fiorini da tale Pierre de Vuillermot de Vot.


Regis Jean-Michel, nessuna ulteriore nota e pochissimi documenti di natura patrimoniale redatti per famiglie di Saint-Vincent risalenti alla fine del Cinquecento.


Boniny Jerome. Le sole informazioni concernenti questo notaio ci provengono dagli archivi parrocchiali e in specifico dalle Anagrafe all’interno delle quali è detto che egrège Jerome Boniny, marito di tale …noble Marie-Barbe diventa padre di Jean-Vincent nel corso del 1598 e di Jean-Jacques nel marzo del 1612.


Trèves Jacques, è professionista praticamente sconosciuto anche se della sua attività abbiamo menzione in alcune rare carte rapportabili alla fine del Cinquecento. Il 29 giugno 1585 ad Aosta Jaques Trevoz notaire rappresenta il nostro paese all’Assemblea dei Tre Stati, ciò che farebbe supporre che a Saint-Vincent questo professionista ha forse ricoperto anche importanti incarichi pubblici (forse sindaco).


Vyelly Pierre è citato in due documenti oggi conservati nel Fonds Challant presso l’Archivio Storico Regionale di Aosta; nelle carte tale notaio risulta acquistare nel corso del 1586 da Jean e Pierre Ambrosin di Saint-Vincent delle rendite annuali di segale …et un servis en deniers sur une pièce de terre sise à St.Vincent, lieu dit Champ-du-Renard. Due anni dopo Vincent Ambrosin cederà al citato notaio altre rendite ciò che farebbe supporre che il professionista aveva beni (e forse anche il domicilio) in questo paese. 


Clapei (o Clappey) François, forse originario di Emarèse, è notaio pubblico e per lungo tempo ricopre anche le cariche di fermier (per i nobili De Challant) e di castellano a Montjovet. Della sua attività non si hanno precise informazioni mentre numerosi, ma sparsi cenni, sono relativi alle sue mansioni di amministratore del citato castello che lo vede seigneur et châtelain de Montjovet, ciò che porterebbe a supporre che più che al notariato questo professionista si sia dedicato all’amministrazione del feudo e dei beni di quella famiglia. Il 1° settembre 1585 (con atto notaio Jacques Trèves) François Clappey vende a Jacquemin de feu Michel de Treve(s) alcuni beni che egli possiede nel villaggio di Lente, sulla collina di Saint-Vincent; cinque anni dopo, nella stessa località aliena anche un raccard. Nel 1590, su un documento, è indicato come …fermier des De Challant. Il 15 aprile 1592 maistre Francois Clappey rappresenta la nostra comunità all’Assemblea dei Tre Stati; in seguito lo ritroveremo numerose volte in quella sede: 1602, 1605, 1609, 1610,[70] 1616 e 1620 (quell’anno risulta essere chastellain du mandemant de Saict Vincent). All’interno del Conseil des Commis il notaio Clappey rivestì per un certo tempo anche la carica di revisore dei conti della tesoreria del ducato d’Aosta. Risulta essere sposato con tale Marie-Cathérine (vedova di Claude Perret di Saint-Vincent) ed essere padre di Lucrèce (*1609 - †1625), di Antoine (*1613) di Franciscus (figlio illegittimo nato il 10 aprile 1614), di Marie (*2 gennaio 1618), di Marie-Antoine (*?), di Melchior (*dicembre 1619) e infine di Nicolas-Marcel nato il 27 novembre 1622. Il notaio Clappey decede a Saint-Vincent il 30 agosto 1625.

 

I notai del 1600


Antoniod(i) Jean-Jacques, è figlio di vecchia famiglia di Saint-Vincent, oggi estinta; alcuni suoi atti (peraltro abbastanza rari) sono compresi nel periodo 1588-1614. Era sposato con tale Jeanne e nel 1596 ha un figlio di nome Jacques e un secondo figlio, a cui è imposto il nome Amédé, nato nel 1597. Altri figli giungeranno successivamente.


d’Albye Jean-Georges (en genevois), notaire ducal, bourgeois et résident au dit bourg de Saint-Vincent. E’ il notaio che il 26 maggio 1610 redige la reconnaissance con la quale la comunità di Saint-Vincent si riconosce infeudata di determinati beni appartenenti al conte di Moretta, signore di questo paese.


Carrel André, notaio citato come proprietario di beni all’interno della reconnaissance con la quale, nel maggio del 1610, la comunità di Saint-Vincent si riconosce infeudata di determinati beni appartenenti al conte di Moretta, signore di questo paese.


Du Blanc Mathieu (già deceduto nel 1610) è citato nella reconnaissance con la quale i nostri concittadini riconoscono di lavorare terre appartenenti al conte di Moretta; ha un figlio di nome Jean (discret) che è fornaio di professione.


Perronet Pierre, (già deceduto nel 1610) è citato come proprietario nella reconnaissance con la quale i nostri concittadini riconoscono di lavorare terre appartenenti al conte di Moretta; ha due figli che si chiamano Jean-Vincent e Jacques.


Antognod François (già deceduto nel 1610) è citato come proprietario nella reconnaissance con la quale i nostri concittadini riconoscono di lavorare terre appartenenti al conte di Moretta; ha due fratelli: Jean (notaio) e maistre Jacques .


Boniny Antoine (già deceduto nel 1610) ha un figlio di nome Hieronime e risulta essere citato nella reconnaissance del 1610 come proprietario di beni appartenenti al conte di Moretta


Raymond (…) fils de feu Martin de Thomas è notaio ma occupa l’incarico di Fermier per i nobili De ChallantPossiede dei beni in questo paese e come i precedenti notai è citato nella reconnaissance del 1610. 

 

(De ?) Cillian Jerome (de Ceillan Hiérome) (fine XVI - inizio XVII sec.). E’ un personaggio quasi sconosciuto, ciò malgrado risulta essere citato alcune volte in qualità di testimone durante la stesura di atti. Il 26 maggio 1601 questo notaio redige un documento (oggi conservato in un fondo privato) all’interno del quale …Jean de Pierre de Vuillermet de Voult vend sous grâce de rachat à Claude de Jacquemoz de Germain du (Vain?) une vigne sise à Romilliod[71], pour le prix de 200 florins. E’ citato, ancora vivente nel 1610, all’interno di una Reconnaissance attivata dalla comunità di Saint-Vincent al conte di Moretta, signore di questo territorio; è qualificato con gli appellativi di …moydian ( ?), greffier, notaire ducal et commissarie.

 

Regis Jérôme (anche Jeronime), figlio di Vincent, ci lascia pochissime carte attinenti la sua professione risalenti all’inizio del XVII° secolo.


Regis Jean-Baptiste, fratello del precedente, è operante a Saint-Vincent nella prima metà del Seicento ed è forse anche sindaco nel 1621; quell’anno, l’undici agosto, il notaio, noble J.-B. Regis è ad Aosta per rappresentare la nostra comunità all’Assemblea dei Tre Stati. Questo professionista ha un figlio di nome Claude-François-Nicolas che nel 1709 è definito docteur et juge de la baronnie de Fénis. Per la sua preparazione riceve dal conte Georges-François de Challant una procura per procedere al rinnovo delle reconnaissances di tutti i feudi dipendenti da Fénis. Quarant’anni dopo C.-F.-N. è giudice della baronia di Châtillon e Procuratore del conte di Challant, signore di Châtillon.


Jaqueminaz Jean-Michel è sicuramente notaio ma della sua attività professionale non sembrano esserci molte informazioni; per contro è noto che il 26 aprile 1628, egrège Jean-Michel, anche nelle sue funzioni di chastellain, rappresenta ad Aosta la nostra comunità in occasione dell’Assemblea dei Tre Stati. In seguito, in quella sede lo ritroveremo negli anni 1632 (10-XII), 1634 (25-VI), 1635 (26-III), 1638 (22-III) e infine 1650 (6-IX)


Astesan(s) Jean-Claude; è molto vicino alla locale Chiesa per la quale produce alcuni rogiti. Suoi atti coprono il periodo 1596-1620. Era sposato con Marie figlia del nobile François de l’Archet de Morgex ed ebbe numerosi figli. Questo personaggio è presumibilmente figlio di Antoine, sindaco di questo paese nella seconda metà del Cinquecento.


Trèves Laurent è personaggio praticamente sconosciuto, le sole informazioni che lo riguardano provengono da alcuni suoi rari atti sottoscritti nel periodo della grande peste (1629-1632 c.a.). Per contro è noto che riveste per un certo periodo l’incarico di sindaco di Saint-Vincent e in quella veste, il 9 settembre 1592, rappresenta la nostra comunità all’Assemblea dei Tre Stati, come al solito convocata ad Aosta.

 

Mistralis Nicolas ennesimo rappresentante di quella nobile famiglia votato agli studi notarili. Attivo tra la fine del Cinquecento e l’inizio del secolo successivo, Nicolas (figlio di altro Nicolas, anch’esso notaio) è anche sindaco del borgo di Saint-Vincent nel 1626. Sposa una certa Anna e nel luglio dell’anno 1604 diventa padre di Claudine-Marguerite.


Mistralis Simon ancora un notaio figlio dell’omonima nobile famiglia; la sua attività professionale ha prodotto solo poche carte giunte fino a noi che risultano essere comprese nel periodo 1682 - 1686.


Camos Jean è indiscutibilmente figlio di questo paese ma della sua attività in loco non abbiamo nessuna menzione. Lo ritroviamo invece operativo tra il 1664 e il 1678 a Gressan dove, unitamente al collega Jean-Pierre Savoye, compila il registro delle reconnaissances dovute da quella comunità al signore Henri de Lenoncourt, conte di Challant e barone d’Aymavilles. Per ragioni a noi sconosciute, il 14 marzo 1681, il Procuratore fiscale del Re destituisce dalla carica il notaio Camos a favore del collega Georges Crétier.


Delanere Jean è sicuramente notaio ed è già deceduto nel dicembre dell’anno 1684, epoca in cui suo figlio Oris è testimone ad una ratifica di un atto di vendita (notaio Simon Obert) di un vigneto tra Marie Dejannoz, moglie di Jean-Pierre Thuégaz e tale Michel figlio di Jean De Martin, tutti di Saint-Vincent.


Dagnes Pantaléon, sicuramente originario del comprensorio Emarèse-Montjovet è operativo anche sul nostro territorio nel periodo compreso tra il 1660 e il 1735. Numerosissimi sono gli atti concernenti le famiglie di Saint-Vincent contenenti, testamenti, compravendite, permute e cessioni giunti fino a noi.

 

Chadel Jean-Jacques; indiscutibilmente figlio di Saint-Vincent (anche se per questa famiglia non è possibile escludere ascendenze in Valle d’Ayas) lo si ritrova come redattore di atti che vanno dal 1642 al 1661. Nel 1709 risulta rivestire l’importante carica di Giudice del mandamento di Montjovet, nonché procuratore e commissario di Joseph-Félix de Challant, barone di Aymaville; in quella veste nel mese di ottobre di quell’anno riceve dal nobile speciale procura per procedere al calcolo per il rinnovo delle rendite spettanti al nobile e derivanti dai suoi feudi. Il decesso di questo notaio avviene a Saint-Vincent il 23 dicembre 1718.


Crétier Barthélemy è quasi certamente originario del comprensorio di Emarèse-Montjovet ma la sua attività professionale lo conduce alcune volte anche sul territorio del nostro paese; i suoi documenti sono redatti nel periodo compreso tra l’anno 1616 e l’anno 1663.


Chadel Martin; anche questo notaio ha origini sicuramente riconducibili a questo paese. Alcuni suoi rari regesti sono compresi nel periodo 1678 - 1716.


Roux Antoine è presumibilmente originario di Emarèse; alcuni suoi atti privati sono stati realizzati per famiglie del nostro paese nella seconda metà del Seicento.


Quey Jean-Claude (forse appartenente al ramo nobile di quella famiglia) non lascia quasi nessun documento concernente la sua professione notarile fatto salvo una sola carta redatta l’11 marzo 1694 in località Les Mollins di Saint-Vincent riguardante la stipula di un atto di cancellazione di un prestito di danaro avvenuto tra tali Martin Grivon e Martin Chasseur.


Péaquin Germain, risulta essere notaio in questo paese già alla fine del secolo XVII°. E’ il primo di una lista abbastanza lunga di notai aventi questo cognome e con bottega a Saint-Vincent. Presumibilmente è da identificarsi con Germain Péaquin fils de Pierre che ricoprirà la carica di sindaco di Saint-Vincent nel 1696.


Cré(s)tier Georges è un professionista non originario di Saint-Vincent; era infatti nato del piccolo villaggio di Barmachande sulla collina di Montjovet. Di questo notaio conosciamo l’atto di nomina[72] avvenuto a Torino il 1° marzo 1681 per volontà di Vittorio Amedeo II, duca di Savoia e Re di Cipro. Il duca, verificate le capacità dell’aspirante notaio, concede al Crestier di poter esercitare …rière nos Pays et Etats du Duché d’Aoste et de là del Monts (…) avec les droicts et avantages dont jouissent, usent et peuvent jouir les autres notaires… La produzione documentale di questo notaio relativa a Saint-Vincent, malgrado questa partenza con “botto” sponsorizzata addirittura dal duca di Savoia, non pare essere particolarmente abbondante e le sue carte sembrerebbero posizionarsi tra la fine del Seicento e i primi decenni del secolo successivo. Alcune tracce del suo lavoro le ritroviamo nell’archivio parrocchiale di Montjovet: si tratta di due atti di compravendita realizzati per privati nel 1705 e 1715.


Obert Simon; figlio di famiglia originaria di Ayas, e marito di tale Françoise, ha casa e proprietà fondiarie nel villaggio di Salirod, sulla collina di Saint-Vincent. Sappiamo che questo notaio fu inviato dalle comunità di Ayas e Brusson, ad Aosta e a Torino per dirimere alcune questioni concernenti la gabella sul sale. E’ giudice del mandamento di Graines (Brusson) e in questa località ricopre per un certo periodo anche la carica di castellano. Nel 1690 assiste alla stesura del contratto di matrimonio tra suo figlio Jean-Vincent e Marie Brons di Brusson. I suoi atti, 1644-1696, (molti dei quali rogati in frazione Romillod di Saint-Vincent) si caratterizzano per la straordinaria linearità e bellezza della scrittura. Decede a Saint-Vincent il 18 ottobre 1696. Dai registri anagrafici si rileva in data 22 maggio 1689 la nascita di una figlia di nome Barbe (†1° novembre 1713) e il 4 febbraio 1714 la morte di un’altra figlia di nome Cathérine.


Obert Pierre. Di questo personaggio non si sa molto. Le sue carte risultano essere state redatte tra il 1686 e il 1727. In un suo documento, datato 24 luglio 1693 (oggi conservato in un fondo privato), si legge che Pierre Obert riveste anche la carica di Greffier .


Obert Martin (d’Ayas) quasi sicuramente figlio di Simon è operativo a Saint-Vincent tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo. Nel nostro paese sottoscrive numerosi atti notarili firmandosi sempre con la qualifica di notaire Ducal et Royal. Nel periodo compreso tra il 1669 e il 1676 realizza il Calastre des Mandements de Montjovet et d’Emarèse. Nel corso del 1701 si sposa con Pétronille Desmartin (antico cognome di Saint-Vincent oggi estinto) fille de Michel; una carta datata 9 giugno 1702 chiarisce che questo notaio era padre di maitre[73] Jacques-Joseph. Di questo notaio lo scrivente possiede un atto originale redatto il 10 aprile 1703 avente grande importanza per le famiglie stanziate nel comprensorio di Perrière; in quella data il professionista, con un folto seguito di proprietari, di aventi-causa, di testimoni, di tecnici e di altre persone, definì la proprietà dei tre mulini situati nel canalone del torrente Grand-Valey i quali da generazioni non erano più entrati negli atti di successione delle famiglie proprietarie di quei beni che come detto sulla carta, risultano essere parzialmente diruti anche se mantengono inalterato il loro valore e le rendite conseguenti alla loro attività.


Des Granges Jean, originario della Valtournenche è operativo nel nostro paese nei primi anni del Seicento. La sua presenza è attestata per la prima volta in un atto di vendita del 20 marzo 1624 passato tra tali Vincent d’André e Claude Ravet, successivamente lo si ritrova in un atto di legato fatto a favore della chiesa di Moron e attivato il 30 ottobre 1630 da Antoine-Vincent Du Tendroz abitante nei pressi della citata chiesa. Il notaio Des Granges, il due novembre dell’anno precedente, aveva anche sottoscritto un atto di vendita attivato da Laurent de Luicon Isabellon a favore di Laurent figlio di Martin Isabellon. Nello stesso anno (il 28 agosto) aveva inoltre rogato un documento con il quale …Maurice de Claude du Rey vend à Martin et Jean frères Charbonnier une "thopie" de vigne avec le droit d'en planter d'autres, sise au hameau des Hugonnet de Moron, pour le prix de 10 florins[74].


(De ?) Grange Marc-Antoine, è operativo anche nel nostro paese nella seconda metà del Seicento. Sposato con tale Marie-Anne è residente in Saint-Vincent nel maggio del 1686 al momento della nascita della figlia Claudine-Marguerite.


Gorris Pierre; le poche note di cui si dispone ci informano del suo matrimonio con la nobile Antoinette Astesan. Un figlia di nome Claudine-Andréenne nasce nel gennaio del 1610; un secondo figlio a cui è imposto il nome di Jean-Nicolas nasce nel 1611; di quell’anno si segnala anche il decesso della moglie (parto?).


Antoniod(i) Jean-François; di questo notaio si ha notizia all’interno di un solo atto da lui sottoscritto che porta la data 1615. Risulta essere sposato con tale Anne ed essere padre di Jean (*ottobre 1611) e Boniface (quest’ultimo battezzato a Saint-Vincent nel dicembre dell’anno 1615).


Novallet Barthélemy. Presumibilmente originario di Emarèse o Montjovet, lascia una produzione abbastanza modesta che si concentra nel periodo 1612-1671. Sembrerebbe essere convolato a nozze in tarda età; risulta infatti essersi sposato nel 1672 con la nobile Margherite figlia di noble Jean-Etienne Quey. Nel frattempo nel 1669 Marie-Agathe (†4 luglio 1692) figlia di Egrège Jean-Pierre Trèves aveva sposato noble Jean-Etienne Quey.


Jocondé Jean è una figura praticamente sconosciuta. La sola informazione di cui disponiamo è ricavata dal Registro delle Nascite della parrocchia all’interno del quale è conservato l’atto di Battesimo di Anne-Marie figlia di questo notaio e della moglie Anne-Marie Isabellon, avvenuto nel novembre del 1632.


Trèves Jean-Pierre. Lascia pochissime carte tutte concentrate verso la metà del 1600. E’ noto che aveva una figlia di nome Marie-Agathe che nel corso del 1669 sposa il nobile Jean-Etienne Quey.


Prince Martin; altro personaggio di cui si conosce assai poco anche se il cognome è riconducibile a Brusson e più in generale alla vicina Valle d’Ayas. Le sue carte professionali sono comprese nel periodo 1639-1703; in quella data, con atto notaio J.-B. Biolley …le juge Martin Prince, châtelain de Montjovet et Emarèse, lègue un champ sis à Montcuerp au bénéfice-cure.[75] Il notaio Prince nel 1665 redige anche il volume nel quale è contenuta la Recognoissance de la paroisse de St.Germain, mandement de Montjovet, à Charles-François des barons de Vallaise et comte de Montjovet. Il 9 novembre 1672 il notaio Prince, accompagnato da Jean-Antoine Polla, sindic de la montagne de Saint-Vincent, rappresenta la nostra comunità ad Aosta, all’Assemblea dei Tre Stati.


Berruquier Jean-Antoine presumibilmente originario di Emarèse lo si ritrova anche (seppur raramente) a Saint-Vincent nel secondo quarto del Seicento. Un suo atto[76], che porta la data del 5 febbraio 1665, ci informa che tale …Martin Personnettaz et sa femme Lucie vendent à Vincent de Martin Camoux la moitié d'une cave, une maison et d'autres domiciles situés au bourg de Saint-Vincent appelés Les domiciles de Louis de Jacques de Voult pour le prix de 170 écus, deux langets de drap et un ducaton l'un. Da altre carte si apprende che il notaio Berruquier ha rivestito per un certo periodo, in ambito locale, anche le funzioni di procuratore della Confraternita;[77] possiede numerosi beni a Saint-Vincent e verosimilmente è dimorante in questo paese dove decede prima del 1694; ha un figlio di nome Marc-Antoine che è …prêtre, vicaire de Saint-Germain et bourgeois de Saint-Vincent e che detta il suo testamento il 15 agosto 1712 al notaio Pantaléon De Agnes (Dagnes).


Michod Jean-Antoine, è nativo e risiede a Moron dove possiede delle proprietà; è figlio di una vecchissima e agiata famiglia originaria di Saint-Vincent; risulta essere sposato con tale Jeanne e sicuramente è padre di Antoine-Jean (*10 aprile 1632). E’ sindaco del borgo nel 1616[78], nel biennio 1638-1639, nel 1642 e infine nel 1658. Risulta essere particolarmente operativo nel notariato nella seconda metà del Seicento anche se il più antico documento da lui redatto risale al 27 aprile 1629; il 5 febbraio 1665 sottoscrive un atto in cui …le maître tailleur Vincent de Martin Camoux vend à Martin Personnettaz et à sa femme Lucie une pièce de terre en champ et vigne sise à Valmar[en?] pour le prix de 37 écus et 4 florins. Risulta essere ancora vivente nel marzo del 1696; in quella data (con atto notaio Martin Obert) il Michod …confesse avoir reçu de Anthonia veuve de (Jean-) Vincent Camoux la somme de 10 livres, due pour l'adjonction de prix pour la vente d'une pièce de pré, située à Moron au lieu-dit Saczioz.[79]


Quey Claude-Martin, di nobile famiglia che si è formata nella città di Aosta alla fine del Seicento, è figlio di Jean, ed è originario di Brusson. Claude-Martin svolge il notariato nel nostro paese per un periodo di circa cinquant’anni: 1654-1708.


Quey Paul-Emmanuel, redige alcuni atti a Saint-Vincent nel periodo compreso tra l’anno 1675 e l’anno 1711.


Perret Jean-François de Pierre (de Michel?). E’ nativo di Saint-Vincent ed è ormai certo che questo personaggio è il nonno paterno dell’abbé J.-B. Perret, scopritore della nostra famosa sorgente minerale. Questo professionista ha una produzione documentaria abbastanza limitata e alcune sue carte sono rogate nell’abitazione che risulta possedere nel borgo di Saint-Vincent; decede in questo paese il 26 febbraio 1694. Era sposato con tale Anne-Bonaventure (†11 maggio 1701, Saint-Vincent) presumibilmente originaria del comprensorio Verrayes/Chambave. Di questa coppia sono accertati ben cinque figli tra cui bisogna annoverare l’ecclesiastico Jean-François (*18 dicembre 1678 Saint-Vincent, †10 dicembre 1749) e il futuro notaio Jean-Antoine padre dell’abbé Jean-Baptiste.



Bic Clément è presumibilmente originario della Valtournenche e nel nostro paese predispone alcuni atti a domicilio nel periodo compreso tra il 1630 e il 1665.


Roveyaz Jean-Antoine; di questo notaio quasi sconosciuto abbiamo pochi documenti e anche la sua vita privata è parzialmente avvolta nell’ombra. E’ però noto che era sposato con tale Marie-Antoine detta Pierrine († Saint-Vincent, 17 luglio 1708, forse durante un parto) e i suoi figli erano: Jean-Joseph (*6 settembre 1699), Barbe (*26 giugno 1702), Jean-Jacques (*15 ottobre 1704) e una figlia di nome Geneviève (†30 giugno 1759); il notaio Roveyaz decedette in questo paese nel corso dell’anno 1733.


Lachet Jean-Antoine è nativo di Saint-Vincent e risulta essere sposato con tale Jeanne-Françoise; lascia una produzione abbastanza povera compresa nel periodo 1687-1698. E’ padre di Jean-Jacques (*17 dicembre 1683), del religioso Jean-Antoine (prete il 6 aprile 1715 e minore conventuale ad Aosta da quella data fino all’anno 1735, teologo dal 1721 e procuratore del Convento di San Francesco di Aosta dal 1730; non è nota la data del suo decesso) e del notaio Claude-Ansélme (*21-05-1695). Decede a Saint-Vincent il 23 luglio 1699. Molti atti di questo professionista sono rogati all’interno della stalla di sua proprietà sita nel borgo di Saint-Vincent. 


Rieu(x) Jean-Claude è un personaggio assai misterioso anche se certamente nativo da famiglia originaria di questo paese; i documenti da lui redatti comprendono il periodo 1687-1718; sposa tale Marie-Anne ed è padre di una numerosa prole tra cui si annoverano Jean-Antoine (*marzo 1701), Jean-Vincent (*7 febbraio 1703), Jeanne-Cathérine (*20 gennaio 1704), Jean-Vincent (*4 luglio 1707), Anne-Marie (*2 luglio 1708), Jean-Baptiste (*14 gennaio 1711; costui si sposerà con noble Marie-Thérèse Quey), Marie-Marguerite (*20 luglio 1712), Jean-Maurice (*16 maggio 1715; avviata al seminario diventa prete il 19 maggio 1742; è viceparroco a Donnas dal 1744 al 1754, parroco di Etroubles il 4 marzo 1754 fino al 1759; arciprete dall’8 maggio 1765. Decede in quest’ultima località il 27 novembre 1779), Jean (-Joseph?) (*12 maggio 1718), Marie-Anne (*25 maggio 1720) e infine una figlia di nome Lucrèce, della quale è nota la sola data del decesso che avviene a Saint-Vincent l’11 maggio 1701. Il notaio Rieux risulta essere deceduto prima dell’anno 1734.


Quey François-Joseph, alcuni documenti relativi a Saint-Vincent sono stati da lui predisposti verso la fine del Seicento.


Novallet Nicolas-Joconde-Victor sembrerebbe essere originario di Emarèse. A Saint-Vincent sottoscrive numerosi atti nel periodo compreso tra la fine del Seicento e quello successivo. Nel 1724 figura essere Segretario comunale delle comunità di Brusson e Ayas e nel decennio 1720-1730 riveste anche l’incarico di giudice ordinario del mandamento d’Issogne.


Jacqueminaz-Andrion Jean-Jacques, figlio di famiglia che per lunghissimo tempo aveva retto l’amministrazione del feudo di Montjovet è avviato molto giovane agli studi; purtroppo però di questo notaio si ha solo la certezza della sua operatività in quanto citato con relativa qualifica in alcuni atti in cui compare come testimone, ma non si hanno suoi rogiti. Ha funzioni di sindaco in questo paese negli anni 1686 e 1694 (ciò che farebbe immaginare una sua residenza in questo paese) e rappresenta il nostro paese ad Aosta all’Assemblea dei Tre Stati che si tiene in quella città il 18 dicembre 1686 e successivamente il 26 aprile 1694. Risulta essere sposato con tale Margherite e decede in Saint-Vincent; si ha menzione che il 26 maggio 1686 decede il figlio Jean-Anselme e il 14 aprile 1701 muore un secondo figlio di nome Jean-Baptiste.


Jacquemina(-Andrion) Jean-Antoine. Figlio del notaio Jean-Jacques nasce in data sconosciuta in Saint-Vincent e decede nella stessa località nel gennaio 1690. Rarissima la sua produzione che annovera alcuni atti nel 1685; l’assenza quasi totale di registrazioni è presumibilmente dovuta al fatto che questa famiglia (e in specifico il notaio in questione) per generazioni, pur abitando a Saint-Vincent, aveva retto l’amministrazione del castello e del mandamento di Montjovet. La nobile famiglia Andrion, stando alle informazioni contenute nel Nobiliaire du Duché d’Aoste del De Tillier, è originaria di un paese vicino a Ginevra. Trasferitasi in Valle d’Aosta si stabilisce a Saint-Vincent ma si estingue nel Seicento. Successivamente il cognome Andrion verrà associato a quello della famiglia Jacqueminaz, con cui esistono già rapporti di stretta parentela; in seguito, in una situazione non molto chiara, sarà nuovamente e solamente Andrion. Alcuni rappresentanti della famiglia Andrion saranno sindaci di questo paese nel corso dei secoli.


Carrel Jean-André era sicuramente notaio ma della sua attività in questo paese non si hanno notizie o informazioni. Apprendiamo dalle Anagrafe parrocchiali che questo personaggio era sposato con tale Margherite Cunrola e che nel luglio del 1604 questa coppia ebbe un figlio di nome François battezzato a Saint-Vincent e questo particolare indurrebbe a pensare che il notaio Carrel fosse residente qui.


Hérin Jean-Jacques; le sole indicazioni sembrano provenire dal Registro dei Battesimi della locale parrocchia all’interno del quale è detto che era sposato con tale Marie; successivamente sono annotati i battesimi dei figli: Peronette (*10 aprile 1602) e Jean (*settembre 1605).


Ravet Vincent; non si hanno informazioni sulla sua attività. Per contro è noto dai Registri Parrocchiali che egrège Vincent Ravet (quindi indiscutibilmente si tratta di un notaio) era sposato con tale Macherat Claudine e che ebbe un figlio di nome Jean-Antoine nel marzo del 1607.


Des Enfans Jean-Pierre è un notaio praticamente sconosciuto; della sua attività non ci è nota nessuna informazione, fatto salvo un atto da lui predisposto il 7 ottobre 1681 nella casa di discret Jean-Claude Rieu(x) situata nel villaggio di Escrouvim di Saint-Vincent. L’atto predisposto da questo notaio contiene una permuta di beni passata tra Pierre Isabellon e Joseph figlio di fu Pierre Merlet de la paroisse d’Ayas; anche i testimoni presenti al rogito (Michel Visendaz e Jacques Merlet) sono originari di quella località. I suoi pochi documenti noti sono collocabili cronologicamente tra gli anni 1677 e 1735.


I notai del 1700


Mistralis Cesar-Auguste, figlio di Jean-Barthelemy è l’ultimo figlio maschio di questa nobile famiglia; è notaio in Saint-Vincent e si sposa con Cathérine figlia del nobile Jean-Antoine Gal consignore di Brissogne da cui erediterà la sesta parte di quella signoria. Purtroppo i figli della coppia decedettero tutti giovanissimi; stessa prematura sorte toccherà alla moglie per cui tutti i beni andarono ai due nipoti Sulpice e Pierre-François Cerise. Cesar-Auguste Mistralis decederà agli inizi del diciottesimo secolo e con lui si chiuderà la storia di quella nobile famiglia oggi ricordata nel gonfalone comunale del nostro paese con le sue tre lune argentee su fondo rosso.[80]


Lachet Claude-Anselme (*21 maggio 1695). E’ figlio del notaio Jean-Antoine ed è operativo nel nostro paese nel periodo compreso tra il 1727 e il 1761. Nel biennio 1760-1761 ricopre la carica di sindaco e per lungo tempo (ma in particolare dal 1727 al 1734) risulta avere anche funzioni di Greffier. Il 10 ottobre 1736 e il 23 settembre 1760 il notaio Lachet rappresenta ad Aosta la nostra comunità all’Assemblea dei Tre Stati delegato dalla nostra municipalità. Dai registri parrocchiali si apprende che era sposato con noble Marie-Anne Grange (†febbraio 1749) e la coppia aveva sicuramente almeno tre figli: Marie-Claudine (*21 luglio 1731), Marc-Antoine (*15 luglio 1733 - †30 marzo 1752) e infine Marie-Hélène (*19 gennaio 1736 - †2 ottobre 1766).


Roveyaz Jean-Antoine omonimo (e forse figlio) di Jean-Antoine, è molto attivo a Saint-Vincent tra il 1700 e 1730 c.a. E’ sposato con tale Marie e numerosi suoi figli nascono nel nostro paese presumibilmente per il fatto che la moglie (di cui non si conosce il cognome) è originaria di Saint-Vincent e che il domicilio di questa coppia è stato fissato qui. Il notaio Jean-Antoine Roveyaz decede in questo paese in data sconosciuta.


Gerbollier (…?). Di questo notaio non si ha nessuna documentazione. La sola informazione è ricavata dal registro dei decessi della nostra parrocchia all’interno del quale il 16 gennaio 1740 è annotato il decesso di Trèves Margherite moglie, già vedova, di questo professionista originario della parrocchia di La Salle. Probabilmente, invece, le origini della moglie sono riconducibili a questo paese.


Barat Balthazar, notaire royal, è molto attivo tra il 1710 e il 1750; è marito di tale Marie-Pantaléonne e alcuni suoi figli nascono in questo paese. Questo fatto induce a pensare che la coppia abitasse stabilmente in Saint-Vincent. Alcuni suoi rogiti sono stati fatti a Châtillon …dans le cabinet des domicilles du sieur advocat Jean-Barthelemy Brunod.


Chadel Jean-Joseph sembra operante a Saint-Vincent nei primi anni del Settecento ma un solo atto del 1707 sembrerebbe certificare la presenza di questo notaio nel nostro paese.


Péaquin Jean-Georges è operante a Saint-Vincent all’inizio del Settecento. In alcune carte si qualifica con mansioni di Greffier.

 

Perret Jean-Antoine, è un professionista poco noto ma certamente in questo paese ha rivestito nel suo tempo un ruolo molto importante. Jean-Antoine Perret è notaio in una famiglia di letterati (è infatti quartogenito figlio del notaio Jean-François e di Anne-Bonaventure), anche se ci è purtroppo nota una produzione relativamente limitata della sua attività professionale forse anche a causa del suo prematuro decesso. Verso la metà del 1720 è nominato procuratore dei beni di Jean-Pierre Michod di Moron (forse nipote del notaio Jean-Antoine e già sindaco di Saint-Vincent negli anni 1638, 1639, 1642 e infine 1658), che risulta essere detenuto nel castello di Chatillon; in quella veste il 13 ottobre 1727 vende con possibilità di riscatto a Jean Gallernaz, alcuni beni. Quanto alla composizione della sua famiglia risulta che era sposato con Jeanne-Baptiste († 22 giugno 1766) figlia di Pierre Damay, ed era padre di ben otto figli, il cui secondogenito era l’abbé Jean-Baptiste (*25 maggio 1714 - †4 marzo 1796) scopritore della sorgente minerale Fons Salutis. Il notaio Perret decede molto giovane a Saint-Vincent il 22 dicembre 1732.

 

Messelod Jean-André notaio originario di Châtillon è presente alcune volte sul nostro territorio per rogare atti di natura patrimoniale; le sue carte -inizio Settecento- si caratterizzano per una scrittura molto lineare ma nel contempo assai minuta.


Prince Jacques, registra alcuni atti nel periodo compreso tra il 1722 e il 1730 ma è quasi sconosciuto come il precedente. In una carta del 1756 si qualifica con l’appellativo di Commissarie.


Vicquéry Pierre-Antoine. Questo notaio, pur essendo sicuramente originario di Brusson, lo ritroviamo con una certa frequenza a rogitare atti sul territorio del nostro comune. Altre volte sono invece i nostri compaesani a recarsi da lui; è il caso di un documento conservato in un fondo privato e datato il 6 maggio 1702. Questa carta è un …Obligé pour honnete Etienne de Jean Guillaume Doyrche (…) (Duèrche ?) la somme de cent quarante liures de vingt sols contre discret Michel de feu Vincent Camos et son frère Jean-Michel. L’atto è rogato in frazione Pasquier di Brusson.


Quey Jean-Antoine, notaire royal, noble et bourgeois, ci lascia numerosi documenti che vanno dal 1715 fino al 1758 circa. Questo notaio è ricordato in particolare per aver steso nel 1748, unitamente al notaio Jean-Antoine Boniny, l’atto con cui 230 proprietari-contribuenti di Saint-Vincent estinguono i diritti feudali. Notevoli tracce della sua attività ci giungono anche dalle carte conservate nell’archivio parrocchiale di Montjovet; per questa comunità, nel biennio 1719-1720, redige il Livre des Fiefs avec répertoire. Successivamente, il 5 maggio 1723, saranno i …communiers de Méran di Montjovet, a ricercarlo …afin de procéder à la répartition des dîmes sur les biens dudit lieu dépendant du comte Perron, passent un contrat de convention avec noble Bonini, notaire de Saint-Vincent. Il 25 settembre 1724 rappresenta la nostra comunità all’Assemblea dei Tre Stati che si tiene ad Aosta. Con certezza nel 1763 Jean-Antoine Quey è …juge du Comté de Montjovet es dependances pour le très illustre seigneur Comte de Challand. In contemporanea fu per alcuni anni anche apprezzato Giudice della baronia di Châtillon e rivestirà ancora quell’incarico nel 1764, anno in cui decederà a Saint-Vincent il 2 giugno. Era padre del sacerdote Ambrosie, Vicarie d’Introd, mort à Pré-Saint-Didier de mort subite a 37 ans le 14 aout 1781.


Quey Claude-Emmanuel, quarto figlio di Claude, padre di Jeanne e Catherine, è operativo a Saint-Vincent nel primo trentennio del Settecento, anche se lascia però pochi documenti relativi a questo paese.


Racceti (?) Jean è notaio completamente sconosciuto. Ciò nonostante il 27 dicembre 1730 redige un atto (molto danneggiato e conservato oggi in un fondo privato) nel quale è detto che …Jean-Louis Gorret confesse devoir au gabellier de Saint-Vincent la somme de 5 livres, (…?) sols, 3 denier pour un rub de sel.


Quey Jean-Emmanuel, alcune sue rare carte sono comprese tra l’anno 1734 e l’anno 1745.


Chadel Jean-Antoine; ancora un notaio Chadel e ancora una volta vi sono informazioni estremamente frammentarie; di questo professionista abbiamo alcune attestazioni nel periodo compreso tra il 1753 e il 1761. Nell’archivio parrocchiale di Saint-Germain sono depositati i seguenti atti riconducibili alla sua attività: n. 44 *Le notaire J.-Antoine Chadel fait une fination de rachat en faveur de J.-Germain Péaquin - Roux notaire 1753, août ; n. 45  *J.-Joseph Péaquin fait une fination de rachat en faveur de J.-Germain Péaquin - Chadel notaire. 1753, 13 août.

 

Péaquin Jean-Antoine notaire royal et juge, è sicuramente nativo di questo paese ma la sua attività è limitatissima per cui non si è in grado di fornire altre informazioni ad esclusione del suo ufficio che è situato nella casa di suo padre sita nel borgo di Saint-Vincent. Era sposato con Jeanne-Marguerite David; i suoi figli sono Sulpice-Antoine (*15 dicembre 1737), Marie-Thérèse (*15 marzo 1739), Georges (*23 novembre 1741), Octavienne-Cathérine (*10 novembre 1743), Joseph-Antoine (*15 marzo 1746). Il suo decesso avviene a Saint-Vincent il 26 giugno 1747 all’età di soli 60 anni. Da segnalare il 24 febbraio 1730 il decesso di una figlia di nome Anne-Cathérine.


Perret Baptiste notaire royal, dell’omonima famiglia di Saint-Vincent è un altro personaggio abbastanza sconosciuto e difficilmente collocabile nella genealogia famigliare dell’abate Perret con il quale vi è quasi certamente un rapporto di stretta parentela. Le sue carte e i suoi atti sono collocabili tra il 1730 e il 1750 e risultano essere state quasi tutte redatte nella sua abitazione posta nel villaggio d’Ecrivin a monte del nostro borgo.


Perret Jean-Baptiste, omonimo del precedente, ma forse originario della valle d’Ayas, ci lascia pochi documenti che ricordano la sua attività sviluppatasi in brevissimo lasso di tempo tra il 1749 e il 1756 certamente anche a causa della sua prematura morte avvenuta a Saint-Vincent il 15 gennaio 1756 all’età di soli 30 anni.


Andrion Jean-Antoine, sposato con Françoise Favre, non ha lasciato grandi tracce del suo lavoro che sembra doversi comunque localizzare tra gli anni 1749 e 1794. Nel 1772, in presenza del sindaco Jean-Baptiste Galernaz, questo notaio riceve un atto pubblico con il quale Jean-Vincent Dufour compie una donazione sotto forma di vendita con possibilità di riscatto a favore della scuola dei ragazzi sita nel borgo. Il nominativo di questo professionista è inserito in un documento del 1795 predisposto dal locale segretario comunale di Saint-Vincent in risposta ad un questionario mandato dall’Intendente del Ducato d’Aosta a tutte le comunità e finalizzato a conoscere in dettaglio tutte le forme di commercio esistenti sul territorio. Il notaio J.-A. Andrion risulta essere …vendeur de vin en détail, mais tant seulement du vin du cru de ses vignes, pouvant avoir un fond de dix mille livres environ. E interessante notare che nello stesso documento i vari macellai, panettieri e commercianti di animali o altro, non superano con i loro redditi le mille/1500 lire di reddito. Presumibilmente a seguito di tale benessere, questo notaio donò (presumibilmente in fase testamentaria) alla locale municipalità un’ingente somma di denaro, tremila franchi!, da destinare in parte alla fondazione della scuola delle ragazze nel borgo e in parte per l’acquisto di “ornements et tapisseries pour la vénérable église de Saint-Vincent”. Interessanti per i contenuti sono le letture di alcuni suoi atti di compravendita e di quietanza. Nel 1768 (6 dicembre) decede giovanissima la figlia Octavienne-Cathérine.


Jacqueminaz-Andrion Jean-Antoine. Questo personaggio lascia pochissimi documenti scritti di suo pugno; decede forse in giovane età. Lo ritroviamo però impegnato con funzioni di sindaco di Saint-Vincent negli anni 1764 e 1777; il nove dicembre 1793 riceverà dall’allora Consiglio Comunale l’incarico di Esattore. Risulta essere sposato con Marie-Françoise Favre de Verrès ed è padre di Octavienne-Cathérine (*17 settembre 1768) e di Jean-Ambroise-Antoine (*26 gennaio 1770). Presumibilmente il notaio convola a seconde nozze poiché il 15 gennaio 1789 è registrata a Saint-Vincent la nascita del figlio Joseph-Antoine; nell’annotazione è detto che il neonato è figlio del notaio e di Marie-Hyacinthe Frutaz.


Péaquin Sulpice-Antoine è figlio di Jean-Antoine; nasce il 15 dicembre 1737 e sposerà tale Marie-Anne. E’ il fondatore della scuola per i ragazzi nel borgo di Saint-Vincent alla quale lascia nel 1768 una casa e una consistente somma di danaro stimata in circa 1000 lire. Forse gravemente malato ma ancora giovane, premuore alla moglie e quest’ultima si risposerà con il notaio Dominique Veneriaz.

 

Regis Pierre-Louis; di questo professionista, figlio del notaio Jean-Baptiste, si hanno numerose carte risalenti alla fine del Settecento. Nato nel 1758 e deceduto nel 1801, era sposato con Jeanne-Baptiste Scala e risulterebbe aver avuto una sola figlia a cui era stato imposto l’esatto nome della madre. In alcuni documenti Pierre-Louis si qualifica anche come Secretaire et Insinuateur. Questo personaggio molto caratteriale, politicamente ambiguo, opportunista, amico e parente del barone Pantaleone Bich, sarà vittima della Deuxième insurrection des Socques nel 1801; accusato di essere sostenitore dei Giacobini sarà fucilato il 10 gennaio di quell’anno a Donnas (insieme alla sorella Thérèse e al cognato Joseph-Humbert Canta).

 

Trèves Jean-Jacques, notaire Ducal et Royal, sposa Marie-Angelique (†1729) ed è padre di Jean-André e di altri numerosi figli tra cui si annoverano Jeanne-Baptiste (*21 gennaio 1687), Anne-Marguerite (*16 febbraio 1695) e infine Marie-Marguerite (*5 ottobre 1698); il notaio Trèves muore a Saint-Vincent il 6 ottobre 1712. Nel 1706 riceve dal barone di Châtillon Georges-François de Challant signore di Graines, Issogne e Verrés, un registro contenente i censi dovuti a quel nobile signore. Nel dicembre dell’anno successivo questo notaio riceve dal già citato nobile, una speciale procura per poter agire in tribunale a sua difesa. Nel giugno dell’anno 1708 sarà nuovamente beneficiario di una procura tendente a riordinare e aggiornare le rendite del feudo appartenenti al barone di Châtillon e Aymaville, Joseph-Félix de Challant. Questo notaio non sembra aver avuto una intensa attività professionale pubblica anche se le pochissime informazioni lo darebbero come residente in modo stabile nel villaggio di Gran-Rhun a Saint-Vincent, località in cui possiede casa e beni fondiari anche se in un documento da lui sottoscritto nel 1686 è detto che la stesura dell’atto avviene davanti alla stalla che egli possiede nel borgo di Saint-Vincent.

 

Trèves Jean-Antoine. Padre di Laurent si sposa con Cathérine figlia di Vincent Camos di Moron; Laurent era cognato di Michel e di Jean-Michel Camos; con questi due ultimi Laurent avrà un processo (concernente l’eredità di un terzo fratello Camos) che durerà dal 1716 fino al 1717.


Trèves Georges, completati gli studi notarili riveste le funzioni di Giudice del Mandamento di Montjovet. Poche le carte da lui prodotte come notaio; questo fatto farebbe supporre che si sia dedicato molto di più all’amministrazione della giustizia che al notariato; è frequentemente citato con l’appellativo di Juge. Georges Trèves decede a Saint-Vincent il 2 novembre 1750.


Trèves Jean-André risulta essere notaio verso la fine del 1700. Ha sicuramente redatto numerosissimi atti pubblici a Saint-Vincent ma non sono chiare le sue origini che sembrerebbero invece situarsi a Emarèse o Montjovet. Nel 1778 ricopre la carica di Greffier e verso la fine del Settecento assume la carica di segretario comunale a Emarèse e Montjovet; in questa seconda località realizza l’inventario completo del catasto e di tutte le altre carte concernenti quella comunità, in esecuzione del regolamento economico emanato il 28 maggio 1788.


Andrion Jean-Joseph figlio di noble Etienne (già sindaco di Saint-Vincent nel 1727)ha al suo attivo una discreta produzione di atti che si colloca nel periodo 1758-1802; è noto che aveva assunto funzioni di Greffier del Mandamento nel corso del 1770 e che nel corso del 1772 era segretario comunale di Champdepraz; in quella veste firma un manifesto rivolto alla popolazione di quel paese avente per oggetto le contestazioni sopravvenute alla revisione catastale. Questo professionista è citato con un buon reddito, nel documento redatto tra il 1795 e il 1797, con il quale i segretari comunali di tutti i paesi della valle d’Aosta, comunicarono all’Intendente Generale del Ducato d’Aosta, le forme di commercio esistenti sul territorio; in questo elenco il “nostro” risulta essere …aubergiste employant à cela un fond annuel de mille livres environ. Il notaio Andrion decede ottantenne a Saint-Vincent il 30 aprile 1811. La moglie, Marie-Marguerite Armand (di Aosta) decederà 97enne il 2 novembre 1825.


Dolléan Jean-Grat; di lui abbiamo solo alcune carte rogate a Saint-Vincent nel periodo 1715-1752; era figlio del notaio Grat Dolléan di Brusson e fratello del sacerdote Jean-Maurice (*1741-†1792) che dal marzo 1776 fino all’aprile del 1784 riveste le funzioni di viceparroco di Saint-Vincent.


Dondeynaz Jean-Louis è un notaio originario della valle d’Ayas. Alcuni suoi atti, stilati tra il 1715 e il 1776, sono stati compilati a Saint-Vincent in frazione Ecrivin. Ha un figlio di nome Jean-Louis, anch’egli notaio, che nel corso del 1766, unitamente al collega Claude-Joseph Reymond, stipula una convenzione tra gli abitanti della parrocchia di Saint-Eusèbe di Montjovet per verificare gli importi delle rendite dei feudi che sono amministrati e goduti dal parroco di quella località.


Ronc Jean-Victor è nativo della parrocchia di Montjovet ed è figlio di Jean-Pantaléon; nel 1790 sposa tale Marie-Anne figlia di Jean-Pierre Trèves. Numerosi suoi atti (in particolare testamenti) compresi nel periodo 1766-1779 sono conservati nell’archivio di quella parrocchia; nello stesso periodo compie alcuni rogiti anche a Saint-Vincent.


De Chandiou Jean-Michel di nobile estrazione è originario di Châtillon ma numerosi suoi atti sono rogati a Saint-Vincent nella seconda metà del Settecento; in alcune registrazione il cognome appare tutto attaccato.


Boccard Jean-Baptiste. 1753, 18 mai. Si tratta di un notaio quasi sconosciuto che risulterebbe aver avuto l’ufficio a Châtillon, località in cui risulta essere anche Graffier. Predispone, tra le altre carte anche Inhibition en date du 18 mai 1753 concernant le Ruisseau de la Plaine.

 

Borbey Jean-Baptiste. Le poche informazioni su questo professionista ci provengono da un documento da lui redatto per conto della comunità di Saint-Vincent, per la quale predispone un documento portante Inhibition du 26 avril 1760 concernent le Ruisseau de la Plaine.


Finaz Jean-Joseph si presenta come un perfetto sconosciuto anche se alcuni suoi atti rogati nel XVIII° secolo a Saint-Vincent ci confermano la sua professione e la sua presenza in questo paese.


Vescoz Jean-Jacques forse nativo della valle d’Ayas ma originario di un paese del centrovalle lo ritroviamo firmatario di alcuni documenti da lui redatti nel borgo o nelle frazioni di Saint-Vincent verso la metà del Millesettecento.


Séris Jean-Michel, figlio di altro (Jean-?) Michel è nativo di Moron e indiscutibilmente parliamo in questo caso di …un fils du pays; potremmo definire questo notaio Il professionista amato dalle famiglie e dalla locale Chiesa. Dal 1770 circa e per oltre vent’anni riveste anche la carica di procuratore della chiesa di Moron; in queste vesti sarà sottoposto a processo nel corso del 1801 perché accusato dal suo successore (il notaio S.-A. Charbonnier) di aver in qualche modo sperperato denaro di quella chiesa senza avere sufficienti ricevute e fatture che dimostrino la validità delle operazioni da lui condotte. Alcune carte conservate in fondi privati confermeranno quella che durante la lettura degli atti del processo del 1801 sembrava solo un’impossibile supposizione: il profondo astio esistente tra i due professionisti. Questo risentimento tra i due notai ha origini sconosciute ma bene si evidenzia nelle carte processuali attivate in occasione del passaggio di poteri tra i due alla guida dell’amministrazione della chiesa di San Maurizio di Moron; non entrerò nel merito ma mi limiterò a sottolineare che dopo il decesso del Séris la vedova di quest’ultimo avrà ancora da dire la sua al Charbonnier, così come i nipoti della donna che chiameranno in causa il Charbonnier accusandolo di essersi impossessato di alcuni beni immobili di loro spettanza esistenti a Moron. Il notaio J.-M. Séris ha lasciato una produzione molto vasta che copre un periodo di oltre mezzo secolo, 1751-1801. A seconda delle stagioni molti suoi atti sono rogati nella stalla della sua abitazione o nella corte antistante la casa[81] che è situata in località les Gorris di Moron frequentemente in presenza del religioso, forse fratello, Séris Pierre-Antoine (*1749 - †20 novembre 1806). Il notaio Séris negli anni 1723, 1725, 1756 e 1757 assume anche la funzione di sindaco e nel 1748, unitamente all’altro sindaco Jean-Louis Vout sarà attore primario dell’atto con cui la popolazione di questo paese estingue i diritti e i tributi feudali. Lo stesso anno, in settembre, partecipa all’Assemblea dei Tre Stati di Aosta, con una delega del notaio Ravet. Il notaio Jean-Michel Séris (del quale non sembrerebbero esistere rapporti di parentela con l’omonimo notaio Jean-Antoine Séris) era sposato con (Marie-Joseph de Blanc, chirurgicien à Châtillon che decede il 9 gennaio 1789?) e in seguito il notaio si risposa con Marie-Jeanne figlia del commerciante Laurent Duc di Châtillon; la donna, vedova nel 1801 si risposerà con tale Germain Péaquin e nel novembre dell’anno 1816 detterà il suo testamento a Châtillon al notaio Jean-Pantaléon Vuillermin.


Séris Jean-Antoine, …notaire royal, omonimo del precedente e come quello originario e nativo di Saint-Vincent sembra però essere una figura più borghese; sposa tale Anne-Marguerite David (soit Péaquin) che decederà il 4 agosto 1789 e ha il suo studio nel villaggio di Clos a Saint-Vincent. Ciò non ostante numerosi suoi documenti risultano essere stati redatti in frazione Perral di Montjovet nella casa di proprietà della moglie. Diventa padre di Jean-Pantaléon il 22 agosto 1754. Nel corso del 1748 redige copia del …Contrat d’extinction des censes en faveur des Communes de Saint-Vincent, Rivière de Montjovet et Champdepraz par le Révd. Sieur Bizel prêtre en qualité de procureur spécial et général du très illustre Seigneur Comte de San Martino, Charles François Balthazard Perrone en date du 13 octobre 1748, copie certifiée conforme par Jean Antoine Séris. Numerosissime volte questo notaio è errante sul nostro territorio ospite delle persone che necessitavano dei suoi servigi; tanti suoi atti (compresi tra il 1748 e il 1797) sono quindi stati vergati nelle frazioni di Saint-Vincent. Anche Jean-Antoine ricopre per un certo periodo la carica di Greffier.


Boniny Jean-Antoine (*21 febbraio 1686 - †30 ottobre 1764) figlio di letterati Jean-Etienne e di Anne-Marie è notaio e Giudice negli anni 1730/’50. E’ fratello di Marie e marito di Cathérine-Cécile (Fiorentine) Carrel (†12 giugno 1762), figlia di noble Joseph-Antoine, Giudice e avvocato. Il 16 aprile 1725 nasce una figlia a cui è imposto il nome di Marie-Marguerite e il 6 settembre 1727 diventa padre di Grat-Antoine. Il 13 e 21 agosto dell’anno 1728 sono registrati i decessi di due suoi figli, (presumibilmente gemelli). L’attività del Boniny si svolge soprattutto a Châtillon nella locale aula del Tribunale; ciò non ostante il 12 settembre 1718, ad Aosta, rappresenta la comunità di Saint-Vincent all’Assemblea generale dei Tre Stati. J.-A. Boniny, unitamente al notaio Jean-Antoine Quey, procede alla stesura dell’atto con il quale nel corso del 1748 ben 230 proprietari di terre site in Saint-Vincent estinguono nella sala del Tribunale di Saint-Vincent, i diritti e i tributi feudali dovuti al signore Charles-François Perrone di San Martino, barone di Quart.


Bouteille[82] Barthélemy è quasi certamente originario di Montjovet anche se alcuni suoi atti sono scritti nel nostro paese e sono localizzabili al periodo 1708-1736.


Bouteille Jean-André ci ha lasciato una discreta produzione di carte e atti vari che comprendono il periodo 1787-1836. Risulta ricoprire anche la carica di Greffier e Sergent Royal. Stando al contenuto di una carta del 1763 conservata nell’archivio parrocchiale di Montjovet, questo notaio abitava a Saint-Germain ed andò pesantemente in contrasto con il locale parroco Crétaz nel corso del 1763; negli anni 1771 e 1776, appianate le discussioni (e forse cambiato il parroco), questo professionista redigerà alcuni documenti per la parrocchia.


Masino Carlo Teodoro è probabilmente un notaio della corte Sabauda di Torino; nel corso del 1775 redige copia dell’ Acte d’affranchissement des biens de la Commune de Saint-Vincent de tous cens, canon, prestation, ect., par Charles François Balthazard Perrone Comte de San Martino, en date du 18 juin 1774, copie certifiée conforme en date du 27 novembre 1775.


Chappuis Antoine, è notaio pressoché sconosciuto eppure redige il Contrat d’affranchissement par l’administration des biens et droits de la Sacrée Religion et Ordre Militaire des Saints Maurice et Lazare au Duché d’Aoste en faveur de la Communauté de Saint-Vincent en date du 12 mars 1796, insinué à Aoste le 14 janvier 1797. Nella stessa data e sempre a favore della comunità di Saint-Vincent predispone anche il Contrat d’affranchissement passé par S. E. le très Illustre Seigneur Charles François Balthazard Perrone Comte de San Martino en faveur des Communautés de Châtillon, Saint-Vincent et Pontey.


Ravet Jean(-Claude ?) notaire royal è figlio di Jean-Martin e di tale Anne; ha un fratello di nome Jean-Laurent (detto Le médecin, che decede ottantenne il 27 aprile 1787) e una sorella di nome Claude che il 22 novembre 1728, con atto notaio Jean-Antoine Quey, stipula il Contract de mariage con Jean-Martin, figlio di Jean-François Mellé. Il notaio Ravet è naturalmente figlio di famiglia originaria di Saint-Vincent e tantissime sue carte sono redatte nella sua abitazione situata in frazione La tour des Rosset (o nella casa di sua moglie posta nel villaggio di Ecrivin) e coprono il periodo 1728-1741. Quasi certamente decede improvvisamente perché alcuni atti del notaio Baptiste Perret fatti dopo il 1741 riportano la dicitura che in originale sono stati predisposti dal Ravet e che al Perret è stata …commise la segnature… Nell’anno 1715 il Ravet è …moderne sindic de la montagne de Saint-Vincent e con quell’incarico lo ritroveremo nel 1736 e 1737. Nel 1719 è qualificato Metral. E’ sposato[83] con Marie-Anne figlia di Pierre Page; ha almeno tre figli maschi: Jean-Martin, Jean e Vincent (quest’ultimo sposato con Marie-Antoine figlia di Laurent Pession) e una figlia di nome Marie-Thérèse (definita simple et imbecille, * 6 settembre 1739 - †7 dicembre 1783). Il notaio Ravet, che detta il suo testamento al notaio Jean-Antoine Quey il 10 dicembre 1741, decede in Saint-Vincent l’11 marzo 1742.


Ravet (Jean-Antoine?), sposato con Marie-Anne Thuégaz è padre di (Marie?)-Thérèse (*6 settembre 1739), di Jean-Joseph (*5 gennaio 1743). Di questo notaio si hanno solo alcune vaghe segnalazioni all’interno di carte in cui è citato come testimone.


Bouteille Nicolas-Joconde, sembra quasi certa una stretta parentela con il precedente professionista Bouteille (di cui forse era addirittura figlio). Anche di questo notaio abbiamo rogiti concernenti persone e proprietà di Saint-Vincent. La sua produzione professionale non sembra però essere enorme contrariamente ad altre sue carte che invece coprono un lunghissimo periodo compreso tra il 1739 e il 1790. Per un periodo imprecisato (ma sicuramente verso il 1763) ricopre anche l’incarico di Greffier di Montjovet. In alcuni suoi atti si legge che tali registrazioni sono state fatte nella sua casa situata nel villaggio di Perral (parrocchia di Saint-Germain) Montjovet. Nel periodo 1787/1800 riveste le funzioni di segretario comunale in quest’ultimo paese conservando con grande attenzione i titoli, le carte e i registri. Nella seconda metà del Settecento intrattiene una corrispondenza con l’Intendente del Ducato d’Aosta Vignet des Etoles; in una di queste missive l’Intendente ipotizza al segretario Bouteille la costruzione di una diga per limitare i danni alle campagne di Montjovet causate dall’acqua della Dora.


D’Artaz Jean-François, è quasi sicuramente originario di Anthey-Saint-André. Stipula atti anche a Saint-Vincent nel periodo 1757-1764.


Champier Jean-Antoine notaire royal. Questo professionista è quasi certamente parente dell’omonimo sacerdote Antoine (parroco di Saint-Vincent dal 1673 al 1707). La produzione di questo notaio, la cui famiglia era originaria della parrocchia di Valpelline, si sviluppò tra il 1718 e il 1758 nella casa che egli possedeva nel borgo; da alcuni documenti privati si accerta che il notaio Champier possedeva beni fondiari nei pressi del villaggio di Crovion. Jean-Antoine si sposa in data indefinita con Marie-Elisabeth Grange; è padre di Jean-Baptiste (*26 luglio 1768); si ha inoltre notizia di un figlio che porta il suo stesso nome e che decede nel nostro paese il 2 gennaio 1780. Il notaio Jean-Antoine Champier nuore a Saint-Vincent il 18 luglio 1777.


Laurencet Jean-Jacques è originario di Châtillon ma con una certa frequenza, per lavoro, è nel nostro paese nella seconda metà del 1700. Risulta detenere la carica di Greffier nel 1790.


Obert Jean-Martin compare a Saint-Vincent nella seconda metà del secolo per rogitare alcuni rarissimi documenti compiuti in abitazioni private. Al termine dei suoi documenti si qualifica sempre come notaio originario della parrocchia d’Ayas; i suoi atti redatti in quella località sono scritti all’interno della sua abitazione situata nel villaggio di Pilaz.


Gard Jean-Pierre, è originario di Châtillon e quasi tutti i suoi atti sono scritti nella casa di sua proprietà esistente in quella località; vi è però una discreta quantità di carte giunte fino a noi che conferma la sua presenza sul territorio di Saint-Vincent nella seconda metà del 1700.


Gard Jean-Barthélemy anche di questo personaggio, omonimo del precedente, si hanno pochissime informazioni. Anch’egli era presente sul territorio del nostro paese nella seconda metà del 1700.


Trucon Jean-Baptiste è originario di questo paese ed è figlio di Jean-Antoine; si sposa nel corso del 1787 con Marie-Thérèse figlia del nobile Hyacinte d’Arduce de Tuain; roga i suoi atti nella casa del genitore, situata in frazione Ecrivin. Questo notaio ha lasciato pochissimi documenti e tanti interrogativi quali, ad esempio, quello concernente il motivo della sua detenzione e successiva morte avvenuta in giovane età il 12 gennaio del 1795 nelle prigioni del Balivo di Aosta. L’anno successivo la vedova si risposerà con Jean-Pierre Bertet originario della regione francese della Morienna. Questo cognome, oggi quasi irrimediabilmente scomparso, lo ritroviamo sulle antiche carte concernenti questo paese e da queste si apprende tra l’altro che questa famiglia aveva all’interno della locale chiesa un Vas, cioè un luogo privilegiato per la sepoltura dei propri cari.


Jans Roch-Antoine-Sulpice originario della bassa valle d’Aosta (forse di Lillianes) predispone alcuni rarissimi atti anche per famiglie di Saint-Vincent tra la fine del Settecento e la prima decade del secolo successivo.


I notai del 1800 

 

Péaquin Jean-Joseph notaire royal ha lasciato una profonda traccia del suo lavoro nei numerosissimi documenti tutti riconducibili alla prima metà del 1800. In particolare i suoi atti comprendono il periodo 1798-1841. Ricopre la carica di sindaco di Saint-Vincent dal 1816 fino al 1820. Si ignora la data della sua morte ma è ancora sicuramente vivente nel 1844. Numerosi suoi atti sono redatti nella stalla della sua abitazione situata in frazione Clapeas[84] di Saint-Vincent.


Defey Jean-Baptiste. Di questo notaio, figlio di Joseph, si hanno pochissime indicazioni; è noto che la sua attività professionale si svolse anche nel nostro comune nel periodo compreso tra il 1793 e il 1832. Il notaio Defey nel corso dell’anno 1798 convolò a nozze in Saint-Vincent con Marie-Judith figlia di Jean-Grat Personnettaz.


Vuillermin Jean-Pantaléon, originario di Brusson è figlio di Pierre-Joseph e nel 1796 si sposa a Saint-Vincent con Marie-Thérèse († 5 ottobre 1824, 47 anni) figlia del nobile Jean-Joseph Cerise. Ricopre sia la carica di notaio che quella di Secretaire; redige gli atti nella casa di sua proprietà situata nel nostro borgo e decede in questo paese il 28 maggio 1831 all’età di soli 63 anni. Ha un figlio notaio, Jean-Baptiste (*13 aprile 1800 - †23 giugno 1831), del quale non si conosce la produzione, forse anche a causa della prematura morte. Il notaio Jean-Pantaléon Vuillermin è inoltre padre dell’avvocato e Procuratore di Verrès Pierre-Joseph (†1831, 24 aprile, Saint-Vincent, 34 anni); dell’ecclesiastico e professore di matematica Jean-Chrysostome (*1805, 25 gennaio-†1879, 5 marzo) e di Pierre-Vincent (*12 gennaio 1808).


Vuillermin François-Marie Ligoré è nipote del precedente. Completa tardi gli studi, essendosi interessato precedentemente alla vita militare; esercita il notariato per alcuni anni e decede a Saint-Vincent il 13 maggio 1896.


Charbonnier Sulpice-Ambroise figlio di Jean-Pierre è nativo di questo paese da antica famiglia originaria di Moron; ha una grossa produzione di documenti che copre il periodo 1796-1839;[85] si sposa nel 1800 con Lachet Marie-Cathérine (*13 dicembre 1765 - † 25 giugno 1805), figlia di Jean-Jacques) da cui avrà alcuni figli (tra cui Marie-Joseph che decede appena nata nel mese di ottobre del 1803, Jean-Baptiste *1 settembre 1804 e Joseph-Balthasard che muore il 20 marzo 1809 alla giovane età di soli 7 anni). Il notaio Charbonnier, diventato vedovo il 25 giugno 1805, convolerà nel 1815 a seconde nozze con Marie-Cathérine figlia di Jean-Antoine Isabellon; da questo secondo matrimonio ebbe un figlio che si chiamava Joseph-Alexandre (*3 luglio 1818) che diventerà avvocato e Dauphin-Anselme (*21 dicembre 1823) che decede però pochissimi giorni dopo la nascita. Nel 1798 il notaio Charbonnier risulta ricoprire anche la carica di Greffier, e, nel corso del 1801 (da poco eletto alla carica di Procuratore della chiesa di San Maurizio di Moron) ebbe un aspro contrasto legale con il notaio Jean-Michel Séris, suo predecessore in quella carica. Le carte processuali conservate in un fondo privato, sembrano rimarcare anche un certo odio esistente tra i due; alcuni anni dopo saranno i nipoti del notaio Séris a citare in causa il notaio Charbonnier accusandolo di essersi impadronito e di aver occupato alcuni immobili esistenti a Moron di loro proprietà. Dai registri conservati nella locale Parrocchia si apprende che questo notaio per circa tre anni insegnò ai ragazzi della scuola di Moron con lusinghieri risultati e con l’apprezzamento delle autorità religiose e civili. Ciò che invece incuriosisce è la presenza di un piccolo quaderno[86] composto da una decina di pagine, datato 1819, su cui è scritto: Cahier contenant les douze ton mayeurs et les douze mineurs de l’orgue pour le notaire Charbonnier de Saint-Vincent. Il suo ritrovamento farebbe presupporre che il notaio era anche organista, ma la passione musicale del Charbonnier non termina qui; in un secondo piccolo quaderno (1828-1829) è scritto: Cahier des chansons comme dans ecrites appartenant à M. le notaire Chabonnier confermerebbe questa passione musicale; all’interno vi è anche una …Chanson que 4 bergères ont chanté à l’arrivée de Pierre Cassigna (?) à Aoste le 4 juillet 1827. Infine, datata 1838, ho ritrovato anche una Agenda du notaire Charbonnier. Nel piccolo quaderno sono annotate spese, date e annotazioni di importi di denaro; le registrazioni più recenti risalgono all’anno 1865. Sulle pagine manoscritte sono anche riportati parti di testi e massime di autori francesi tra cui Rousseau, Ronsard e V. Hugo che rimarcano, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, la buona preparazione scolastica e l’amore per la letteratura e per la musica di questo notaio.


Pellissier Jean-Antoine, è originario di Valtournenche (*1766) paese nel quale iniziò la sua carriera professionale e sono pochissimi i suoi atti relativi a Saint-Vincent anche perché buona parte del suo lavoro lo svolse a Châtillon, paese che nel 1812 lo vide anche ricoprire la carica di sindaco. Lo vogliamo però ricordare perché il 13 luglio 1841 nel suo studio si presentano un agricoltore e il parroco di Saint-Vincent. Il primo, venditore, è Jacques-Joseph figlio di fu Vincent Gorris mentre il secondo è il religioso Jean-Baptiste Freppaz, parroco di Saint-Vincent. Oggetto della vendita è una piccola superficie incolta e di poco valore che il Gorris possiede nel vallone di Moron; di grande valore è invece la sorgente che nasce su quel terreno e che viene ceduta, unitamente al terreno circostante, alla locale Parrocchia. Stiamo parlando della sorgente Fons Salutis e delle benefiche e salutari acque termali che sgorgano su quella proprietà e che tanta importanza avranno nella storia e nell’economia di questo paese. Il notaio Pellissier (che si era sposato due volte, non ebbe posterità a causa del prematuro decesso dei figli) era detto Le notaire vert perché per lungo tempo si abbigliò solamente di vestiti caratterizzati da stoffe verdi; decano dei notai dell’intera regione, decedette in Châtillon verso il 1855.

 

Ansermin Ansélme-César era quasi certamente originario di Brusson anche se lo ritroviamo numerose volte nel nostro paese per stilare degli atti notarili. In alcune carte è qualificato con funzioni di Giudice.


Lucat Martin-Luc originario di Torgnon dove nasce nel 1807, dopo essere diventato notaio fissa il suo ufficio a Châtillon, ma, per quanto ci riguarda, non ha una grande produzione di carte concernenti il nostro paese; i suoi documenti sono compresi nel periodo 1835-1880.[87]


Lucat Albin-Felix è particolarmente attivo nella seconda metà del 1800 e possiede un avviato studio a Châtillon; poche le carte relative al nostro paese.

 

Martinod Sulpice, notaire royal e cadastraire è presumibilmente originario di Montjovet ed ha una discreta attività professionale. Le sue carte coprono il periodo che va dal 1841 al 1863. Molti suoi documenti sono rogati per conto della nostra Parrocchia o per privati che attivano legati o donazioni Post-Mortem a favore di questa. Per motivi sconosciuti questo notaio trasferì per un certo numero di anni la sua residenza a Chambave ma dopo il 1843 il suo studio pare essere definitivamente fissato in questo paese, inizialmente nella casa di tale Joseph Page situata a levante del borgo di Saint-Vincent, poi sempre nella stessa zona ma in un immobile di sua proprietà. Di questo notaio si hanno carte anche nell’archivio parrocchiale di Montjovet e risalgono alla metà dell’Ottocento; è inoltre noto che nel corso del 1853, questo professionista ebbe anche un procedimento civile contro tale Jean-Pierre Duroux di Montjovet.


Rigollet François, notaire royal, è originario della Valtournenche ed ha il suo ufficio a Châtillon; ciò non ostante alcune sue carte concernono persone e beni situati in Saint-Vincent e risultano essere tutte concentrate temporalmente verso la metà del 1800. Pochi gli atti rogati sul nostro territorio dove però risulta detenere l’incarico di Segretario Comunale verso il 1860-‘65.


Favre Joseph-Alexis notaire royal ci lascia una grandissima produzione di atti che copre l’intera seconda metà del 1800. Il suo studio era situato nel borgo di Saint-Vincent … dans l’ex maison Fournier.

 

I notai del 1900

 

Léonard Page (*1862-†1934). E’ figlio primogenito di Vincent-Noé e di Marie-Ange figlia di Jerome Ravet ed è fratello dell’avvocato Gabriel. Si sposa con Camilla Guillet (*1867-†1957) e la coppia avrà nove figli. Il suo lavoro, che fu sempre caratterizzato da grande rigore, serietà, disponibilità e da una bellissima scrittura, si sviluppò nella sua abitazione posta in Saint-Vincent, via Ponte Romano 37, tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del secolo successivo. Per molto tempo ricoprì anche l’incarico di Segretario Comunale di Saint-Vincent e di Emarèse; fu inoltre Presidente del Consiglio dei notai della Valle d’Aosta e Vice-Pretore di Châtillon. Numerosissimi suoi documenti concernono le opere di carità presenti sul territorio. Il Cavaliere Léonard Page, che si dilettava a scrivere versi, e che il Messager Valdotain qualifica come Poète Valdotain, è anche l’autore di una bellissima poesia dal titolo A la Vièrge du Zerbion scritta in occasione dell’inaugurazione della monumentale statua avvenuta su quel monte nel settembre 1932.[88] Ma le creazioni letterarie di questo notaio non si limitano a questa poesia; nel corso del 1923, dalle pagine di una rivista locale, regalava ai lettori uno splendido scritto dal titolo Il paesaggio di Saint-Vincent all’interno del quale sono descritte le meraviglie ambientali e storiche di questo paese.[89]


Mus Anselme è figlio di famiglia originaria di Torgnon dove nasce nel 1852 ma la sua attività si sviluppa soprattutto a Châtillon dove ha lo studio nel …faubourg de Chamèran; ciò non ostante sono numerose le carte e gli atti da lui prodotti per le famiglie di Saint-Vincent. Il Messager Valdotain, ricordando questa persona nelle sue pagine, lo “dipinge” nel seguente modo: …homme courtois, empressé, prudent et de bon conseil…


Crétier Pietro, originario di Emarèse esercita soprattutto nel comune di Verrès ma redige atti anche nel nostro paese dove possiede un immobile con abitazione (che sovrasta un vecchio mulino e due frantoi), situato nei pressi dell’Hotel Du Parc, già Hotel des Vignes. Questo notaio è però ricordato soprattutto come genitore dello sfortunato alpinista Amilcare deceduto l’8 luglio 1933 all’età di soli 22 anni al ritorno da un’impegnativa scalata sul monte Cervino in compagnia degli amici Basile Olietti e Antoine Gaspard che periranno con lui. Questo giovane membro del Club Alpino Accademico, era un eccezionale alpinista; arrampicava spesso in cordata con il cugino Lino Binel e insieme avevano già compiuto numerose grandi imprese alpinistiche.


Bonetto Giovanni; anche se quasi sconosciuto ai più (e con studio a Châtillon), lo vogliamo ricordare per alcuni suoi importanti atti di interesse comunitario. L’atto che riteniamo più importante risale al 27 aprile 1879 ed è quello in cui riceve le volontà testamentarie di André-Sulpice Crétier; questo personaggio, originario di Emarèse ma con domicilio a Saint-Vincent, dispose infatti che alla sua morte i suoi beni fossero destinati alla locale Amministrazione e finalizzati alla creazione di …un Asile pour les pauvres enfants.[90] Successivamente questo notaio stilerà anche altri atti concernenti questa Istituzione.



Sono poi tutti operativi nella prima metà del Novecento e con l’ufficio a Châtillon i seguenti notai ad esclusione della Dott.sa Irene Fucile che esercitava nel nostro paese:


De Matteis Michele 

Vesan Lorenzo-Michele 

Vuillermin Grato-Vincenzo 

Fucile Irene 

 

Con questi ultimi nominativi si conclude l’elenco dei notai originari di Saint-Vincent o comunque di quei professionisti che in questo paese avevano bottega o di cui si ha una qualche menzione della loro attività nel corso dei secoli.


Bibliografia essenziale


A. Zanotto (a cura di), J.-B. de Tillier. Nobiliaire du Duché d’Aoste, Aoste, ed de la Tourneuve, 1970.


R. Cossard, Lo stemma comunale di Saint-Vincent e la storia della strega di Chenal, (sotto gli auspici del Lions Club Cervino), Aosta, Tip. Itla, 1983.


S.-B. Vuillermin, Brusson. Notices Historiques, 1923, (Torino, S.G.S., 1985, Riedizione anastatica).


E. Bollati, Le congregazioni dei tre stati della Valle d’Aosta, 3 voll., Torino, SGS, 1988-1989.


G. Forte, Frammenti di storia: “la Reconnaissance del 1502”, Aosta, Tip. Valdostana, 1993.


G. Roddi, Il “Coutumier”valdostano, (1588), Quart, Ao., Musumeci, 1994.


G. Forte, Denari e decime a Saint-Germain di Montjovet, Champdepraz e Emarèse, Milano, Emmepigi, 2002.


Cretier Piergiorgio


[1] In questi anni ho ricercato presso molte famiglie di questo paese le cosiddette “vecchie carte”; alla mia richiesta di consultare i vecchi documenti hanno risposto in tanti e posso assicurare il lettore che l’insieme dei documenti ritrovati, di grandissimo interesse storico per la nostra comunità, spazia letteralmente dal Sedicesimo secolo fino ai giorni nostri. Gli atti concernenti il patrimonio sono centinaia e dimostrano che dai notai si recavano sia le persone agiate che quelle con difficoltà economiche.

[2] Notai a Champorcher in: F. Baudin, Champorcher. La storia di una comunità dai suoi documenti, Aosta, Arti Grafiche Duc, 1999, pag. 145 e succ.

[3] Pochi studiosi locali si sono occupati in dettaglio della preparazione scolastica cui dovevano sottostare i notai prima di iniziare la loro carriera professionale. E’ comunque evidente che l’approfondimento di questo tema, e la conoscenza di quel mondo composto da un ristretto numero di persone, darà la possibilità di gettare uno sguardo su un “milieu” - quello notarile - che ha costituito il nerbo della cosiddetta “borghesia intellettuale” valdostana; la quale sarà a sua volta la classe dominante (anche sotto l’aspetto economico) dell’età moderna, nella nostra regione, più e meglio dell’aristocrazia (si noti come molti nobili dal ‘500 in poi, provenivano d’altronde da famiglie notarili e avvocatizie). Approfondimenti in (BAA), A. Barbero, Valle d’Aosta medievale, Napoli, Grafiche Liguori, 2000, pag. 230 e succ.

[4] O. Zanolli, Lillianes. Histoire d’une communauté de montagne de la Basse Vallée d’Aoste, Aoste, Musumeci, III voll., 1985-1988.

[5] Ibid., vol. II°, pag. 417 e succ.

[6] Sulla Cancelleria e sui Cancellieri di Aosta, cfr. J.-G. Rivolin, Note sulla “Charta Augustana” e sulla cancelleria di Aosta, in Histoire et Culture en Vallée d’Aoste. Mélanges offerts a Lin Colliard, Quart (AO), Musumeci, 1993, pag. 321-348; v. anche M. Costa, Notai, formulari e scritture, in Le più antiche carte del priorato aostano di Saint-Bénin (1239-1370), BAA, Aoste, 1988; sul lavoro dei Cancellieri, cfr. M.-L. Vallacqua Guariento, I codici liturgici decorati e miniati delle Biblioteche della Valle d’Aosta (sec. X-XIII), Quart (AO), Musumeci, 2000, pag 11 e succ.

[7] In proposito v. anche M. Costa, Une profession hautement spécialisée au moyen âge: le notaire, in Le messager valdôtain 2008, Aosta, p. 90 e succ. 

[8] Stando al giuramento del notaio G. Crétier avvenuto nel 1681, questo momento era caratterizzato da grande ufficialità; in ginocchio l’aspirante notaio doveva giurare di proteggere gli interessi di Sua Maestà, i poveri, gli orfani e le vedove. I suoi atti dovevano ricalcare fedelmente lo …stil coutumier du pays, quindi le leggi e tutte le disposizioni in materia.

[9] Si noti che il 3 agosto 1658, le Conseil général des trois états du Duché d’Aoste, aveva tra l’altro discusso sull’opportunità di introdurre un esame per coloro che aspiravano alla carriera notarile. Indiscutibilmente questo fatto porterebbe a pensare che negli anni precedenti erano accadute situazioni che necessitavano di una forte presa di posizione da parte dell’organo legislativo del Ducato d’Aosta. (In proposito, E. Bollati, Le Congregazioni dei tre stati della Valle d’Aosta, III° vol., pag. 235 e succ.).

[10] E’ il caso del notaio Jean-Joseph Péaquin che per la stesura dei suoi atti e documenti si serve degli scrivani Sulpice-Antoine Ravet (che non risulterebbe essere poi diventato notaio!) o anche del …sieur geometre Michel-Antoine Charbonnier. La presenza di un coadiutore sembra comunque diffusamente accertata perché si ritrova tale figura anche negli atti del notaio Sulpice Martinod che si serve per la stesura dei testi, dell’aiuto di tale Jean-André Rodoz de Saint-Vincent. Infine da ricordare che anche il notaio François Rigollet, per il suo lavoro, si serve di tale Jean-Bernard Artaz che cita sempre come …mon écrivin lasciando intendere che l’Artaz prestasse stabilmente la sua opera alle dipendenze del Rigollet.

[11] Il Coutumier del Ducato d’Aosta prese questo nome perché in esso sono raccolte tutte le leggi e le costumanze fino allora trasmesse solo oralmente ma giuridicamente vincolanti e obbligatorie. Il prezioso codice divenne operativo nel 1588 dopo che una commissione di saggi aveva lavorato per oltre quindici anni, riunendosi nei locali attigui alla chiesa di San Francesco di Aosta. L’approvazione ai contenuti del codice fu data a Torino il 12 agosto 1586 direttamente dal Duca di Savoia. Il Coutumier fu operativo fino al novembre del 1770 quando entrarono in vigore le Regie Costituzioni del Regno di Sardegna.

[12] Il Conseil général des Trois Etats, durante l’Assemblea tenutasi ad Aosta il 21 aprile 1625, su proposta del nobile Michel de Bosses, Vicebalivo del Ducato, decise di ricercare sedi in cui raccogliere e depositare gli archivi notarili, con particolare attenzione ai minutari dei notai deceduti; in particolare … a este resolu et ordonné que seront faictes riere toutes les parroisses et mandementz de ce pays des archives a pierre, chaulx et arene, voultées, capables pour reposer les escriptures et recevues desdictz notaires…(In proposito, E. Bollati, Le Congregazioni …, op. cit., II° vol., pag. 707 e succ.).  

[13] Sui Signa tabellionum o Seing tabellionel o ancora Segni tabellionari, cfr. E.-E. Gerbore, I notai ed i “Signa tabellionum”, in Il territorio di Fénis e della Rivière nel Basso Medio Evo, BAA, XI, Aosta, 1980. Lo studioso riporta numerosi “bozzetti” ricavati da pergamene o documenti cartacei redatti tra il 1288 e il 1371.

[14] E’ il caso del notaio Sulpice-Ambroise Charbonnier di Saint-Vincent che nella copertina di un testamento, da lui redatto nel marzo del 1817, aggiunge alla sintesi dell’atto anche un bellissimo disegno riproducente un volto bifronte di donna. In tempi relativamente recenti il disegno è a volte sostituito da una frase del Vangelo o da una massima sulla morale o sul senso della vita.

[15] Bellissimi e ricercati esempi di capolettera possono essere ammirati in alcuni volumi presenti nell’Archivio Storico del nostro comune; mi riferisco in particolare a cinque grandi tomi (in fase di restauro) con copertina in legno e sovracopertina in pelle, all’interno dei quali sono contenute le reconnaissances passate dagli abitanti di Saint-Vincent nel XVII secolo al conte Luigi Solaro di Moretta, fruitore dei diritti dotali della sua sposa Paule, figlia di Claude di Challant; altri bellissimi esempi di capolettera sono visibili in alcuni volumi conservati nell’archivio della locale parrocchia.

[16] Il testo dell’editto ducale è riportato integralmente da J.-A. Duc, Histoire de l’église d’Aoste, (6° volume, pag. 40 e 41), 2ème éd., Aoste, La librairie valdotaine, 1993.

[17] In proposito, cfr. G. Roddi, Il “coutumier” valdostano, (1588), Quart (AO), Musumeci, 1994, pag. 41 e succ.

[18] All’interno di un fondo privato ho trovato un bi-foglio manoscritto, molto liso, (presumibilmente risalente alla prima metà del XVIII secolo), con alcune parti del testo lasciate volontariamente in bianco; questo documento, che quasi sicuramente il notaio (non identificato) portava con sé, serviva come “bozza” al testo che il professionista si apprestava a scrivere, ricopiandone integralmente la struttura dell’atto.

[19] I casi di donne presenti in qualità di testimone sono molto rari.

[20] Tali documenti sono anche detti Traité de mariage. In alcuni casi sono stati redatti lo stesso giorno del matrimonio mentre in altri casi precedono anche di alcuni mesi la data delle nozze.

[21] Al Contrat de mariage, che come già detto è di natura patrimoniale, seguivano le cosiddette Fiançailles; questo era l’atto con cui gli sposi, recandosi in parrocchia con i testimoni e solitamente davanti al parroco o ad un suo delegato, promettevano di sposarsi secondo il rito della Chiesa, di accogliere ed allevare i figli che Dio avrebbe inviato loro, impegnandosi anzitutto ad insegnargli la religione. Questo tipo di atto, annotato nei Registre des Fiançailles, mantiene la sua validità fino alla tarda metà del Novecento.

[22] Contrat de mariage entre Jean-Claude de Jean de Martin d’égrège Simon Obert d’Ayas et Catherine de Martin de Jacques de Guilliaume (… ?), 1704, 18 novembre. Pierre Obert d’Ayas, notaire Ducal … che redige l’atto …au village de Tassard pertinences de Ponteys, mandement de Châtillon. (Documento dell’Autore).

[23] Nell’Archivio parrocchiale di Montjovet (IV-24) è depositato un documento abbastanza singolare risalente all’11 agosto 1785; in questo …J.-Pierre Buillas de Rodoz fait son testament, écrit par le curé, ne pouvant y être un notaire. Il fatto si potrebbe tranquillamente giustificare nel gravissimo stato di salute del Buillas; la presenza del parroco in quella località di alta montagna potrebbe essere stata dettata dalla necessità di portare il sacramento dell’Unzione degli Infermi ad un malato che avrebbe anche colto l’occasione per dettare le sue ultime volontà al sacerdote.

[24] Testament conduit et ordonné par Jean-Vincent de feu Claude Obert natif et habitant de la paroisse de Saint-Vincent, 1775, 2 Juillet. Notaio Jean-Michel Séris. (Documento dell’Autore).

[25] In quasi tutti i testamenti da me ritrovati e concernenti persone abitanti sulla collina del nostro paese, è specificamente richiesta l’inumazione nel cimitero di Moron, anticamente situato nei pressi della chiesa di San Maurizio.

[26] Questo sembra succedere soprattutto nei secoli XVIII e XIX.

[27] Questo aggettivo lo si ritrova nel periodo in cui la Valle d’Aosta diventa parte della Repubblica Francese.

[28] Sulla figura del Segretario Comunale, sulle sue funzioni e sugli organi che lo controllavano dopo le modifiche apportate alla legislazione nel 1762, cfr. A. Celi, L’attività delle comunità nel XVIII secolo, in Le rôle des communautés dans l’histoire du pays d’Aoste, Ed. Conseil de la Vallée d’Aoste, Quart (AO), Musumeci, 2006, alla pag. 130 e succ.  

[29] E’ il caso del notaio Jean-Jacques Jacqueminaz-Andrion che lascerà pochissime tracce della sua professione in quanto per lungo tempo sarà castellano del maniero di Montjovet e nel contempo anche amministratore dei beni della famiglia Challant. Per approfondimenti sui Fermiers dei Conti di Challant (compiti, attività e compensi), cfr. Les fermiers du comte de Challant, in J.-A. Voulaz, Histoire de papier, Ed. Commune de Brusson, pag. 19, Quart (AO), Ed. Musumeci, 2000.

[30] Lo studio che mira a conoscere i nominativi dei sindaci di Saint-Vincent, dal 1531 ai nostri giorni è tutt’oggi inedito a causa delle troppe lacune.

[31] E’ il caso dei notai Philibert, Pantaléon e Nicolas Mistralis; di Pierre-Vincent e Jean-Baptiste Regis; di Jean-Joseph Péaquin; di Jean-Antoine Michod; di Claude-Anselme Lachet; di Jean-Jacques Jacqueminaz-Andrion e di Jean-Antoine Jacqueminaz-Andrion; di Antoine Boniny e, infine, di Jean Ravet.

[32] Tra gli altri si segnala il notaio Jean Ravet con funzioni di Procuratore della chiesa di San Maurizio di Moron in un periodo compreso tra il 1765 e il 1783. Questo notaio, attivissimo nella sua veste di amministratore, in occasione della festa patronale di Moron del 1767 pagherà dall’artigiano Joseph Piazzola Rosso di Varallo (e per un importo pari a 12 lire) …pour le supplément de l’achat d’une croix offerte à ladite église à la St Maurice compris la façon du manche… Lo stesso nel 1770 paga 211 lire per l’acquisto di un calice in argento necessario al culto in quella chiesa; il prezioso (e evidentemente necessario) oggetto per il culto, come egli stesso affermerà successivamente, è … le meilleur qui esiste maintenant… (Documento conservato in un fondo privato).

[33] Il notaio Jean-Antoine Berruquier fu per lunghi anni Procuratore della Confraternita del Santissimo Sacramento di Saint-Vincent.

[34] E’ il caso del notaio Sulpice-Ambroise Charbonnier che sicuramente favorito dal fatto di essere nativo e residente a Moron, fu scelto dal Conséil de la Fabrique della locale parrocchia per insegnare ai bambini della scuola di quella frazione con ottimi risultati e lusinghieri apprezzamenti da parte delle autorità religiose e civili e dalle stesse famiglie degli scolari; si ricorda che la scuola di Moron era gestita direttamente dalla parrocchia di Saint-Vincent attraverso un Conséil composto da sacerdoti e da laici.

[35] E’ il caso di un atto rogato dal notaio Baltazard Barat in frazione Cillian il 15 settembre 1717; il professionista, con l’intento di chiarire esattamente sul documento il luogo in cui si svolge l’azione, chiarisce che l’atto è rogato…sur la place devant les crottes à vin des frères Gorris… (Fondo Privato).

[36] …in fondo era un po’ come chiamare i defunti a testimonio degli atti e garantire una maggiore solennità a quanto stabilito. (E.-E. Gerbore, Le comunità nel medioevo, in Le rôle des communautés dans l’histoire du pays d’Aoste, op. cit., pag. 21).

[37] Naturalmente, dalla lettura dei rogiti, si accerta che l’atto stipulato nella stalla avviene sempre in ore diurne per evidenti problemi di illuminazione.

[38] L’affermazione è tutta da verificare e in queste pagine è solamente proposta come ipotesi ma certo è curioso che in frazione Grand-Rhun (località in cui per molto tempo hanno abitato e lavorato i notai Trèves) sia tutt’oggi visibile sulla facciata di una casa sicuramente antica e di discreta fattura, un affresco datato 1708 e dedicato alla Vergine d’Oropa attorniata dai Santi Vincenzo, Lorenzo, Anna e Barbara che certamente costò parecchio denaro al suo committente; la cosa si ripete su di un’antica abitazione a Salirod (villaggio dei notai Obert), dove si ammira un’antica, preziosa, e purtroppo non datata, Trinità; a Clapéaz (villaggio dei notai Péaquin dove all’interno di una nicchia è dipinta una rimarchevole Pietà); a Feilley (frazione abitata dal notaio Clappey), dove su un’abitazione tardogotica di bellissima e ricca fattura si ammira, tra eleganti finestre a goccia rovesciata, un pregevole affresco datato 1707, riportante una Crocifissione e infine a Moron, frazione notoriamente abitata nel corso dei secoli da numerosi notai. Qui nella parte posteriore di una grandissima abitazione, databile al tardo cinquecento e nota anche con il nome di Maison Communale (o Le Sale), si può ammirare un grande affresco inserito in doppia cornice d’oro, rappresentante una Vergine con Bambino tra due santi.

[39] Secoli dopo la locale Amministrazione Comunale ha titolato a questo magnanimo personaggio un breve tratto di strada nei pressi della chiesa del borgo.

[40] ANP (Archives National Paris), Délibération faite par le Conseil Municipal de la Commune de Saint-Vincent, Bobina F3 II, Doire. In proposito cfr. Andrea Désandré, Le municipalità nell’era francese (1798-1814), in Le rôle des communautés dans l’histoire du pays d’Aoste, op. cit., pag. 209, nota 27.

[41] La carta originale, già riportata nel mio volume La fede dei semplici. Cappelle, oratori e altre testimonianze iconografiche di fede a Saint-Vincent (Aosta, Tip. Duc, 1999), è conservata in un fondo privato.

[42] In proposito cfr. il mio studio La fede dei semplici,… (op. cit.), pag. 70 e succ.

[43] Approfondimenti in: M. Orlandoni, Antiche monete in Valle d’Aosta, Quart (AO), Musumeci, 1983 e in: Le monete antiche in Valle d’Aosta, edito a cura di Région Autonome de la Vallée d’Aoste, Conseil Régional, Aoste, Tip. La Vallée, 1995.

[44] E’ il caso di un atto di vendita di un Chamberal esistente in frazione Valmignanaz effettuato il 25 luglio 1850 da Michel-Joseph Obert a favore di Pierre-Antoine Mellé. Il notaio Sulpice Martinod, in chiusura di documento, annota che l’atto è stato rogato alle cinque di mattina. (Documento in possesso dell’Autore).

[45] Il notaio Jean-François Perret (come d’altronde altri suoi colleghi) annota frequentemente in apertura di documento, che la stesura dell’atto avviene al mattino …après la celebration des divins offices... (Fondo privato).

[46] Anche se non va dimenticato che i secoli sedicesimo e successivo sembrerebbero coincidere con il periodo d’oro dell’economia …de la montagne de Saint-Vincent, che com’è noto basava le sue risorse sulla vendita dei cereali prodotti in abbondanza sul territorio.

[47] Con il progetto di scolarizzazione delle genti di campagna, attivato in campo diocesano dai vescovi di Aosta verso la metà del XVIII secolo, questa gravissima mancanza tende gradatamente a diminuire fino a scomparire del tutto alla fine del secolo successivo.

[48] Le abbreviazioni riguardano soprattutto i nomi dei mesi che, in francese, sono sintetizzati nel seguente modo: 7bre (septembre), 9bre (novembre), Xbre (décembre).

[49] In proposito, G. Forte, Denari e decime a Saint-Germain di Montjovet, Champdepraz e Emarèse, Milano, Emmepigi, 2002.

[50] Si ritiene opportuno segnalare anche il religioso Jean de Cillian (parroco di Saint-Marcel), che nel corso del 1362 figura come co-testimone ad un atto con il quale Godefroy de Challant (canonico di Sion e parroco commendatario di Saint-Vincent), infeuda un prato che egli possiede a Pontey; il rogito avviene all’interno del cimitero di Saint-Marcel.

[51] G. Forte, Denari e decime…, op. cit.

[52] AHR, Fonds Vallaise. Cat. 71, mazzo II, 1403-1774.

[53] Cfr. in proposito: S. Bertolin/E.-E. Gerbore, La stregoneria nella Valle d’Aosta medievale, Ed. Musumeci, Quart, (AO), 2003. La sintesi della storia di Caterina e del processo per stregoneria è riportata a pag. 52 e succ.

[54] In proposito: S. Bertolin/E.-E. Gerbore, La stregoneria…, op. cit., pag. 52 e succ.

[55] R. Cossard, Lo stemma comunale di Saint-Vincent e la storia della strega di Chenal, Aosta, Itla, 1983, pag. 15.

[56] Ibid.

[57] Ibid.

[58] Ibid., pag. 15 e succ.

[59] Archivio Prévðté de Saint-Gilles de Verrès, XXVI-3.

[60] L’atto solenne del 1433 concerne la ratifica dell’infeudazione avvenuta nel 1393; dalle carte sembrerebbe di poter affermare che all’epoca il percorso del canale era stato ultimato.

[61] G. Forte, Denari e decime…, op. cit.

[62] Ibid.

[63] Il documento, consistente in una lunghissima pergamena a sviluppo verticale, è conservato nell’Archivio Comunale di Saint-Vincent ed è stato restaurato nel corso del 1991. Il contenuto del testo è stato ritrascritto e studiato da Giancarlo Forte nel 1993. Successivamente lo studioso ha dato alle stampe il risultato del suo lavoro; in proposito: G. Forte, Frammenti di storia: La “reconnaissance” del 1502, Aosta, Tip. La Valdostana, 1993.

[64] Archivio Prévðté de Saint-Gilles de Verrès, XXVII-2.

[65] Questa famiglia sarebbe stata nobilitata nel 1494 dall’Imperatore Massimiliano dopo la battaglia di Villach in Austria, secondo quanto affermato da J.-B. de Tillier nel suo Nobiliaire du Duché d’Aoste (Aosta, 1970, pag. 512-515); il ramo nobile dei Régis di Saint-Vincent si sarebbe estinto in questo paese nel 1715.

[66] Dal 1968 i cosiddetti Registres du Pays, dopo innumerevoli vicissitudini, sono conservati presso l’Archivio storico Regionale di Aosta.

[67] Questi importanti registri furono trascritti da Emanuele Bollati verso la fine del 1800 e furono stampati quattro tomi; nel biennio 1988-’89 la Presidenza della Giunta Regionale della Valle d’Aosta in occasione delle celebrazioni del 40° anniversario della promulgazione del nostro Statuto, decise di far ristampare i quattro introvabili volumi. In proposito v. E. Bollati, Le congregazioni dei Tre Stati della Valle d’Aosta (Les Etats Généraux de la Vallée d’Aoste), Torino, SGS, 1988-1989.

[68] Lenty, villaggio della collina di Saint-Vincent.

[69] Anche Lacheriette. Questa nobile famiglia si estinse definitivamente con la morte di Claudina Giuliana (moglie dello storico nonché Segretario del Ducato d’Aosta Jean-Baptiste de Tillier) deceduta il 6 settembre 1712. Si noti che il de Tillier convolerà a seconde nozze con la nobile Susanna Francesca Sarriod d’Introd e tra i figli di questa coppia (sei) si deve annoverare anche il religioso Philibert-Amedé de Tillier, parroco di Saint-Vincent dal 1762 fino al 1793.

[70] Quell’anno è presente sia nella riunione del 31 marzo che in quella del 17 novembre.

[71] Frazione della collina di Saint-Vincent.

[72] L’atto, oggi conservato nell’Archivio notarile di Aosta, è riportato in versione quasi integrale da O. Zanolli in: Lillianes, vol. II, pagg. 419 e succ.

[73] Per maitre si intende una persona avente una particolare specializzazione.

[74] Documenti conservati in fondi privati.

[75] Archivio parrocchiale Montjovet, IV-9.

[76] Documento conservato in fondo privato.

[77] Ibid.

[78] Il 26 ottobre 1616, unitamente all’altro collega notaio François Calppey, Jean-Antoine Michod è ad Aosta per rappresentare in qualità di sindaco la nostra comunità all’Assemblea dei Tre Stati; nel 1638 è nuovamente ad Aosta insieme al collega sindaco Jean Trèves. In seguito lo ritroveremo a rappresentare questo paese alle assemblee del 1642 e 1658.

[79] Ibid.

[80] R. Cossard, Lo stemma comunale…, op. cit., pag. 19.

[81] Ciò non ostante un suo atto del 15 nivose (gennaio) 1799, è rogato all’interno di una cantina che detto notaio possiede nel borgo di Saint-Vincent. (Documento in possesso dell’autore).

[82] Per quanto incredibile possa sembrare questo cognome appare scritto in due modi diversi: Bouteille e Boteille (in un caso è addirittura Botelle!) e si noti che le varianti sono espresse proprio dai notai aventi questo cognome; generalmente è comunque Bouteille e a questa variante mi sono adattato in tutti i casi.

[83] E’ probabile che il notaio Ravet si sia sposato due volte; nel primo caso con tale Marie-Anne Thuégaz e successivamente (tra il 1739 e il 1744) con Marie-Anne Page.

[84] Oggi Clapéaz.

[85] Suoi atti a favore di privati sono conservati anche nell’archivio parrocchiale di Montjovet e risultano essere compresi tra gli anni 1819 e 1837.

[86] Documento conservato in un fondo privato.

[87] Approfondimenti su questo personaggio in: S. Vesan, Torgnon. Recherches historiques, Aoste, Tip. La Valdotaine, 1993, II voll. (secondo volume, pag. 104).

[88] Poesia pubblicata in: A. Hosquet, La chiesa di Saint-Vincent attraverso i secoli, Aosta, Tip. Valdostana, 1974.

[89] Lo scritto è riportato sul Bulletin Paroissial de Saint-Vincent, XXIVème année, n. 6, Juin 1983, pag. 3 e successive.

[90] G. Ciardullo, Asilo infantile Crétier-Joris in Saint-Vincent, Quart (AO), Musumeci, 2002.