I ru

Il Ru Courtaud o Ru d'Amay o de la Montagne

La storia ci racconta che nel XIV° secolo…la sécheresse ravageait les campagnes e che conseguentemente l'economia delle famiglie della collina di Saint-Vincent era al collasso così come le condizioni di vita. Nel 1393, decisi a mutare questa terribile situazione, un gruppo di capifamiglia a nome loro e degli altri abitanti delle frazioni de la montagne, si presentò al cospetto del potente signore Ibleto di Challant per domandare l'autorizzazione allo scavo di un canale per convogliare parte delle acque del ghiacciaio del Monte Rosa fino al Colle di Joux. Avuto parere positivo questi pionieri si riunirono il 14 luglio nella casa del notaio François Franquini sita nel borgo di Saint-Vincent per regolarizzare con atto notarile la situazione e per versare a Ibleto di Challant la somma pattuita: 24 fiorini d'oro zecchino. Successivamente la titanica opera prese avvio tra enormi difficoltà, incertezze e problemi di varia natura. Il tratto di canale compreso tra la partenza e la sella del Colle di Joux misura oltre 22 chilometri, l'opera si sviluppa a non meno di 1800 m circa s.l.m. e sono quindi evidenti le problematiche connesse a tale manufatto. Nel frattempo persone di Emarèse e Challant-Saint-Anselme che avevano i nostri stessi problemi causati dalla mancanza d'acqua avevano chiesto di poter entrare nell'associazione con pari diritti e doveri. Naturalmente la loro richiesta venne accolta. Ci vollero quarant'anni di immane lavoro per vedere finalmente scorrere l'acqua sull'arida collina di Saint-Vincent e nelle altrettanto asciutte campagne dei due citati paesi limitrofi. Naturalmente l'acqua era anche necessaria per il funzionamento dei mulini da grano, e che risulta fossero presenti in gran numero su tutta la collina. Le acque del Canale Courtaud, che prendono il nome dalla località di presa della preziosa risorsa sono ormai ininterrottamente e da oltre seicento anni, un'importante garanzia per le nostre assolate ma arse campagne di Saint-Vincent. Non risulta che lo scorrimento dell'acqua sia venuto meno durante la terribile peste del 1630 che notoriamente decimò la popolazione della valle d'Aosta. Nel 1960 a Saint-Vincent venne costituito il moderno Consorzio del Ru Courtaud che ebbe come primo presidente il signor Lucien Morise di Moron. Scopo di questa rinata associazione era quello di ricostruire l'intero tracciato del Ru -cosa che, in effetti, avvenne con il solito concorso delle popolazioni di Emarèse e Challant- e procedere ad una migliore distribuzione dell'acqua con sistemi moderni nonché provvedere alla costruzione di strade interpoderali e più in generale curare il territorio. Verso la fine del secolo il citato Consorzio si allargò e ad esso entrarono a far parte anche altre realtà simili presenti sul nostro territorio comunale: il Ru de la Plaine e il Consorzio di Sablon. Attuale presidente è il signor Torrent Mirco. L'incredibile iniziativa di uno sparuto gruppo di capifamiglia nel 1393 di fatto ha creato quello che tutt'oggi è il più antico Ente presente a Saint-Vincent.

Il Ru de la Plaine, o Magnus Rivus Sancti Vincentii

L'atto di infeudazione del Ru de la Plaine risale al 17 agosto 1325 e fu dato da Pierre signore di Châtillon a favore dei fratelli Pierre, Jean, Boniface e Jaquême signori di Montjovet che a loro volta lo "girarono " a favore della comunità di Saint-Vincent rappresentata da Barceloz di Cillian, d'Aymonet de Corgnon e da Jacques de Clos tutti citati con la qualifica di bourgeois. La carta dell'infeudazione redatta dal notaio Nicolas-Joconde-Victor Novallet ci parla di atto voluto e costituito … sans violence, furberie, ni fraude aucune. Anche questo canale che tra pochi anni festeggerà i suoi "primi" settecento anni continua tutt'oggi ad essere un'importante garanzia per le locali popolazioni sempre assetate d'acqua così necessaria alle campagne e alle colture agricole in generale. Dagli archivi abbiamo notizia che nel corso dei secoli vi furono frequenti diatribe tra la nostra comunità e quella limitrofa di Châtillon a proposito delle quantità d'acqua immesse nel canale le quali -alle volte abbondanti- provocavano smottamenti del terreno oppure perché da questo canale vi erano prelievi non autorizzati e non codificati nelle antiche concessioni a cui ci si richiamava in continuazione. Il Canale de la Plaine, che prende questo nome dal fatto che scorre in gran parte su terreni pianeggianti, era anche alimentatore di numerosi mulini da grano, forge e frantoi presenti in particolare nei villaggi di Moulins e di Favret nonché di alcune piccole centrali per la produzione di energia elettrica.

Il Ru d'Arlaz

Non si conosce la data di infeudazione e costruzione del Ru d'Arlaz anche se verosimilmente questo manufatto dovrebbe risalire alla seconda metà del XIV° secolo. Il canale, che ha inizio a Ponthey nei pressi del villaggio di Arcesaz in Comune di Brusson, ha uno sviluppo di circa quindici chilometri di cui otto tra Brusson e Challant. E' noto con il nome di Ru d'Arlaz in quanto dalla località che porta questo nome supera le montagne che dividono la Valle d'Ayas da quella centrale della Dora per dirigersi e distribuirsi cammin facendo sulle campagne di Verrès, Emarèse, Montjovet e infine, anche se per minima parte, Saint-Vincent. Anche in questo caso si hanno notizie di problemi causati da comunità che pur senza averne titolo prelevavano con abbondanza l'acqua del canale causando così enormi disguidi e conseguente siccità ad altri che invece avevano secolari diritti. Frequentemente a seguito di questi fatti i responsabili del canale citavano in giudizio gli abusivi o coloro che comunque esageravano nel prelievo o non effettuavano questa operazione nei giorni consentiti e statuati. Nei decenni passati anche questo canale è stato pressoché rifatto nella sua totalità e per molti chilometri oggi scorre sottoterra; si è purtroppo persa la poesia collegata allo scorrere dell'acqua nel fitto dei boschi o in mezzo a verdi campagne ma nel positivo questa scelta garantisce che le quantità immesse alla partenza siano poi uguali a quelle che si ritrovano all'arrivo.

Il Ru des Gagneurs

L'atto d’infeudazione del Ru des Gagneurs non è mai stato rintracciato ed è, purtroppo, probabile che sia andato perso. Il canale ebbe origine nel 1330 circa, anno in cui Pierre de Châtillon figlio di Ebalo detto Il Grande, interpretando le necessità dei suoi sudditi riuscì ad ottenere da Pierre signore di Châtillon, figlio di Gotofredo, la concessione di deviare le acque dalla Valtournenche, a valle di Antey-Saint-André, e di convogliarle verso il comprensorio agricolo del citato paese mediante costruzione di un canale che fu denominato Ru des Gagneurs, Rivo dei vincitori. Questo appellativo, che tutt'oggi distingue questo da altri rivi, gli derivò dal fatto che la pratica per ottenere la concessione e il susseguente lavoro furono lunghi, irti di tante difficoltà e caratterizzati da tanta tenacità. Sembrerebbe quindi che tale opera così necessaria alle campagne del paese limitrofo a Saint-Vincent sarebbe nata non dall'iniziativa popolare ma discussa e attuata "a tavolino" tra nobili, peraltro coinvolti da stretti vincoli di parentela. L'originaria portata del canale era agli inizi molto limitata poiché le asperità e l'andamento del terreno su cui operavano i tecnici e i costruttori erano estremamente ostici al lavoro dell'uomo. Le grandi difficoltà poste dalla natura, e la lunghezza del corso del canale che si sviluppa per circa otto chilometri, furono, infatti, i principali ostacoli incontrati dai costruttori. Con l'entrata in funzione del canale si corressero molti errori relativi al tracciato e apparvero quindi più precisi i tratti da correggere e quelli da potenziare. Questo antichissimo canale ha una sua grande importanza per una parte delle campagne di Saint-Vincent in quanto tutt'oggi riversa sul territorio di Biègne, Crovion e di Orioux il prezioso dono dell'acqua.

Ru del Pan (o du pain) Perdu

le grand rû qui, partant d'Antey-Saint-André, drainait les eaux du Marmore pour les conduire dans les parties hautes de la colline de Châtillon, fut abandonné. De nos jours on peut observer les ruines hardies de ce Ru de Pan Perdu. Così leggiamo in una vecchia carta che ci parla di questo canale e che miscela storia e leggenda. Non esiste nessuna carta relativa alla concessione feudale ma da labili tracce sembrerebbe poter datare questo rivo al XIII° secolo. Nella media Valle sarebbe quindi antecedente ad altri tutt'oggi operativi sul territorio di Châtillon e Saint-Vincent; la sorpresa deriva invece dal fatto che presumibilmente quest'opera non era rivolta alle citate comunità bensì al comprensorio di Saint-Germain Montjovet. Alcuni manufatti ancora esistenti sulla parte alta della collina di Châtillon dimostrerebbero, calcolando quote del canale e pendenze necessarie allo scorrimento dell'acqua, che il Ru del Pan (o du Pain Perdu) doveva servire alle campagne del comprensorio soggetto al controllo della signoria di Montjovet. Purtroppo però mancando le carte non è possibile dire altro se non affidarsi alle ipotesi che vorrebbero il canale attraversare le gole del Grand-Valey, per mezzo di tronchi d'albero di grandi dimensioni scavati per l'uso, nei pressi della località denominata Trean. La denominazione data alle strutture rimaste ha un doppio significato: secondo gli uni significa che quest'opera costata denaro ha prodotto solo il nulla e quindi il pane consumato dai lavoranti è andato perso. Il termine pan indica invece un manufatto dirupo, di nessun utilizzo e di nessuna funzione pratica.

Il torrente Grand-Valey

L'idea, data anche dal nome, è quella di un grande torrente, ma la realtà suffragata da ricordi anche recenti è assai diversa. Il Grand Valey nasce a circa duemila metri dalle pendici del monte Zerbion, e non esistendo in quota ghiacciai o nevi perenni, il torrente è il risultato di acque piovane e rigagnoli formatisi dallo scioglimento delle nevi. Per buona parte dell'anno è asciutto, ma basta una precipitazione perché tutte le acque, (di tanta parte della collina di Saint-Vincent), si raccolgano e, sovente in modo rovinoso, precipitino a valle. Da tempo immemorabile si tramanda la leggenda secondo cui un’enorme catastrofe, sotto forma di acqua e fango, avrebbe inghiottito parte del nostro paese. Di preciso e certificabile non c'è nulla ma seguendo un'immaginaria linea nord-sud è possibile rilevare che la zona, di sbocco del torrente a lato di Capard dopo le strette gole è conosciuta dagli anziani con il nome di <>. E’ noto che quando poco a sud si scavò per costruire la casa di riposo per anziani e più in basso l'albergo Billia, furono trovate testimonianze romane (manufatti, sepolture e altro materiale). Scendendo ancora, in direzione Moulins, non vi sono edifici antichi; la stessa cosa si riscontra ancora più in basso e nel borgo di Saint-Vincent. E' credibile questa grande sciagura presente nei racconti degli anziani, ed è altrettanto probabile che il corso del torrente sia stato deviato dal formarsi di una diga di detriti dopo un lungo periodo di piogge. Durante lo scavo di molte abitazioni della zona si è trovato, a grande profondità, uno spessore consistente di terreno alluvionale. Il nome dello stesso abitato di Torrent-Sec, a sud di quest’immaginaria linea retta, è da collegare sicuramente ad un cambio del corso del canale che ora scorre più a ovest. Di certo, del Grand Valey, sappiamo assai poco, ma parlando di questo torrente non possiamo non citare la cinquecentesca chiesetta di Tromen. Voluta dalla popolazione, posizionata a pochi metri dall'acqua e dedicata a Nostra Signora delle Nevi, è il frutto della volontà di tante persone che con la sua costruzione cementarono fede, speranza e ancestrali paure. Sappiamo che fu benedetta nell'anno 1747 dall'allora parroco Chentre, ma la costruzione originale assai più piccola e ora inglobata nel tempio risalirebbe al sedicesimo secolo. Il 14 marzo 1746 gli abitanti delle frazioni vicine regolarizzarono, davanti al notaio Ravet, un legato consistente in una Messa cantata da celebrarsi nel giorno della festa della Madonna delle Nevi. La loro grande fede li portò a garantire per decenni questo legato che si impegnarono a soddisfare anche a nome dei loro successori. Nel 1892 le acque del Grand Valey in piena, a seguito di torrenziali piogge, formarono un argine gigantesco proprio ai piedi della cappella. Ma già nel secolo precedente vi erano stati momenti di grande paura causati appunto da enormi quantità d'acqua. Un anziano raccontò al parroco Charles Bich di un periodo, caratterizzato da forti piogge, in cui il Grand Valey s'ingrossò talmente da indurre alla fuga dalle loro abitazioni i residenti, che comunque vivevano continui momenti di tensione. Costoro in processione raggiunsero molte volte la Cappella rimanendovi per ore in preghiera domandando protezione. Con certezza il Grand Valey occupa un posto importante nella memoria degli anziani. Amato, odiato e indispensabile è comunque il torrente di cui ci si serviva per l'irrigazione delle campagne situate a est e a sud del paese e per le varie attività artigianali di quella zona. Con certezza era da questo torrente che l'acqua canalizzata raggiungeva i vari laboratori siti nel canalone di Perrière e più in basso, anche se solo in modo frammentario, quelli di Moulin, Cisseyaz e Renard. Ai nostri giorni molte paure sono sopite in quanto l'alveo del torrente è stato arginato ma gli anziani della zona ripetono sommessamente: …vedrete, un giorno il Grand Valey tornerà ad essere grande...