Parrocchia di San Vincenzo

La superficie della parrocchia di San Vincenzo Martire, occupa, crediamo fin dalla sua origine, il corrispondente territorio del nostro attuale comune. L'edificio sacro è molto antico, e nel corso dei secoli è stato frequentemente e pesantemente rimaneggiato. Nell'area su cui sorge la parrocchiale di Saint-Vincent la continuità d'uso è attestata a partire dall'età del bronzo finale. Tale insediamento si sviluppa in epoca tardo-romana e le vestigia di un impianto termale attestano una villa di grandi dimensioni. (...) Tali installazioni risalgono al III sec. ma nella seconda metà del IV sec. sul lato meridionale dell'abitazione viene costruita un'abside con quattro contrafforti. (...) Le strutture murarie romane vengono reimpiegate per accogliere alcune tombe privilegiate. (...) Si può quindi supporre che un primitivo luogo di culto fosse destinato alla comunità cristiana già dal V secolo (Bonnet-Perinetti, 1987). Pare quindi ormai accertato che nel nostro piccolo borgo esisteva un luogo di culto primitivo già molti secoli prima dell'anno mille. Discordanti, confuse e tuttora avvolte nell'ombra, sono le motivazioni che portarono alla nascita della parrocchia e alla dedicazione di questa a san Vincenzo. Monsignor Duc nella monumentale «Histoire de l'église d'Aoste» e l'Abbé Henry nella sua «Histoire de la Vallée d'Aoste» ci ricordano, coralmente, che il 31 luglio dell'anno 448 morì a Ravenna il vescovo Germano d'Auxerre. L'imperatore francese Valentino, o Valentiniano III, che aveva grande stima e considerazione di quest'uomo di Dio, si attivò affinché la salma ritornasse in Francia terra d'origine del defunto. La tradizione popolare racconta che il corpo imbalsamato, riccamente addobbato e accompagnato da un gran numero di alti prelati, nobili, soldati e popolani, attraversò la pianura del Po per dirigersi verso il valico del Piccolo San Bernardo; alla sera il corteo sostava all'interno di luoghi di culto dove il corpo era deposto per la notte e dove erano celebrate solenni funzioni religiose. La tradizione vuole che una di queste fermate sia avvenuta qui a Saint-Vincent dopo aver sostato a Bard, ad Arnad, dove tale centro ebbe come patrono fino al XII secolo proprio Germano, e probabilmente nel piccolo ma importante centro di Saint-Germain (paese che avrebbe adottato successivamente questo nome in ricordo di quell'avvenimento). C. Bonnet e R. Perinetti ipotizzano quindi l'esistenza di un luogo di culto per la comunità di Saint-Vincent già nel V secolo; una necropoli cristiana è infatti stata posta in luce nell'area dove sarà costruita intorno al XI secolo l'attuale cripta. Erroneamente alcuni storici attribuiscono la costruzione di questa cripta al secolo IV. La prima informazione documentale relativa a questa parrocchia è contenuta in una bolla, datata 26 febbraio 1153, che papa Eugenio III indirizzò da Roma al priore benedettino di Ainay, una grande abbazia posta nella valle del Rodano nei pressi di Lione; attraverso questo documento il pontefice prende sotto la sua protezione l'importante sede benedettina, i suoi beni e numerosi territori e dipendenze. Si tratta della nota abbazia di Ainay, che le carte indicano fin dalla sua edificazione posta sotto la protezione di san Martino. Nel citato documento il papa affida al controllo dell'abate anche alcuni possedimenti importanti siti nella nostra Regione; tra questi si segnalano le chiese di sant'Eusebio di Quart, di sant'Ilario di Nus nonché quelle di Saint-Barthélemy e Saint-Vincent: ...in Augustensi parrochia (...) ecclesias Sancti Eusebii, Sancti Ilarii, Sancti Bartholomei... e appunto ...Sancti Vincentii... Anche la chiesa di sant'Eusebio di Quart verso il 1150 fu affidata dal Capitolo della Cattedrale ai benedettini di Ainay. Non sappiamo invece quando le chiese di Nus, Saint-Barthélemy e Saint-Vincent passarono sotto Ainay; ma a questo punto sarebbe lecito ipotizzare che la cessione relativa alla chiesa di Quart, di cui non si conosce la data, non abbia interessato qualche tempo prima anche Saint-Vincent e le altre parrocchie? E i Santi Germano e Vincenzo? Di San Germano possiamo ipotizzare, seguendo la tradizione popolare, che la salma durante il trasferimento da Ravenna verso Auxerre sia stata effettivamente accolta in un edificio religioso presente a Saint-Vincent, ma ribadiamo che tale ipotesi non è assolutamente documentata. Da sottolineare poi che la scelta di porre questo paese sotto la protezione di Vincenzo potrebbe essere stata occasionale e assolutamente non collegata al nome di Germano e ad una presunta "sosta" della salma nel paese. L'unica cosa che sembrerebbe collegare Germano a Vincenzo è un'immagine contenuta in un antico codice, risalente al XII secolo, conservato nella biblioteca della città francese di Auxerre che raffigura i due santi posti uno accanto all'altro. Il parroco Bich nel suo Cahier sostiene che in realtà la chiesa più importante presente in questo paese all'alba del primo millennio non era quella del borgo ma quella di Moron, o comunque un edificio idoneo al culto presente in quella località; tale interessante ipotesi si basa sul fatto che Moron, e le altre frazioni della collina, era forse in quel lontano periodo economicamente molto più importante del borgo e forse anche più densamente abitato. L'ipotesi offerta dal parroco Bich è anche riconfermata da uno Stato della Parrocchia redatto nel 1910 dal parroco Alliod ma questo è sicuramente da addebitare ad una particolare lettura delle carte esistenti e ad una ricopiatura delle stesse. Queste affermazioni non impediscono affatto di credere che anche nel paese esistesse una chiesa in quei lontani periodi. La domanda che ci poniamo a questo punto è: in quale epoca il luogo di culto presente nell'attuale borgo Saint-Vincent venne elevato a parrocchia? Una questione questa a cui probabilmente non si potrà mai dare risposta definitiva. La sola cosa certa è, ripetiamo, che Saint-Vincent figura già nel 1153 come parrocchia alle dipendenze di Ainay, ma come afferma A.-P. Frutaz, non si sa quando essa passò sotto Ainay. E' comunque sicuro che nella seconda metà del XII secolo la chiesa del nostro paese figura già come Ente parrocchiale costituito e come tale presumibilmente retto da un piccolo gruppo di monaci stanziati pare nelle attuali cantine della casa parrocchiale. Nel 1269, la chiesa di Saint-Vincent unitamente ad altre della regione, risulta essere posta sotto la giurisdizione del Prevosto della chiesa Cattedrale di Aosta il quale rivendica su questa il diritto di visita pastorale; ne consegue che a questo si dovranno pagare i relativi censi. Il fatto di avere quella che potremmo definire "doppia patronalità" ci pone di fronte ad altri interrogativi e certo ad una situazione a prima vista non molto chiara; perché la chiesa di Saint-Vincent pur dipendendo dall'abbazia francese paga censi alla Cattedrale di Aosta? A parte quanto abbiamo ipotizzato sopra, con una certa verosimiglianza, e cioè la presunta dipendenza di Saint-Vincent dal Capitolo Aostano, l'interferenza del prevosto della Cattedrale nella giurisdizione sulla chiesa di Saint-Vincent non deve assolutamente stupire per un'altra serie di motivi. Si consideri che il problema è molto più complesso di quanto superficialmente si potrebbe pensare in quanto coinvolge con determinazione e in profondità i rapporti tra clero secolare e regolare, affari spirituali ed economici e altri aspetti di varia natura comunque collegati tra loro. In epoca medievale la diocesi di Aosta, ad eccezione di alcune parrocchie dipendenti direttamente dal vescovo, era divisa in due decanati così distinti: quello dell'arcidiacono, molto esteso, e quello del prevosto limitato invece nella superficie: si estendeva infatti dal torrente di Saint-Barthélemy fino a quello dell'Evançon, in valle d'Ayas. In questo territorio erano comprese parrocchie dipendenti da altri ordini regolari (es. Ainay, Verrès, ecc.). Il nostro paese rientra certamente in questa casistica; da notare poi che queste giurisdizioni assegnavano a terzi molte attribuzioni spettanti di norma al vescovo, è il caso della visita pastorale, pur rimanendo fermo il fatto che da queste terre il Capitolo della Cattedrale traeva ed esigeva dei censi. Dagli archivi parrocchiali, e presso altre sedi archivistiche, abbiamo anche conferma del fatto che alla guida di questa comunità compaiono, alternandosi come responsabili, in particolare nei primi secoli del millennio e a sostegno di quanto precedentemente detto, sia sacerdoti "regolari" che "secolari". Vi sono dunque contraddizioni tra questa doppia "dipendenza" e relativi pagamenti richiesti e quella che vedremo in seguito dovuta al priore di Nus principale rappresentante di Ainay in Valle? Crediamo di no. Altri documenti ci aiuteranno forse a dissipare i dubbi e a capire meglio l'ingarbugliata vicenda e certi suoi aspetti particolari. Goffredo di Challant nel corso del 1371, epoca in cui era parroco commendatario di Saint-Vincent e canonico di Lione, riconobbe, pur facendo forti opposizioni, di dover pagare dei censi alla chiesa Cattedrale di Aosta. La vertenza che si trascinava da tempo venne risolta grazie all'opera persuasiva del vescovo, poi Beato, Emerico di Quart. Da tale documentazione si rileva che i censi dovuti a quella chiesa non sono da considerarsi come un'istituzione ex novo ma facenti parte di una realtà la cui origine si perde nella notte dei tempi. Tale imposizione verrà riconosciuta e riconfermata, con atto del notaio Borgnon, anche dal parroco commendatario Giorgio di Challant nel corso dell'anno 1508 e da altri sacerdoti; ma decisamente questa sudditanza economica e fiscale non doveva piacere molto ai nostri pastori. Risulta dagli archivi parrocchiali che alcuni anni dopo questo fatto il parroco Claude Pouget, o Panget, (1583-1620) intentò addirittura un processo per non pagare il censo dovuto alla Cattedrale ma, dopo numerose e anomale peripezie, perse la causa. Nel 1640 il parroco Martin Sartoris confermò pubblicamente il fatto che alla Cattedrale di Aosta dovevano essere pagati i censi dovuti dalla parrocchia di Saint-Vincent; il parroco Bich nel suo Cahier scrive con un pizzico di ironia che tale sacerdote, suo predecessore, con quel gesto non volle ...essayer les douceurs d'un procès...(!!!) Un successore del parroco Pouget, Balthazard Buillet, con atto stilato dal notaio Antoine Bonini, riconfermò tale impegno in data 26 giugno 1711 e successivamente il ...4 fructidor 1799, le Procureur du Chapitre de la Cathédrale demande au Curé Freppaz le payement du cens annuel qui consiste en trois hémines de vin, une quartaine de miel, un quarteron de gingembre, un quarteron de girofle... Anche in questa precisa richiesta ci si richiama a precedenti analoghi pagamenti dovuti ad antiche reconnaissances. La chiesa del nostro paese, dipendendo direttamente dal priore di Nus, doveva sottostare a determinate regole; il rettore spirituale di questo centro era nominato, o comunque la nomina era sottoposta all'approvazione dell'abate di Ainay; per questo motivo anche quella del parroco di Saint-Vincent era a sua volta ufficializzata dal Prieur de Nus, così come attestano e confermano gli statuti sinodali del vescovo beato Emerico di Quart, risalenti all'anno 1307. A partire dal 1326 il priorato di Nus acquisisce anche il patronato della nostra chiesa e da quella data dovrà anche essere pagato l'annuale censo all'epoca ricavato dalla colletta effettuata durante la Festa Patronale di san Vincenzo; le oblazioni da versare, oggetto della reconnaissance, erano quelle ricevute dalla vigilia della festa fino ai vespri del giorno successivo. Circa un secolo dopo, esattamente nel 1425, al priore di Sant'Ilario di Nus si dovrà corrispondere in aggiunta alla precedente rendita quantificata in 13 sestiers de vin, 2 de seigle et 1 de froment, anche la metà del ricavato del terreno posto a sud della chiesa e a lato della casa parrocchiale, indicato per secoli, nei documenti, con il nome di ...le verger. La relativa reconnaissance è resa da Guillaume de Vyellmorta indicato in questa occasione come parroco del nostro paese. Il terreno, oggetto della rendita, è stimato nell'anno 1425 in ...unum bonum secatorium, circa 2803 metri quadrati. Possiamo affermare che in quei lontani secoli i censi dovuti e ricavati dalle terre di questo paese erano alte e per questo molto appetibili anche a comunità religiose distanti da noi. Dal 1520 la parrocchia di Saint-Vincent diventa di libera collazione del vescovo e conseguentemente cessa in quell'epoca ogni dipendenza dai benedettini di Ainay, anche se in quello stesso anno il parroco De Crista riconferma di dover pagare censi alla Cattedrale. Con bolla di Sisto V, datata 20 aprile 1588, il priorato di Nus viene concesso ai Padri Domenicani di Vercelli e decade quindi l'antica dipendenza dall'abbazia francese di cui non vi è più traccia, fatto salvo un documento del 1603 dal quale si rileva che il pastore di Nus è stato citato, e quindi dovrà comparire, dinanzi al Senato di Chambéry in Savoia. Pur non dipendendo più dal punto di vista gerarchico e disciplinare da tale abbazia vi erano ancora delle obbligazioni di natura patrimoniale che quel priore doveva assolvere nei confronti di tale lontana istituzione monastica. In occasione di quel procedimento e per non aver ottemperato al pagamento dovuto, che copriva un arretrato di ventinove anni Jéronime de Biellaz, priore di Nus, venne condannato in contumacia e dovette rifondere ben 210 livres de poivre et 125 livres de cire... Per quanto riguarda invece la nostra parrocchia a partire dal XVI secolo ad oggi le cose sono rimaste immutate e tuttora la nostra chiesa è posta sotto la diretta giurisdizione dell'Ordinario.