Cappelle

Glereyaz - Saint Clément

Il 23 novembre 1627 Clément Morize de feu Maurice, quasi sicuramente all'epoca sindaco del borgo, donò alla Chiesa una proprietà consistente in campo sito nel villaggio di Glereyaz unitamente a una somma di denaro, con l'impegno di costruirvi una cappella dedicata all'onore di Dio, della Vergine e di San Clemente ponendo come condizione all'allora parroco la celebrazione di una santa messa nel giorno della festa patronale di san Clemente. Purtroppo, complice probabilmente anche la peste del triennio successivo, tali intenzioni non furono rispettate e nel villaggio si edificò solamente un piccolo oratorio. Nel 1821, M.-J. Page erede del Morize, indirizzò al vescovo una missiva all'interno della quale si chiedeva di poter edificare una cappella nel villaggio, ampliando e modificando il primitivo edificio. Il vescovo De La Palme rispose affermativamente ma come si legge in una memoria conservata in parrocchia …une basilique aurait demandé moins de temps. Ci vollero infatti sette anni prima di vedere finalmente terminata la cappella che venne inaugurata nel 1828 giorno della festa patronale di San Clemente. Da allora, l'edificio posto alle spalle del villaggio quasi a protezione dell'acqua e delle frane frequenti nella zona, entrò nei cuori della locale popolazione che sempre sostennero economicamente la loro cappella intervenendo frequentemente in prima persona anche per importanti lavori manutentivi.

Pracourt - Nostra Signora del Carmine

Non si conosce l'anno di costruzione della primitiva cappella posta in località Pracourt a levante di Saint-Vincent, nei pressi del ponte romano. E' noto invece che nel 1609 il nobile François Mistralis, molto devoto e pio e presumibilmente procuratore di questa comunità, pose mano alla ricostruzione e ampliamento dell'edificio. Nel 1620 il citato Mistralis attivò anche un legato comprendente numerose messe da celebrarsi in diversi periodi dell'anno liturgico. Nel 1747 la cappella dalla forma esagonale era nuovamente in rovina e minacciava addirittura di crollare: Claudine-Isabelle Passerin d'Entrèves –vedova di Anselme Dunoyer a sua volta erede di Giorgio Mistralis- impegnò una ingente somma di danaro per il consolidamento della struttura della cappella. Nel frattempo altre persone impegnarono cospicue somme di danaro che destinarono unitamente ad alcuni terreni al sostentamento economico dell'edificio di Pracourt. Nel corso dei secoli successivi la situazione economica ha momenti di grande forza alternati ad altri caratterizzati da estremo disagio provocato dall'assoluta mancanza di mezzi per far fronte alle spese necessarie anche se come al solito la popolazione locale sollecitata dal parroco rispose sempre con entusiasmo alle richieste del proprio pastore. L'ultimo intervento importante realizzato alla struttura risale al 2000: in quella data è stato totalmente rifatto il tetto e si è proceduto alla tinteggiatura esterna con sistemazione dell'area verde circostante. All'interno è stato fatto un bellissimo pavimento in pietra, e sono stati restaurati gli stucchi ottocenteschi posti nella parte alta e ai lati dell'altare.

Cillian - Santi Innocenti

La cappella di Cillian è l'ultima nata tra quelle presenti sul territorio del nostro paese e si deve ad un voto fatto da una coppia di nostri concittadini: Thérèse Borbey e Vincent Gorris. A tutti gli effetti è l'unica cappella privata esistente nella nostra parrocchia. La pianta dell'edificio, la cui costruzione è stata ultimata nel 1954, è quadrangolare e sulla facciata un grande affresco di Italo Mus ricorda il sacrificio dei Santi Innocenti; la particolarità del dipinto è dovuta al fatto che la strage perpetrata da Erode è stata ambientata nel villaggio di Cillian la cui comunità nel corso dell'ultimo conflitto ha pagato duramente la sua contrarietà al regime e ai suoi metodi. L'interno è caratterizzato da una serie di mélanges architettonici basati su di una simbologia che denota grande attenzione ai fatti. Tutto l'interno è rivestito da ciottoli di torrente di diverso colore; il pavimento ha una parte centrale costituita da pietrame bianco che nell'idea del progettista vuole accompagnare il cristiano verso l'altare e verso Dio. Sull'altare una pala –anch'essa di Mus- raffigura la Vergine avvolta da un grande mantello rosso mentre con i piedi schiaccia la testa del serpente simbolo del male. Dai registri del Catasto Sardo redatti a metà del XVIII° secolo accertiamo però che nel villaggio di Cillian esisteva una cappella –o un grande oratorio- posta sotto la protezione di San Lorenzo. Purtroppo malgrado attente consultazioni negli archivi non si è approdato a null'altra informazione.

Feilley - San Rocco

La cappella del villaggio di Feilley risale al 1645 e si deve alla volontà del prud'homme Philibert-Antoine Clappey che per ottemperare a questo desiderio cedette al parroco dell'epoca una proprietà sita a lato della strada che da Cillian raggiunge Feilley. Non tutto dovette filare liscio se consideriamo che già alla fine del XVII° secolo la cappella non era stata ultimata ed era quasi priva di paramenti e altre cose necessarie al culto. Nel 1716 la popolazione aveva anche, e finalmente, provveduto a far fare il pavimento in legno. Nel 1747 l'edificio dovette nuovamente essere restaurato e questo avvenne grazie all'interessamento dei residenti che ipotecarono numerosi terreni per le spese necessarie; i lavori furono ultimati nel 1786. Numerosissimi abitanti di Feilley concorsero economicamente nel corso dei secoli al mantenimento della cappella e al pagamento delle funzioni previste per la festa patronale e in altre occasioni ma ciò non fu sufficiente in quanto sappiamo che nel 1878 questa versava nuovamente in grave stato di abbandono. Il giorno della festa patronale di quell'anno, l'allora parroco, promosse una nuova campagna di lavori che fu immediatamente sottoscritta da tutti i residenti. Dopo oltre un secolo la cappella di San Rocco di Feilley venne nuovamente sottoposta ad importanti lavori che furono fortemente voluti nel 1997 dal parroco Don Giuseppe Lévêque.

Tromen - Madonna delle Nevi

L'erezione di una cappella ad unica navata nei pressi del canalone del Grand-Valey a pochissimi metri dall'acqua è presumibilmente da rapportarsi ad un voto civico voluto dalla locale municipalità sul finire del XVI° secolo. L'intento era quello di porre sotto la protezione divina l'antico borgo di Saint-Vincent, costantemente minacciato dal tumultuoso e capriccioso torrente. Frequentemente nel corso dei secoli la popolazione locale si recò processionalmente, a questa cappella, salendo dal borgo con l'intento di chiedere la grazia di essere risparmiata dalla violenza devastatrice delle acque. Il sacro edificio risulta già ben edificato e mantenuto nel 1614 durante una visita pastorale. Nel 1747 la cappella era però necessitante di interventi alla struttura che vennero realizzati nel corso di quell'anno. Altri lavori vennero realizzati nel 1863 per volontà del procuratore Vincent-Laurent Isabellon. Tali interventi non furono però definitivi; si ha notizia che circa un ventennio dopo si terminarono alcuni lavori non ultimati in precedenza. Purtroppo nel corso dei secoli si ha sempre certezza che gli importi destinati al tempio non furono mai sufficienti a coprire le spese e fatto impose ai procuratori di attivarsi con particolare vigore presso la popolazione per reperire fondi. Anche in questa cappella –che nelle carte del XVII° secolo è posta sotto la protezione di San Michele- era conservato un piccolo tesoro d'arte costituito da statue e altri oggetti necessari al culto. Di particolare bellezza è la facciata, su cui è dipinto un grande affresco che rappresenta il Giudizio Universale ed è questo l'unico caso in tutta la nostra parrocchia.

Perrière - San Giacomo

Secondo una memoria lasciataci da un parroco l'erezione di questa cappella dovrebbe risalire alla fine del millecinquecento. Questo sacro edificio ad unica navata è stato costantemente minacciato da infiltrazioni d'acqua che oltre a dare umidità all'interno ne hanno compromesso seriamente la struttura tanto che nel corso del 1877 alcune persone della frazione durante un incontro per definire gli interventi proposero di demolire la cappella e riedificarla a levante del villaggio. Verificati però i costi di questo intervento si decise di soprassedere e di tentare in ogni modo di salvare il salvabile scavando anche dietro all'abside –che si trova contro terra- un vuoto per eliminare le acque piovane. La popolazione locale risulta sempre particolarmente devota verso San Giacomo e nel corso della plurisecolare storia della cappella sono sempre numerose le persone che con legati e donazioni concorrono al mantenimento economico dell'edificio. All'interno vi erano 31 affreschi a medaglione che rappresentavano Santi e Padri della Chiesa; questi dipinti, oggi scomparsi sotto pesanti strati di vernice, furono pagati dalle famiglie di Perrière così come dalle stesse furono retribuite le statue e le numerose funzioni anche extra patronali celebrate nella cappella. Nel coro era anche presente una grande tela datata 1633 che mostrava la Vergine Nera d'Oropa, San Giacomo di Compostella, San Rocco e un pellegrino; anche questa tela, come le statue, è stata depositata nel Museo d'Arte Sacra allestito all'interno della chiesa del borgo.

Grun - Santuario dell'Immacolata

Presumibilmente nel XVII° secolo esisteva a Grun una cappella o comunque un oratorio dedicato a San Lorenzo di cui purtroppo non abbiamo però certezza alcuna. Nei primi vent'anni del millesettecento la nostra parrocchia aveva avuto come viceparroco una figura di sacerdote di grande fede: l'Abbé Pierre Bréan, originario di Brusson. Costui nel 1726 diede avvio alle pratiche per edificare sulla montagna di Saint-Vincent, nel villaggio di Grun, un Santuario da dedicare alla Vergine Maria. D'intesa con il parroco e con il concorso della popolazione di Grun e di Valmignanaz, individuò un appezzamento di terreno idoneo allo scopo e dopo aver avuto le necessarie autorizzazioni vescovili fece dare inizio ai lavori che furono parzialmente ultimati l'anno successivo quando il 28 ottobre con grande partecipazione di folla fu benedetto il nuovo Santuario, ad unica navata con annessa sacrestia e portico di ricovero posto sopra l'ingresso. Durante i lavori alcune persone osteggiarono con vigore i lavori intrapresi dall'abate Bréan fino al momento in cui una lettera di diffida del vescovo rimise pace e tranquillità. Nel frattempo, a Grun, iniziarono ad accorrere malati che al ritorno sostenevano di aver avuto notevoli benefici fisici; in breve tempo Grun diventò una piccola Lourdes e furono davvero tantissime le persone che salivano in preghiera per domandare la grazia di una guarigione. Tutti questi fatti sono documentati in un registro e davvero si ha certezza che qualcosa di straordinario successe a Grun. Tutt'oggi sulle parti interne del Santuario sono appesi numerosissimi ex-voto –alcuni in cera d'api- che confermano quanto detto. Nel 1737, nei pressi del tempio, venne anche edificata una piccola rettoria che doveva alloggiare il sacerdote e coloro che a Grun si recavano per pregare e domandare la grazia. Nel 1747 l'Abbé Bréan, ormai anziano e particolarmente provato nel fisico, salutò per l'ultima volta la comunità di Grun dettando il suo testamento spirituale che conteneva una grande devozione verso la Madonna e si diresse verso Brusson dove decedette poco tempo dopo. Il Santuario subì numerosi interventi statici nel corso dei secoli, e purtroppo, subì anche l'onta del furto sacrilego perpetrato da sconosciuti che tra le altre cose asportarono la pala dell'altare che ritraeva il mistico Bréan in preghiera. Ai nostri giorni, grazie alle famiglie di Grun che hanno contribuito economicamente, un nuovo dipinto che rappresenta la Vergine Immacolata, troneggia nuovamente all'interno del Santuario.

Lenty - Visitazione della Madonna

L'atto con cui viene fondata una cappella nel villaggio di Lenty risale al 1644, pochissimi anni dopo la terribile peste che anche a Saint-Vincent aveva provocato numerosi lutti e tanto dolore. Non è però chiaro in quale anno venne edificato l'edificio che risulta essere ad una sola navata con l'ingresso rientrato e a forma di conchiglia rovesciata. Anche questa cappella figura essere sempre in difficoltà economiche malgrado il forte interesse dei residenti volto al suo mantenimento statico e al decoro. Periodicamente si rilevano infatti lavori al tetto e alle fondazioni, che causano infiltrazioni e umidità all'interno; questi interventi necessari sono sostenuti economicamente con denaro frutto di donazioni e legati attivati dalle famiglie di Lenty. Di particolare valore e interesse artistico è l'altare baroccheggiante così come le numerose tele un tempo presenti all'interno della cappella e oggi conservate in parrocchia. Dai verbali delle visite pastorali si accerta che all'interno vi erano inoltre nel corso dei secoli paramenti necessari al culto di particolare bellezza e valore, doni, in particolare, del reverendo Jean-François Chentre Prevosto di Saint-Gilles di Verrès e della sua famiglia la quale, originaria della frazione, sostenne con legati, donazioni e in altri modi la cappella della Visitazione della Madonna di Lenty.

Salirod - San Bartolomeo

Anche in questo caso non sappiamo con esattezza l'anno in cui venne eretta la cappella di Salirod che, secondo l'atto di fondazione concordato tra i residenti, risale al 1774. Non è neppure stato possibile appurare se in questo villaggio esistesse già prima di quella data un edificio per il culto dei residenti. Tra le cose certe ritroviamo il testamento di Jeanne-Marie Novallet –vedova di Jean-Laurent Vuillerminaz- la quale in grave stato d’infermità fisica decise nel 1765 di devolvere una certa somma di danaro da destinare alla costruzione di una cappella a Salirod. Verso la fine del secolo XVIII° la cappella era …assé spatieuse et en bon ètat…e venne benedetta nel corso del 1777 dal parroco A.-P. De Tillier. Il pavimento interno, l'altare e la cantoria risalgono invece al 1857. Verso la fine di quel secolo sono da segnalare alcune considerazioni raccolte dai registri parrocchiali che definiscono la cappella …nue, sans ornements, umide et malpropre au dedans et au dehors. La determinazione del parroco unita a quella dei residenti fece in modo che negli anni successivi si procedette con rigore a nuovi interventi manutentivi e all'acquisto di telerie, paramenti e altri oggetti necessari al culto. Nel corso dei secoli si notano continui legati, obbligazioni e donazioni di danaro che anche se di piccolo importo a causa della generale povertà della popolazione servirono alle economiche della cappella nel cui interno erano presenti numerosissime statue lignee di San Bartolomeo e di altri santi e che oggi sono depositate nel Museo d'Arte Sacra della chiesa del borgo e che a Salirod sono state sostituite per volontà della popolazione locale da copie. E' invece rimasto in loco un bellissimo Cristo in croce risalente al XVIII° secolo.

Amay Loto - San Grato

La data di erezione della cappella di Amay-Loto non è nota anche se dalle carte risulta già esistente nel 1614 epoca in cui era in ottimo stato con vari benefici e rendite economiche che le consentivano di garantire alla popolazione locale numerose funzioni religiose. L'edificio è stato certamente, pesantemente, rimaneggiato nella struttura nel corso degli anni. Si accerta infatti che nel 1774 dopo lavori –forse anche di ampliamento- l'edificio formato da una sola navata è stato ribenedetto. In quell'epoca –e fino al 1840- l'amministrazione economica della cappella era retta dalla municipalità e questo fatto fu anche causa di numerosi attriti tra la popolazione, la parrocchia e il Comune. Le parti in modo diverso rivendicavano infatti antichi diritti e benefici; nel 1876 un decreto vescovile soppresse la festa patronale fissata abitualmente il sette settembre per portarla alla domenica successiva. La popolazione di Amay non accettò tale imposizione e si ribellò non recandosi più a messa né ad Amay né nella chiesa del borgo raggiungendo invece Brusson per le funzioni religiose. Oltre a questa insolita protesta alla Chiesa non vennero più pagate le congrue e le sostanziose decime ad essa spettanti. Questo stato di cose rimase inalterato fino al 1890; nel frattempo i sacerdoti -su di un cavallo e con numeroso seguito come da antiche tradizioni- salirono sempre ad Amay per la celebrazione della festa patronale, ma i residenti per scoraggiarli presero a far rotolare sulla strada dei tronchi d'albero e dei massi per convincer i religiosi che la situazione non sarebbe migliorata fino al ristabilimento dell'antica data. Finalmente le cose ritornarono al loro posto e la gente riprese a frequentare le cappella di San Grato e la chiesa del borgo. All'interno dell'edificio era conservato un piccolo tesoro d'arte, consistente in varie statue, tra cui è obbligo ricordare un San Grato databile alla prima metà del '400 anche se sulla base una data recita l'anno 1628 che senza dubbio è riferita ad un restauro. Nel corso dei secoli i locali hanno sempre garantito lautamente il sostentamento economico della cappella che risulta essere sempre provvista di numerosi paramenti, e di oggetti vari necessari al culto, di grande pregio tanto da poter essere considerata più ricca di quella di Moron e delle altre presenti sul territorio. Notevole la documentazione esistente negli archivi relativa alle donazioni effettuate dai privati nel corso dei secoli a dimostrazione del fatto che a questa cappella e a San Grato la devozione era particolarmente intensa e sentita. Nel suo interno ancora oggi si può ammirare un grande e bellissimo altare baroccheggiante entro cui nei decenni passati erano numerose statue poi purtroppo rubate da mani ignote.

Amay - Sacrario dei Partigiani

I lavori di edificazione della cappella sacrario dei Partigiani di Amay vennero iniziati nel 1951 e si conclusero nel 1962 per volontà di un capo partigiano figlio di una tra le più vecchie e patriarcali famiglie di Saint-Vincent: Edoardo Page (1899-1977) che in questo modo volle riunire nell'attiguo cimitero, anche dopo la morte, alcuni "ragazzi" che con lui avevano combattuto. Sulla facciata è apposta una grande lastra in pietra su cui è scritto "Ai caduti per la libertà 9-9-1943+25-4-1945". L'interno è costituito da una sola navata su cui troneggia un grande affresco, opera del maestro Lucio Bulgarelli, in cui sono raffigurate figure umane poste ai lati di un globo di fuoco e luce su cui da un arcobaleno che raffigura la pace è scritta la parola Libertà e la data 1961. Caratteristico è il campanile a sezione di cono, anch'esso totalmente in pietra. Per volontà del Comitato promotore delle celebrazioni del 50° Anniversario della Resistenza, della Liberazione e dell'Autonomia, il 7 settembre 1955 è stata posta nel parco annesso alla cappella una targa in bronzo che ricorda l'arresto di Primo Levi, Vanda Maestro e Luciana Nissim avvenuto ad Amay nella notte del 13 dicembre 1943 e conclusosi per i tre nell'inferno di Auschwitz.

Monumento Mariano sulla vetta del Monte Zerbion

L'erezione del monumento mariano, posto a 2722 metri slm. della vetta del monte Zerbion si deve alle spose, madri e sorelle dei combattenti della Prima Guerra Mondiale che con questo voto posero sotto la protezione della Vergine gli uomini del paese che combattevano al fronte. Nella prima metà degli anni venti del secolo scorso nacque a Saint-Vincent un Comitato, a capo del quale era l'allora parroco Luigi Alliod, che aveva il compito di reperire la somma necessaria per l'edificazione dell'opera i cui lavori presero avvio nel 1931 e, dopo la sosta invernale, ripresero l'anno successivo per concludersi il giorno 10 settembre 1932. La parte muraria fu realizzata reperendo in loco il pietrame necessario mentre l'acqua e la sabbia furono prelevati dal torrente Evançon in Valle d'Ayas e portate in vetta con l'ausilio di muli e asini; la spesa dei lavori di muratura ammontanti a 12.000 lire venne sostenuta dal signor Giuseppe Ravera. La statua della Vergine, posta con le braccia aperte, si compone di numerosi elementi e fu assemblata nel borgo di Saint-Vincent; dopo essere stata esposta in chiesa per alcune settimane venne portata nella piazza del monumento ai caduti e qui, alla presenza di varie autorità religiose e civili e di molta folla venne benedetta e, dopo essere stata smontata, fu portata in vetta a pezzi con l'ausilio dei muli nel primo pezzo e, a spalla, dagli alpini e dai reduci nel tratto terminale. Il monumento unico per la maestosità e grandiosità si compone di una base in muratura alta otto metri su cui è posta la statua che ne misura sette. Sul basamento vi sono una targa in pietra su cui è scritto "Posuerunt me custodem" e una grande targa in bronzo in cui sono riportati i nomi dei benefattori e di coloro che comunque contribuirono economicamente alla realizzazione del monumento. Il 29 luglio di ogni anno le popolazioni stanziate nei paesi ai piedi del monte Zerbion salgono processionalmente sulla cima per assistere alla celebrazione della messa e per rinnovare nella preghiera l'antico voto delle donne di Saint-Vincent.