Amay

Da questo villaggio posto a 1425 metri si gode un panorama fantastico sulla Valle centrale: lo sguardo spazia dal Monte Bianco, al Gran Paradiso, al Monte Emilius e naturalmente sul gruppo dell'Avic nell'omonimo Parco. Amay è protetto dai freddi venti del nord dal Monte Zerbion e il suo territorio pare essere stato occupato dall'uomo fin dai tempi più remoti. Il toponimo Joux (villaggio posto poco più in alto)deriverebbe infatti, secondo il prof. R. Berton (Toponymie de la Vallée d'Aoste,1992), dal celtico radura piana, bosco in quota e non della divinità romana Giove. Amay è composto da due agglomerati di cui il più piccolo, per intenderci quello della cappella, porta il nome di Loto. Il territorio circostante è oggi occupato da pascoli e purtroppo da terreni incolti mentre in passato era coltivato a cereali, in particolare segale e grano. Ricchi boschi fanno da cornice alla località dandole signorilità ed eleganza.
Si ha ragione di credere che da quelle parti si sia stanziata una piccola colonia Walser poi probabilmente diffusasi anche in altri villaggi della parte alta della collina così come attestano alcuni toponimi prettamente germanici di località vicine: Grand Rhun, Petit Rhun, Grun o dalla presenza accertata nel corso dei secoli di cognomi non francofoni quali Bieller, Linty e Allemand. Sicuramente ad Amay passava la Krämerthal (via dei mercanti del sale e del vino), che da Aosta, dopo aver attraversato la valle centrale, saliva lungo la dorsale di Moron e dopo aver attraversato la sella del Colle di Joux scendeva a Brusson. Da questa località la strada si dirigeva verso Ayas/Saint-Jacques per proseguire verso il colle del Teodulo e la Svizzera. Significativo il fatto che la vicina Valle di Ayas fosse giurisdizione dei Vescovi-Conti di Sion e non è quindi da escludere che, in antica data, costoro potrebbero aver avuto terre anche nella nostra collina che fin da antica data è identificata sulle carte con il nome di montagne de Saint-Vincent.
La centralità di Amay nel sistema viario medievale è documentata nel corso dei secoli: è infatti provato che nel corso del 1466 nei dintorni della frazione si svolse un sanguinario combattimento che vide contrapporsi gli armigeri di Caterina di Challant alle armate ducali. Questo scontro avvenne nel momento in cui la lotta per la successione al feudo era particolarmente cruenta e la contessa Caterina non voleva assolutamente piegarsi alle direttive ducali che, di fatto, le impedivano di succedere al genitore. Nel maggio del 1800 Napoleone, alla ricerca di una strada alternativa al Forte di Bard, sarebbe salito fino al Colle di Joux per verificare la possibilità di far passare il suo esercito, diretto alla conquista dell'Italia, su strade alternative. Una storia raccontata oralmente sostiene che il Console si sarebbe fermato a bere in una vecchia locanda posta nei pressi della cappella di san Grato; gli antichi gestori avrebbero conservato nel tempo la "preziosa" coppa in legno a ricordo di quell'avvenimento. Ben altri avvenimenti si svolsero invece il 13 dicembre 1943: Primo Levi, Vanda Maestro e Luciana Nissim che ad Amay avevano trovato rifugio dall'odio razziale e dalla follia dell'uomo, furono arrestati in quel villaggio e successivamente deportati nell'inferno di Auschwitz. Durante l'ultimo conflitto mondiale nei pressi di questo villaggio vi fu un'intensa attività partigiana; al termine della guerra per volontà del Comandante Edoardo Page (Ardes) fu edificata una cappella posta sotto la protezione degli Innocenti, con annesso cimitero, dove vennero tumulati alcuni partigiani uccisi durante azioni di guerriglia. In tempi recenti l'Amministrazione Comunale ha creato intorno al sacro edificio un parco della Rimembranza. La solida economia di questo villaggio sembrerebbe sempre essere stata collegata alla coltivazione del grano e della segale anche se verosimilmente possiamo ipotizzare buone entrate familiari derivate dal taglio e vendita del legname, dalla pastorizia e dall'allevamento del bestiame. In zona sono accertati nel corso dei secoli alcuni mulini per la macinatura delle granaglie. Le piante necessarie al cantiere dell'ampliamento della chiesa del borgo alla fine del secolo scorso furono tagliate in zona, così come risulta da registri parrocchiali. Dalla stessa fonte apprendiamo che nel 1876 i residenti di Amay superavano le duecento unità e tale dato è di grande interesse se consideriamo che probabilmente le persone oggi residenti stabilmente non superano la decina. La frazione era comunque dotata dei locali comunitari necessari alla società del tempo: il forno, recentemente restaurato; la scuola, di cui si ha notizia fin dal 1818; i lavatoi-abbeveratoi e naturalmente la cappella che è posta sotto la protezione di San Grato e che risulta già esistere nel 1606 anche se si hanno labili tracce che sembrerebbero ipotizzare la presenza di un luogo di culto probabilmente già alla fine del XIV secolo. La cappella, pesantemente rimaneggiata nel corso dei secoli, possiede al suo interno un prezioso altare barocco depredato nel corso degli anni da numerose statue. Dai furti si è salvata la statua del santo protettore, datata 1628, che è oggi custodita nel Museo d'Arte Sacra allestito all'interno della chiesa del borgo. La cappella frazionale di Amay risulta essere, fin dai più antichi documenti conosciuti, ben dotata economicamente e ricca in arredi. Nel suo interno erano custodite pianete, stole e altre vesti necessarie al culto che sono descritte in filigrana d'oro, in seta, o in tela di Damasco. Purtroppo moltissimi oggetti sono andati persi ma, dalle descrizioni affidate ai verbali delle Visite pastorali, si accerta che in questo luogo era conservato un piccolo tesoro, costituito appunto da vesti cerimoniali, arredi e oggetti vari, che superava, in taluni casi, anche la chiesa di Moron. Questo fatto è molto indicativo e denota una certa agiatezza della popolazione residente nonché grande fede. In questa cappella di antica data ci si riuniva per una solenne celebrazione prima di intraprendere gli annuali lavori di manutenzione al corso del canale della montagna: Ru Courtaud.
Questa comunità stanziata in alta montagna si è sempre distinta per un carattere fermo e deciso. Si consideri che nel XIX secolo venne emanata una direttiva vescovile che imponeva ai parroci di trasferire alla domenica successiva la festa di san Grato (che all'epoca era di precetto).
Gli abitanti di Amay non accettarono tale decisione e per molto tempo si rifiutarono di recarsi nel borgo per il precetto domenicale che comunque non tralasciarono mai in quanto per ottemperare alla santificazione della festa scendevano a Brusson, naturalmente anche in inverno e sempre a piedi!!!!In occasione della festa patronale ad Amay si pagavano anche le rendite dovute alla cappella e alla Chiesa e per rimarcare il loro malcontento si astennero sia dalle celebrazioni che dai versamenti di tributi e, scrisse un parroco in un registro, ... Saint Grat était devenu Saint Maigre! Per scoraggiare il celebrante che saliva, malgrado tutto e inutilmente per la festa patronale, furono fatti rotolare dei sassi lungo la mulattiera di accesso al villaggio. Ma alla sera della festa nel villaggio ci si abbandonava a numerosi divertimenti che sono ricordati nelle carte come licenziosi e non idonei ad una comunità di fedeli come quella di Amay sempre ricordata come estremamente pia e devota. Questo stato di cose restò inalterato per oltre trent'anni per concludersi solo nel 1908.
L'architettura che caratterizza Amay è prettamente finalizzata ad usi rurali con notevoli esempi conservatisi nei secoli. Vi si notano vecchi rascards, granai, abitazioni in pietra dalle forme massicce con piccoli loggiati; alcune case hanno gli architravi datati. Il villaggio è oggi quasi totalmente disabitato e solo recentemente alcuni volumi abitativi sono stati recuperati dall'abbandono. Purtroppo, però, non vi è ancora stato il tanto auspicato rilancio della località e questo è da attribuire a diversi fattori che vanno dall'estrema parcellizzazione delle proprietà e dalla conseguente difficoltà ad acquisire un unico blocco abitativo. Negli anni scorsi l'amministrazione comunale dopo aver costruito le fognature ha promosso interventi alla viabilità interna alla frazione ma tutt'oggi sono carenti l'impianto d'illuminazione e l'acquedotto. Prossimamente verranno appaltati i lavori per l'acquedotto della collina che interesseranno anche Amay per cui la secolare carenza d'acqua darà respiro a quest'angolo di paradiso... "sur la montagne de Saint-Vincent".

CRETIER Piergiorgio