Les Moulins

Parliamo in questo caso di un minuscolo agglomerato di case poste su un grande pianoro alluvionale situato a nord ovest del borgo di Saint-Vincent; da molti anni l’antico nucleo è stato assediato da nuove costruzioni e da una fitta rete viaria che comprende anche un tratto della strada regionale per il Colle di Joux. Anticamente il nucleo primario di questo villaggio venne edificato su un esteso pianoro formatosi nel corso dei secoli grazie ai frequenti debordamenti del torrente Grand Valey; con il tempo l’uomo vi si insediò con le proprie abitazioni cogliendo ciò che di buono offre quel comprensorio e cioè: una buona esposizione al sole e al riparo dai venti; ampi spazi in leggera pendenza; una terra molto ricca e acqua per armenti e colture in giusta quantità. A quest’ultima e alle tante attività artigianali collegate si deve il toponimo della località: Moulins; quest’ultimo pur con il passare dei secoli si mantenne sostanzialmente invariato e la sola differenza sta nell’esattezza del toponimo che è: Les Moulins. Questa indicazione molto preziosa, anche se non originale, ci introduce immediatamente in un argomento collegato all’economia delle famiglie e alle loro attività artigianali e imprenditoriali: i mulini. Possiamo verosimilmente immaginare che in origine fossero presenti in loco solo costruzioni collegate o ospitanti le attività artigianali mentre le abitazioni sorsero in seguito certamente a supporto di tali attività. La presenza del Canale della Pianura e di numerosi altri rivi minori ha senz’altro favorito la nascita di queste importantissime strutture che ebbero nel corso dei secoli tanta storia e soprattutto enorme importanza economica per le famiglie che le gestivano e più in generale per l’intera collettività. Nei pressi del lavatoio pubblico era ubicato un vecchio mulino che le carte ci informano essere stato gestito per generazioni da una non meglio precisata famiglia Séris e, sempre dalle carte, si accerta che nel corso del 1870 tale struttura era gestita da Claude Séris. Poco a monte era invece funzionante il mulino della famiglia Perret ma, durante il secondo conflitto mondiale, fu abbandonato e le macine in pietra furono vendute; infine, nel cuore antico del piccolo villaggio, era funzionante fino a epoche recenti lo gran moulin appartenuto per generazioni a tale famiglia Trèves poi da questa venduto alla famiglia Pramotton. Le carte ci informano che utilizzava un salto naturale del torrente alto più di tre metri e disponeva di tre “ruote” orizzontali che con la forza dell’acqua azionavano tre coppie di macine in pietra mentre una quarta “ruota” faceva funzionare il rullo di una “pista”; verso la metà del secolo scorso tutto l’impianto venne elettrificato diventando in questo modo operativo tutto l’anno. Giornalmente si macinavano circa dodici quintali di granaglie; nelle vicinanze di questo mulino sorgeva la seicentesca cappella dedicata a San Martino vescovo di Tour. All’interno del sacro edificio ogni anno, il quattro ottobre, era celebrata una solenne messa i cui costi erano sostenuti dai mugnai del comprensorio. La vicinanza del mulino alla cappella provocò a quest’ultima alcuni problemi statici; nell’archivio parrocchiale è conservata una memoria all’interno della quale si legge: …ses murs épais déjà, mais sûrement ébranlés par la vibration du moulin, qui n’est qu’à quelques mètres en face, ont été renforcés en leur base sur toute la face sud et le cœur…In altre parole significa che il vicino mulino provocava con il suo funzionamento danni all’edificio della cappella; questa, antichissima, era stata fondata nel cuore antico del villaggio nel lontano 20 febbraio 1680 per volontà di tale Martin figlio di Pantaléon Grivon e da un membro della famiglia Perret che come già detto l’avevano titolata a San Martino vescovo di Tours e per secoli primo patrono della Diocesi di Aosta. Per garantire il compenso al sacerdote che alla cappella si recava per la celebrazione della messa patronale, e per le altre funzioni religiose, i fondatori, i loro eredi e le altre persone abitanti la frazione Moulins, per secoli pagarono con prodotti della terra questo antico legato; le memorie conservate nell’Archivio Parrocchiale raccontano di pagamenti fatti con ottimo vino prodotto in zona, di pani di segale e di olio di noci. Dalla vendita di quest’ultimo si ricavavano pochi denari che servivano però per le necessarie manutenzioni e per l’acquisto di ceri e telerie. Ma la situazione generale doveva essere grave se consideriamo che nel verbale della Visita pastorale effettuata nel 1699 si accerta che il vescovo ordinò al procuratore della cappella di far addirittura scavare un fosso alla base dei muri dell’edificio sacro per impedire che le acque del Canale della Pianura continuino a filtrare provocando danni al manufatto. Nella prima metà dell’ottocento alcuni residenti costituirono un piccolo fondo per pagare improrogabili lavori e per permettere al procuratore di acquistare paramenti, vasi e altre cose necessarie al culto mentre nel contempo presero avvio importanti lavori di manutenzione straordinaria. La superficie interna dell’edificio era stimata in circa 15 metri quadrati e la soffittatura era sostenuta da due archi romani incrociati; sulle pareti e su parte del soffitto erano presenti degli affreschi. La pala dell’altare rappresentava San Martino benedicente seduto su di uno scranno; nell’edificio era anche presente una tela molto più antica che mostrava San Martino a cavallo intento a dividere il suo mantello con quello di un povero pellegrino. Nel 1965 questa antica cappella tanto cara agli abitanti di Moulins fu abbattuta e tutto l’arredo fu disperso. (Per saperne di più: P.-G. Crétier, La fede dei semplici, Aosta, Duc, 1999, pagg. 241 e seg.). Nei pressi di questa importante struttura era anche presente un torchio per la pressatura delle vinacce che certamente doveva avere una sua importanza a sostegno dell’economia locale se consideriamo che il villaggio nei secoli passati era circondato da rigogliosi vigneti e che in zona non sembrano esserci altri simili edifici comunitari. L’economia delle famiglie stanziate a Moulins era dunque totalmente derivata dalle colture agricole: vigneti, campi e allevamento del bestiame; è possibile che piccoli introiti fossero inoltre derivati dalla vendita di frutta (famose per la loro bontà e ricercatezza le cosiddette pere martine) o di castagne ricavate da maestosi alberi. Uno di questi castagni di enormi proporzioni, seccato dopo essere vissuto quattro secoli circa e ormai privo dei rami, è stato scolpito sul tronco, nel corso del 1985, dall’artista Chiurato di Saint-Vincent su commissione della locale Amministrazione comunale. Con incredibile bellezza lo scultore propone i personaggi delle leggende, delle storie e dei racconti locali: ecco dunque la prima insurrection des socques; il personaggio dell’avaro raccontato da André Ferré; la solenne figura dell’ecclesiastico Jean-Baptiste Perret che nel 1770 scoprì e valorizzò le acque termali scaturenti dalla Fons Salutis. Nella parte alta è stato anche riprodotto il busto di Napoleone, certamente a ricordo del suo passaggio e sosta nel nostro paese nel maggio del 1800 in previsione della Campagna d’Italia. Il personaggio della frazione è senza dubbio Rosalie D’Hérin in Séris (1871-1956); questa donna, originaria di Montjovet, poco più che ventenne decide, contrariamente a quanto facevano allora tutte le donne di paese, di recarsi a Torino per apprendere i rudimenti della fotografia. Tempo dopo, di quella che per lei diventerà un'arte, Rosalie D’Hérin diventerà regina incontrastata della fotografia in un ambiente e in un'epoca tipicamente maschio e maschilista. Dopo aver conosciuto e sposato Jean Séris, abiterà nella casa di quest’ultimo nel piccolo villaggio di Moulins approntando un piccolo studio fotografico all’interno del quale, con essenziale mobilio, concretizzerà la sua attività e la sua grande capacità artistica. Durante la stagione estiva sarà sempre presente nei saloni e nei giardini delle Terme per ritrarre gli ospiti. Il resto dell’anno lo trascorrerà visitando i paesi vicini (munita di un piccolo carro per contenere le sue attrezzature) in occasione di mercati, fiere e feste patronali. Rosalie D’Hérin, maestra incontrastata del chiaro-scuro, lascerà un grande patrimonio composto da centinaia di negativi impressionati su vetro che, ritrovati in uno scantinato verso la fine del secolo scorso, sono stati ceduti alla Regione Autonoma Valle d’Aosta che ne ha curato il restauro. Negli ultimi trent’anni il villaggio di Moulins è stato letteralmente accerchiato da nuove ed eleganti costruzioni di edilizia residenziale ed è oggi difficilmente leggibile il cuore dell’antica e minuscola frazione cinta per secoli da prati, campi e vigneti e caratterizzata dal rumoroso incedere delle pietrose macine da mulino alternate dal rumore gioioso delle cascate d’acqua del vicino Canale della Pianura.

CRETIER Piergiorgio