Champbilly

Grande villaggio situato a circa 560 m slm. a valle del borgo di Saint-Vincent; il toponimo, scomposto in Champ e Billy richiama subito alla mente un campo e un suo probabile proprietario. Peraltro la conclusione anglofona, Billy, pare non molto idonea al nostro territorio e alla nostra Regione. Agli studiosi di toponomastica lasciamo il compito di approfondire l’argomento. Come già nel caso di Renard anche Champbilly fu edificato in epoca imprecisata sulle rive di un grande lago di origine pleistocenica poi scomparso a causa del cedimento del fronte. Non sappiamo quando questo avvenne ma certamente a seguito di quell’evento l’uomo, prese pieno possesso di quell’esteso territorio antropizzandolo per servirsene secondo le sue necessità. I grandi pianori a monte e le sabbiose colline a valle favorirono numerose colture; sui pianori possiamo immaginare campi di cereali e prati foraggieri, nonché pascoli. Sulle sottostanti colline furono impiantati, peraltro con grande successo, estesi vigneti favoriti nella loro crescita e maturazione delle uve dall’ottima esposizione al sole, dalla quasi totale assenza di vento e da un microclima che per secoli fu autentica garanzia di un ottimo prodotto. Per generazioni intere famiglie abitanti nel borgo hanno posseduto, accudito e coltivato con il cuore questi vigneti; i pochi anziani ancora tra noi ricordano con grande nostalgia i foltissimi gruppi di lavoranti che nel corso delle stagioni scendevano su quelle colline per l’adempimento dei necessari lavori: potature delle viti, zappature del suolo, legature dei tralci, ripristino di tratti di pergole e poi ancora per la distribuzione dello zolfo e del verderame per arrivare infine alla festa delle vendemmie. La raccolta delle uve era naturalmente il momento più bello e le famiglie vi partecipavano al gran completo portando con loro anche i tantissimi bambini. Gioioso era il trasporto del maturo e dolce prodotto; questo avveniva con l’ausilio di gerle e cestini poi caricati sui tantissimi animali da soma presenti un tempo a Saint-Vincent. Il seguito, tutta la filiera della vinificazione, era compiuta nelle numerose cantine del borgo anche se una parte della vendemmia era comunque lavorata a Champbilly. Ecco, l’economia di quel villaggio si è basata per lunghissimo tempo sullo sfruttamento agricolo del territorio e un certo benessere economico è naturalmente derivato dalla commercializzazione di quei prodotti: vino, cereali e foraggio, anche se verosimilmente possiamo immaginare discreti contributi derivanti dall’allevamento del bestiame. A questo proposito si noti che nella Guida Turistica e Commerciale della Valle d’Aosta, edita nel 1954 alla voce “Commercio Bovini” si rileva che in frazione Champbilly pratica quell’attività, presso la sua abitazione al numero civico tre, il signor Canesso Giovanni. Oggi quel vasto comprensorio coperto di migliaia di viti è praticamente scomparso, il silenzio è sceso su quel territorio su cui si nota, con un certo rincrescimento, l’avanzare del bosco e la presenza sempre più consistente di numerose varietà di animali tra cui si segnalano eleganti volpi e da qualche anno anche cinghiali e maestosi cervi che qui hanno trovato il loro habitat favorevole. Le estese praterie e campi a monte del villaggio non esistono più; su queste sono state edificate tantissime abitazioni e strutture pubbliche che hanno completamente tolto quell’aurea di bellezza e tranquillità tanto cara ai vecchi abitanti del villaggio. Negli anni sessanta fu costruita la Circonvallazione Sud voluta con l’intento di liberare il paese dalla massacrante presenza delle auto, dai rumori e dall’inevitabile e conseguente inquinamento acustico e atmosferico. A seguito della costruzione di quell’importante arteria viaria Champbilly pagò un prezzo davvero molto alto; alle spalle delle vecchie case, a poche decine di metri da queste fu innalzato un altissimo muro di contenimento (oltre 10 metri!!!) e oggi le auto sfrecciano veloci molto più in alto rispetto ai tetti delle case su cui presumibilmente si depositano i veleni di scarico degli autoveicoli. Questo manufatto visivamente relegò la frazione in un contesto ambientale davvero discutibile facendo somigliare il villaggio ad una sorta di periferia brutta di una grande metropoli. Ma questo non è tutto! Tempo dopo la locale Amministrazione comunale stabilì che nelle campagne a levante si poteva insediare il campo sportivo e questa struttura nata originalmente come piccolo campetto crebbe negli anni fino ad assumere l’attuale grandiosità occupando sempre maggiori superfici di fertile terra, per secoli vanto e orgoglio di quella comunità prettamente rurale. Per molti anziani residenti quella struttura sportiva diede fin da subito un sapore amaro; il cemento, i rumori e le grida d’incitamento risuonarono come una condanna subita senza colpa commessa. Ciò non ostante la piccola comunità insediata a Champbilly superò queste situazioni e continuò a risiedere in quelle case, alcune delle quali sono state ricuperate negli scorsi anni nei volumi abitativi. Nel villaggio non si sono edifici comunitari, anche se sembrerebbe attestata nel XVIII secolo la presenza di un torchio per la pressatura delle vinacce; a Champbilly non esiste una cappella e l’unico forno per la panificazione esistente apparteneva ad una famiglia che ne permetteva l’uso a terzi. All’interno del villaggio un piccolo vicolo separa la parte più antica della frazione da quella più recente e nella parte conclusiva di questo camminamento, un lavatoio-abbeveratoio posto sotto l’ombra di una pergola di vite, ricorda momenti di vita contadina quando le donne del villaggio riunite per lavare abiti e telerie si raccontavano le quotidiane ansie, gioie e dolori della vita famigliare e sociale. I ragazzi per frequentare la scuola, raggiungevano rigorosamente a piedi senza molte difficoltà, e in pochi minuti, il borgo, luogo in cui erano localizzate le aule scolastiche. Oggi i residenti in età lavorativa si occupano principalmente di terziario mentre le poche persone che lavorano ancora la terra lo fanno solamente nei ritagli di tempo libero. Numerosi coloro che si dedicano, con buoni successi, all’orticoltura e alla frutticoltura ma solamente per consumo proprio.

CRETIER Piergiorgio