Gran-Rhun

L’ameno villaggio del Gran-Rhun, a circa 1400 metri slm., sembra essere quasi mollemente adagiato su di un grande pianoro posto poco a valle del noto Colle di Joux. Anche da questa frazione, edificata su quella che era anticamente detta La montagne de Saint-Vincent, si aprono ampi orizzonti sull’intera valle centrale percorsa dal fiume Dora e sulle più belle montagne della Valle d’Aosta. Il monte Zerbion con i suoi 2722 metri sembra proteggere dai freddi venti del nord questo ampio comprensorio da cui lo sguardo ammirato si posa sui Monti Lyan e Barbeston, sulla Cima Nera e, proseguendo verso Aosta, si ammira l’imponente piramide del monte Emilius. Tutt’intorno al villaggio del Grand-Rhun la natura si offre nelle diverse stagioni dando il meglio di sé; dalle spettacolari fioriture primaverili, agli intensi colori dell’estate, ai caldi colori dell’autunno fino al bianco immacolato della neve in inverno questo villaggio dà delle sensazioni difficilmente riscontrabili altrove. La campagna circostante è caratterizzata da grandi estensioni di terra coltivata a foraggio e sembra quasi essere un tutt’uno con i bellissimi pascoli e boschi circostanti composti soprattutto da maestosi abeti, larici e pini. Qua e là campi di patate si alternano a piccoli ma prodigiosi orti che ci ricordano la secolare battaglia per la sopravvivenza in montagna compiuta dai residenti. Il sottobosco è di una ricchezza senza uguali: muschi e licheni si alternano a fragoline, mirtilli e lamponi; fiori d’incredibile bellezza si mescolano a felci e ad una varietà di minuscole piante di numerosissime varietà che però nella stagione estiva celano profumatissimi e prelibati funghi porcini. Gli animali selvatici che abitano qui e che possono essere ammirati sono numerosissimi: volpi, cinghiali, caprioli, scoiattoli, passeracei dalle colorate fogge, rumorosi picchi, topini di campagna e minuscole ma laboriose formiche fanno parte di quell’incredibile fauna che vive in questi boschi. Il toponimo Grand-Rhun nasconde senza dubbio un’origine germanofona: Rhun significa, infatti, pianoro verde e questo ben si adatta alla località che, pur con leggerissime variazioni, è sempre rimasto pressoché invariato nel corso dei secoli. Sulle antiche carte redatte in lingua latina il toponimo è indicato nel seguente modo: magno Run. Anche da questo villaggio ci si mobilitò nel 1393 per assicurarsi una parte dell’acqua che sarebbe giunta dal Monte Rosa attraverso il Canale Courtaud o Ru de la montagne de Saint-Vincent: i nominativi di ben sei capifamiglia di Grand-Rhun figurano tra coloro che formarono la primitiva Associazione. I nomi di questi temerari sono: Pierre de Filiey, Aymonet de Cornaz, Aymonin detto Brun, Aymonin Camosini, Germain de Trèves e infine Aymonin figlio di Jacquemin Grand Martin (quest’ultimo ebbe anche un importante incarico dirigenziale nel cantiere che si andava istituendo). Come gli altri Associati anche questi parteciparono in prima persona alla costruzione della titanica opera e così come per gli altri villaggi anche Grand-Rhun godette i frutti di questo imponente lavoro utilizzando l’acqua che era loro garantita dal Ramo B del Canale nella giornata di giovedì. Nel 1422, grazie all’amore del loro signore e per la non trascurabile somma di 200 fiorini d’oro, furono concessi in feudo agli abitanti dei villaggi collinari tutti i territori appartenenti al potente signore Francesco di Challant che di lì a poco sarebbe diventato primo conte di quella nobile casata; in cambio tutti i beneficiari si impegnarono a pagare regolarmente i tributi e a rispettare le norme consuetudinarie (in proposito: G. Forte, Frammenti di storia. La reconnaissance del 1502, Aosta, 1993); tra i beneficiati figurano numerosi capifamiglia di Grand-Rhun e questo permette di accertare che il villaggio è sempre stato intensamente abitato. La concessione in questione ebbe però una breve durata perché nel 1438 Francesco vendette il feudo di Saint-Vincent, unitamente ad altri beni immobiliari, al Duca di Savoia e con il denaro ricavato costituì la dote alle figlie Caterina e Margherita. Nel 1438 il passaggio di proprietà impose una nuova tassazione, che fu rinnovata nel 1440, nel 1455 e nel 1502 creando problemi economici alle famiglie che già non disponevano di grandi risorse finanziarie anche se dai documenti si ricava un'informazione parallela secondo cui la cerealicoltura, molto diffusa su quel territorio, dava alle famiglie dei discreti introiti. Altre concessioni feudali furono rinnovate successivamente; negli archivi del Comune vi sono alcuni registri all’interno dei quali è detto che anche i capifamiglia di Grand-Rhun dovettero rinnovare nel 1599 (al conte Louis du Solar de Moretta) e nel 1646 e 1655 (al conte Perrone di San Martino) gli atti di riconoscenza circa il possesso di beni. Per chiudere questo argomento molto “spinoso” ricordiamo che nel 1748 ben 225 proprietari-contribuenti, molti dei quali abitanti sulla collina, estingueranno i tributi feudali con Charles-François Perrone, signore di Saint-Vincent e tra loro figurano i nominativi di persone residenti a Grand-Rhun. Questa lunga “chiacchierata storica” ci introduce in un altro argomento molto importante riguardante l’economia di quel villaggio che, come già accennato, si basava essenzialmente sulla coltura dei cereali anche se altrettanto importanti erano le coltivazioni della canapa e il commercio del legname con il taglio degli alberi per la produzione di carbone o per la vendita. Naturalmente anche l’allevamento del bestiame con la conseguente fabbricazione di formaggi e latticini aveva un suo punto di forza nell’economia delle famiglie. Il villaggio oggi si presenta come un grande centro composto di numerosissime abitazioni che hanno la particolarità d’essere tutte addossate le une alle altre per difendersi dal freddo dell’inverno. Spessi muri sono sormontati da tetti con falde molto aggettanti; il sapiente uso del legno nelle costruzioni ci mostra numerosi rascards che nei secoli hanno avuto la funzione di magazzino delle granaglie e che oggi si presentano nella loro originaria bellezza e maestosità pur con il passare degli anni e l’incuria dell’uomo. Le dimore più antiche in pietra comprendevano naturalmente al piano terreno la stalla e la cantina per la conservazione del latte e dei formaggi; al piano superiore vi erano i locali d’abitazione e nel sottotetto un grande vano permetteva l’immagazzinamento del fieno. Oggi il villaggio, con ancora pochi interventi di recupero, necessiterebbe veramente di più attenzione da parte dei proprietari per evitare che testimonianze così importanti della cultura contadina vadano perse. A Grand-Rhun non vi è una cappella così come non è mai segnalata la presenza di una scuola che sappiamo però essere stata presente al Petit-Rhun. Il forno per la panificazione, importante costruzione comunitaria e autentico centro d’aggregazione, versa in gravi condizioni statiche e necessiterebbe di un intervento consolidativo e manutentivo straordinario; alcuni fontanili garantiscono l’approvvigionamento idrico necessario al bestiame e per l’utilizzo dell’acqua negli orti. Nel frattempo, la situazione acqua potabile destinata alle abitazioni e oggi carente, dovrebbe risolversi prossimamente grazie all’entrata in funzione del nuovo acquedotto collinare fermamente voluto dalla locale Amministrazione Comunale. Poco a valle della frazione vi sono i ruderi di ciò che rimane di un vecchio stabile di mulino che sappiamo essere appartenuto e gestito per molto tempo dalla famiglia Péaquin. Sulla facciata di una casa si nota la bellezza di un affresco a “medaglione” con ricca cornice dorata entro cui è dipinta una Madonna con Bambino seduta in mezzo ad un bosco di probabile fattura ottocentesca; su di un’altra casa, e parzialmente riparata sotto un tetto, è presente un'ulteriore testimonianza di fede: si tratta di un grande dipinto su cui troneggia una maestosa Madonna d’Oropa con Bambino risalente ai primi anni del settecento. Ai lati si notano le figure oranti e riverenti di San Vincenzo, San Lorenzo, sant’Anna e Santa Barbara; con dispiacere dobbiamo affermare che se non si interverrà con decisione e in tempi brevi con un restauro si rischia di perdere l’intero ciclo pittorico, ulteriore conferma della devozione degli abitanti del Grand-Rhun. Crediamo che personaggio di questa frazione sia il notaio Jean-Jacques Trèves; costui risiedeva in questo villaggio e in questa località possedeva casa e beni fondiari. Le carte da lui prodotte sono pochissime e ciò ne fa un personaggio abbastanza sconosciuto; per contro sappiamo che era sposato con tale Marie-Angelique (†1729), che era padre di Jean-André e di altri numerosi figli. Il notaio Trèves muore in Saint-Vincent il 6 ottobre 1712. Ora, concludendo questo scritto, vogliamo ricordare che da questo villaggio si diramano o giungono numerosi sentieri che raggiungono sia il Colle di Joux sia altri centri collinari; l’opportunità di compiere bellissime passeggiate è quindi garantita in una natura che come già detto ha dato qui certamente il meglio di se stessa.

CRETIER Piergiorgio