Maison-Neuve

Si tratta di un piccolo villaggio composto da due agglomerati di case, situato a circa 700 m slm. nella fascia pedemontana del Monte Zerbion, edificato su di un grande mammellone di roccia da cui si gode uno spettacolo veramente eccezionale sul borgo e sull’intera regione: da simile posizione possono essere ammirate le cime di numerose montagne, tanti paesi, l’argenteo fiume Dora… La tranquillità è garantita così come sono garantiti un ambiente prettamente montano e il silenzio delle foreste circostanti; i rumori del borgo arrivano minimizzati con i leggeri venti di primavera e il capriccioso vicino torrente Grand-Valey, che scorre molto in basso nella gola, non desta né ansie né preoccupazioni. Il toponimo e la nascita di questa frazione sembrerebbero però essere legati proprio agli umori di questo torrente e ai suoi debordamenti di cui si ha menzione sia nella memoria storica, sia nelle testimonianze orali in aggiunta a piccoli accenni nei documenti. Premettendo che di veramente certo non vi è nulla, sappiamo che verso la fine del Cinquecento la locale municipalità fece edificare la cappella di Tromen che si trova poco a valle di Maison-Neuve; la costruzione fu un voto civico contro le alluvioni e i danni da esse provocate sul territorio comunale. In quella lontana epoca il torrente sarebbe infatti esondato, all’uscita delle strette gole, a seguito di grandi piogge provocando enormi danni alle campagne e alle case costruite nelle sue vicinanze; il toponimo Le Rovine con cui viene identificata dagli anziani una zona poco a valle della cappella dovrebbe senza dubbio farci riflettere. Qui un intero villaggio sarebbe stato distrutto dalla forza dell’acqua e a seguito di questo fatto i residenti avrebbero ricostruito le loro case in zona decisamente più sicura: a Maison-Neuve appunto! Il nome indicherebbe quindi un nuovo edificio e l’architettura delle case di questa frazione confermerebbe che la costruzione sarebbe avvenuta in un arco di tempo non precisamente definito ma comunque rapportabile ai secoli XVII e XVIII. Di questo villaggio sembrano non esistere attestazioni storiche antecedenti l’epoca citata e, per dirla tutta, anche successivamente le carte sembrano quasi ignorare Maison-Neuve. Per la sua posizione il villaggio è totalmente al sicuro da ogni evento calamitoso provocato dal torrente Grand-Valey. I terreni circostanti sono tutti in leggero o deciso declivio, in posizione molto soleggiata e totalmente inadatti a colture cerealicole o similari. L’unica coltura che per secoli è stata intensamente accudita dall’uomo è quella viticola; con grandi lavori e dispendio d’energie sono stati costruiti muri di varie altezze e lunghezze per sostenere piccole o medie superfici di terra su cui impiantare l’albero tanto caro al Patriarca Noé. Da tanto lavoro e fatica si sono però avuti riscontri positivi, sia per ciò che concerne l’aspetto economico sia per la bontà del prodotto; gli ex addetti non fanno certo fatica a dichiarare che il vino prodotto in quel comprensorio era tra i migliori prodotti a Saint-Vincent e si ritiene che naturalmente si dovrebbe credere a tali affermazioni. Il lato opposto del torrente (in direzione Châtillon) è formato da una grandissima parete di roccia su cui si notano piccoli terrazzamenti sostenuti da muri a secco che con il passare del tempo iniziano a cedere; queste testimonianze confermano però che l’uomo aveva sfruttato tutto il territorio disponibile e anche quello impossibile pur di riuscire a mettere a dimora qualche pianta di vite. Soprattutto per questa ragione Maison-Neuve era una delle frazioni attraversate dalla “processione delle vigne” che durava l’intera giornata e che qui giungeva dopo aver fatto sosta alla cappella sottostante e che da qui ripartiva alla volta della chiesa di Moron percorrendo gli ampi anfiteatri naturali intensamente coltivati a vigneto. L’economia della frazione era in parte garantita dalla viticoltura e in parte da altre e, per la verità, piccole cose: presumibile vendita di legname, orticoltura e pastorizia. Ciò non ostante nel greto del torrente vi è una cosa che farebbe presumere che in zona vi fossero artigiani che fabbricavano macine da mulino; la grande quantità d’acqua che in occasione dell’alluvione del 2000 è passata nel torrente ha infatti scoperto una grande roccia che, come si ha modo di verificare, presenta una superficie piatta su cui si nota una profonda incisione che delimita una forma tondeggiante. Si tratta del lavoro preparatorio dello scavo di una macina, presumibilmente non ultimato a causa della composizione della pietra che si è dimostrata essere non idonea allo scopo per cui si era dato inizio al lavoro. Questa presenza conferma però quanto anzidetto e che cioè in zona vi erano persone specializzate nella preparazione delle macine da mulino. L’architettura del villaggio presenta, naturalmente, chiari esempi di edilizia rurale; case edificate con sapiente uso della pietra (non vi sono Rascards) e i volumi contengono tutti i locali caratteristici di queste abitazioni: stalle per il ricovero del bestiame, cantine per il deposito e conservazione del vino e dei formaggi, poèle (stanze polivalenti in cui si mangiava e dormiva) e infine grandi sottotetti per mantenere all’asciutto il fieno necessario al bestiame durante l’inverno. Sulla facciata di un’abitazione si nota la fresca bellezza di un grande affresco del XIX secolo dedicato al Trionfo della Vergine. Il solo edificio comunitario presente a Maison-Neuve è quello del torchio, restaurato recentemente per volontà della locale Amministrazione Comunale; l’edificio è in posizione strategica e durante i lavori di restauro sono state evidenziate le fasi costruttive dell’immobile così come all’interno, peraltro con grande difficoltà, si è cercato di mantenere nella sua originale bellezza il secolare torchio che conserva sia la “vite” che termina con la pietra di contrappeso, sia l’enorme trave di legno di noce che aveva funzione di leva. La presenza di un pressoir in questa zona era decisamente strategica trovandosi la frazione al centro di un grande domaine viticolo e la sua presenza è già attestata nel XVIII secolo sulle pagine dei registri del Catasto Sardo. Ai nostri giorni alcune case sono già state ristrutturate (con interventi decisamente notevoli) e altre lo sono ora. Maison-Neuve è quindi sulla strada della completa rinascita ed è molto bello vedere che anche giovani coppie hanno scelto di abitare in una così bella frazione malgrado questa non sia precisamente vicina al borgo e a tutte le sue comodità. Da questo villaggio, senza difficoltà e in tutte le stagioni, si ha l’opportunità di dedicarsi a brevi o lunghe passeggiate nel mezzo di una natura che per l’asprezza del territorio è rimasta immutata e, quasi con timore, si mostra ai nostri giorni in tutta la sua incontaminata bellezza. Dal borgo, e dopo aver attraversato il villaggio, si può procedere in piano per dirigersi verso il campo dei giochi popolari oppure in salita su comoda mulattiera verso Dizeille e Perrière; emozioni sono comunque garantite anche a coloro che invece vogliono raggiungere Maison-Neuve solo per una visita al restaurato torchio e per concedersi momenti di tranquillità ammirando le montagne circostanti.

CRETIER Piergiorgio