Valère

Antico nucleo frazionale posto a levante quasi sui confini territoriali del nostro Comune. Il toponimo di questo villaggio, posto a 685 m. slm., è senza dubbio da ricondurre all’ambiente in cui sono state edificate queste abitazioni e alla presenza di un piccolo valloncello (da cui ha origine la radice Val, completata nel XVIII secolo dalla parola Valére). Queste antiche case, oggi nascoste tra maestosi alberi di castagno, erano un tempo molto abitate da famiglie che sembrerebbero essersi radicate in quella località per presidiare i tanti vigneti presenti in loco: nei secoli passati anche le superfici occupate ai nostri giorni dagli imponenti castagni erano intensamente coltivate e su arditi terrazzamenti visibili ancora oggi, prosperavano vitigni che garantivano specialissimi vini. Certamente l’economia delle famiglie era anche sostenuta dalle colture cerealicole praticate sulla collina (in specifico a Salirod, Lenty, Grand e Petit Rhun); le cronache orali raccontano che numerosi residenti abitavano questo villaggio in modo discontinuo e questo era dovuto alle stagioni e alle coltivazioni: in estate si saliva in montagna (portandosi naturalmente le mucche e eventuali ovicaprini) mentre solitamente la primavera e l’autunno richiedevano una presenza nel villaggio di Valyre per meglio seguire i lavori e le necessità delle viti. Come già detto la viticoltura aveva in questa frazione grande importanza se si considera che già sulle pagine del Catasto Sardo (1770 circa) si accerta la presenza nel villaggio di un torchio per le vinacce che all’epoca era gestito e utilizzato da alcune famiglie (tra cui l’estinta famiglia Duloup) che naturalmente garantivano le manutenzioni; in merito a questo importante complemento al lavoro dell’uomo, non si hanno altre informazioni e indicazioni ma verosimilmente presumiamo che fosse simile a tutti gli altri funzionanti all’epoca sul nostro territorio. Il torchio venne dimesso in epoca imprecisata e le poche testimonianze orali raccolte presso gli anziani raccontano che, a loro memoria, le vinacce erano portate a Cillian servendosi di robuste gerle e di botticelle per il trasporto dei liquidi. La transumanza (se ci è permesso utilizzare questa parola) era compiuta su diversi percorsi ma in particolare si camminava su una erta mulattiera che tra boschi prosperosi e percorsi “aperti” raggiunge le alte frazioni del comune. A lato di questa strada pedonale, poco a monte del villaggio, fu edificato un oratorio nella seconda metà dell’ottocento (e a seguito di un voto attivato da Laurent Pol); il devoto promotore dell’iniziativa pose questa cristiana testimonianza sotto la protezione della Madonna e per meglio ottemperare alle sue volontà depose all’interno della costruzione una bellissima statua della Vergine in legno di noce policromo risalente alla fine del XVIII secolo. Raccontano le testimonianze orali che in quell’oratorio Maria avrebbe addirittura operato alcune guarigioni; la statua che ha un grande valore commerciale e soprattutto affettivo, è stata recentemente ritirata perché possibile oggetto di furto ma per volontà della famiglia torna nel “suo” oratorio durante il mese di maggio per essere al centro della devozione delle persone che davanti al sacro manufatto si riuniscono per pregare. A Valyre, negli scorsi decenni sono state recuperate nei loro volumi abitativi molte case e questo grazie anche alla comodità della strada asfaltata che lambisce le antiche case e che si conclude con un piccolo piazzale per le autovetture; vi è comunque da aggiungere che una buona parte del comprensorio è stata invasa da nuove costruzioni destinate all’edilizia residenziale e questo grazie a questa parte del territorio particolarmente riparata dai venti freddi e ben esposta al sole.

CRETIER Piergiorgio