Salirod

Il villaggio di Salirod è posto a 1090 metri slm. sulla collina di Saint-Vincent e gode di un eccezionale panorama su tutta la vallata centrale, dominata dalle alte cime delle montagne e dal luminoso corso della Dora nel fondovalle. Nelle antiche carte il toponimo di questo villaggio (di cui è tutt’oggi sconosciuta l’etimologia) è indicato nei seguenti modi: Salyro, Salleyro, Saleiro, Salero, Salerò. Secondo lo studioso di onomastica Albert Dauzart, la radice del toponimo Sal, avrebbe origini antichissime, addirittura pre-indoeuropee; Sal indicherebbe pietraia, pietra, luogo in quota e deriverebbe dal latino silex (selce). Nei secoli passati, nelle campagne circostanti, estese superfici di terra, spietrate dall’uomo dopo secoli di duro e incessante lavoro, erano coltivate a grano, segale e canapa; il foraggio necessario alle tante bovine allevate nel villaggio era ricavato da terreni situati nei pressi dei boschi che formano una bellissima cornice a questo centro caratterizzato da numerose costruzioni in pietra e legno che sono, ancora oggi, armoniosamente inserite nell’ambiente. Numerosissime sono le testimonianze relative a Salirod, e ai suoi abitanti, che si ricavano dai vecchi documenti e che testimoniano terre intensamente lavorate e una comunità di villaggio dinamica e laboriosa: tali Chadel, Ravet e Isabellon, citati nel 1393, risultano impegnati alla titanica costruzione del canale Courtaud unitamente ad Antoine Martinod e Pierre de Yano (Déanoz) de Laloyana che rivestono invece incarichi direzionali nel direttivo dell’Associazione; nel 1422, unitamente ad altri capifamiglia della collina, numerosi abitanti di questo villaggio sottoscrivono, per fini fiscali, una reconnaissance concernente proprietà fondiarie da essi lavorate ormai da numerosissime generazioni. Nel 1467 Boninus de Salyro è testimone al contratto stipulato tra il mastro Pierre d’Arsyn, lathomus di Saint-Vincent, e i fedeli di Emarèse, concernente la costruzione del nuovo campanile di quella parrocchia. Nel 1748 anche numerosi abitanti di Salirod presenziano, in una sala del Tribunal du bourg de Saint-Vincent, all’atto con cui si procede all’estinzione dei diritti feudali in questo paese. Ovviamente le testimonianze storiche non si limitano a queste poche citazioni ma ininterrotte proseguono nel corso dei secoli. Il villaggio risulta essere sempre stato intensamente abitato tanto che in una memoria redatta dal parroco A.-P. De Tillier nella metà del 1700, sono indicate come residenti, oltre trenta famiglie; come altri centri rurali, anche questo era dotato di tutte quelle strutture comunitarie necessarie alla popolazione: forno per la panificazione (di cui si segnala un importante progetto di recupero); lavatoi e abbeveratoi; la scuola (fondata verosimilmente nel primo decennio del XIX° secolo e la cappella dedicata a San Bartolomeo (venne fondata nel luglio del 1774 per volontà di Jeanne-Marie Novallet sposa del notaio Jean-François Obert, ma quasi certamente la data si riferisce ad una ricostruzione e ampliamento di un più vecchio edificio per il culto, forse diruto. La data 1713 che compare sul trave maestro confermerebbe questa ipotesi). Da segnalare su abitazione privata un pregevole affresco protetto da un tetto molto aggettante. A monte, lungo il corso del torrente sono accertati, nel corso dei secoli, ben sette mulini per la macinatura dei cereali e questo la dice lunga sulla produzione di granaglie. La viabilità proveniente dal fondovalle e diretta a nord verso il trafficato colle di Joux, o viceversa, era garantita da alcune importanti mulattiere che s’incontravano nel villaggio; alcuni storici locali ricordano inoltre l’importanza della Krämerthal, o strada dei mercanti, in particolare di quelli che commerciavano vino e sale. Oggi Salirod conta purtroppo pochi residenti ed è insignificante il recupero abitativo di vecchi volumi; per contro si segnalano per la loro bellezza e architettura particolarmente curata, numerose costruzioni che, sembrerebbero essere in alcuni rari casi, riconducibili ad una possibile, seppure insignificante, penetrazione di popolazioni Valser sul nostro territorio collinare. Il villaggio è stato dotato nel corso degli anni di tutti i moderni servizi: viabilità interna, fognature e un buon impianto di illuminazione. Purtroppo, per la sua posizione centrale nella regione Valle d’Aosta, a levante della frazione nei decenni passati, sono state posizionate alcune imponenti antenne televisive che hanno certamente fornito un servizio all’utenza, ma di fatto hanno caratterizzato in negativo l’aspetto montano e agreste di questa bellissima frazione di Saint-Vincent. Dal 1978, nell’edificio che ha ospitato le scuole, si è insediata la Cooperativa Produttori Latte e Fontina Salirod; annualmente in questo caseificio sono conferiti dagli allevatori di Emarèse, Montjovet e Saint-Vincent circa 520.000 litri di latte che lavorati giornalmente producono circa 10/12 forme di pregiata Fontina, nonché burro di panna e altri derivati. Nel corso del 2001 questa importante realtà agricola ha vinto il premio Lo modon d’or assegnatole da un’importante giuria per la migliore Fontina prodotta in estate. Il villaggio di Salirod fu scelto come rifugio, durante il periodo della repressione nazi-fascista, da una famiglia di ebrei tedeschi alla ricerca di un luogo sicuro. Dolorosissima e drammatica è la testimonianza raccontata nelle pagine del diario del capofamiglia sfuggito dalla Germania e rifugiatosi con moglie e figlioletto tra la gente di Salirod; il volume: Karl Elsberg, Come sfuggimmo alla Gestapo e alle SS è stato pubblicato e presentato a Saint-Vincent nel 1999 con il patrocinio della locale Biblioteca Comunale, racconta la fuga di un cittadino tedesco privato di ogni cosa: cittadinanza, lavoro, beni e onorabilità. Dopo una terribile odissea in diversi paesi europei alla disperata ricerca di pace e di libertà, giungerà nel nostro paese e in seguito salirà nel villaggio di Salirod; qui sarà generosamente assistito dalla poverissima, ma caritatevole comunità di quel villaggio che si attiverà oltre ogni umana possibilità, pur consapevole delle conseguenze che tale disponibilità avrebbe potuto avere per l’incolumità dei residenti. Tra i personaggi che hanno dato lustro a Salirod e all’intera comunità di Saint-Vincent va senz’altro ricordato l’ecclesiastico Daniel Page. Originario del villaggio e figlio di Pierre e di Marie D’Agnès nacque il 23 agosto 1882; giovanissimo compì gli studi in seminario ad Aosta e nel 1908 entrò nelle Missioni Estere di Milano accompagnato da una lettera dell’allora parroco Louis Alliod che lo definiva …admirable par sa piété, irréprochable dans sa conduite et dans ses mœurs. Ordinato sacerdote partì per l’oriente destinazione Hong-Kong e fu chiamato a dirigere il locale Seminario. Attivo in tutti i campi era felice quando poteva condurre la vita che egli stesso definiva “da zingaro”; patì la fame e la prigionia nonché tutte le privazioni del caso e si ammalò. Rientrò in Italia nel 1953 e in quel periodo si attivò, con lasciti, per il mantenimento economico della cappella di Salirod. Ripartito per la Cina, nella sua missione, rese la sua anima a Dio il 25 luglio 1959 e le sue spoglie riposano oggi nel cimitero cattolico di Happy Valley.

CRETIER Piergiorgio