Capard

Capard è un villaggio molto caratteristico situato a circa 700 m. slm sulla costa pedemontana del Monte Zerbion, alle spalle del borgo di Saint-Vincent, in posizione paesaggistica e ambientale dominante e davvero molto spettacolare. Non si conosce l’origine del toponimo che comunque nel corso dei secoli ha mantenuto quasi invariata l’attuale dizione anche se è ben vero che nei vecchi documenti si ritrovano piccole ed insignificanti varianti quali, ad esempio, Capar, Cappar e Capart la cui radice toponimica sarebbe da ricercarsi nei sinonimi di pietra e di altura, che certamente ben si adattano al villaggio. Anche le famiglie di questo villaggio nel corso del 1646 sono state obbligate a dichiarare i loro possedimenti in vista di un nuovo sistema di calcolo a fini fiscali voluto dall’Amministrazione della Corona. Nell’Archivio Comunale (n.163) è anche conservato il registro contenente il Verbale di Delimitazione di Proprietà relativo a Capard e redatto nel corso del 1892. Questo villaggio è stato edificato su un costone di terra abbastanza scosceso che l’uomo, nel corso dei secoli, ha antropizzato costruendovi chilometrici muretti per sostenere superfici di terra (tante volte molto limitate nella superficie). A Capard per secoli l’economia è stata sostenuta dalla coltivazione della vite che appunto qui aveva -ma potrebbe avere ancora oggi- il suo habitat naturale; un comprensorio soleggiato e al riparo dai venti freddi e un'esposizione a mezzogiorno davvero eccezionale hanno fatto il resto. Secoli di duro e intenso lavoro nei vigneti e, naturalmente, ottimi vini, hanno dato alle famiglie stanziate nel villaggio di Capard una buona fonte di reddito. Anche qui le testimonianze concordano nell’affermare che il vino prodotto in zona fosse uno dei migliori di Saint-Vincent; per ottimizzare il lavoro ed evitarsi lunghi viaggi per recarsi in altri villaggi, anche a Capard era stato costruito un torchio per la pressatura della vinaccia e, con opportune sostituzioni di alcune sue parti, per la fabbricazione del pregiato e medicinale olio di noci. Di questo maestoso complemento all’attività vitivinicola, troviamo già menzione nelle pagine dei registri del Catasto Sardo (1770 circa) e in quella lontana epoca i comproprietari risulterebbero essere sei: Deano, Séris, Corna, Torrent, Dufour e infine Paulaz. Nulla vieta però di immaginare, con verosimile certezza, che l’antico “pressoir” fosse già presente in loco da molto prima del 1770; questo torchio, nelle sue componenti essenziali, è perfettamente simile a quelli presenti in altri villaggi e un recentissimo restauro voluto dalla locale Amministrazione Comunale ha finalmente ridato giusta dignità all’insieme che, dopo secoli, era impietosamente giunto ormai da alcuni decenni, ad uno stato di totale abbandono. Con progetto dell’Architetto Giuseppe Rollandin di Saint-Vincent e con tanta attenzione da parte dell’artigiano esecutore dei lavori, sono state ripulite tutte le componenti costituite da pregiato legno di noce: tutte le sue parti costituite dal grande trave lungo circa sette metri, la vite (alta tre metri circa), la pietra di contrappeso, il pianale e le guide, dopo i necessari lavori sono state riassemblate così come la struttura in pietra dello stabile che, sovrastata da un tetto ad unica falda in lose, è stata consolidata e in parte rifatta ex novo. All’interno di questa sono stati anche posizionati alcuni pannelli esplicativi per far meglio comprendere al visitatore il funzionamento del torchio, che nella sua operatività si basava su un semplice gioco di leve; ad esclusione del già citato torchio nel villaggio non è presente il forno per la panificazione né nessun’altro edificio di interesse comunitario. Per recarsi a scuola i ragazzi di Capard dovevano scendere “pedibus calcantibus” fino al borgo così come facevano tutti i residenti che si recavano in paese per le funzioni religiose, per il mercato o la fiera e per tutte le altre necessità della famiglia, ma erano altri tempi! Le due fontane, lavatoio-abbeveratoio che garantivano acqua per le persone, per gli armenti e per le colture provengono tutt’oggi da sorgenti scavate nei pressi del Grand-Valey. L’economia del villaggio, così come raccontano le vecchie carte era naturalmente basata anche sulla pastorizia (nella frazione quasi tutte le antiche case avevano la stalla per gli animali e ampi sottotetti per il ricovero del fieno necessario in inverno); era anche diffusa l’orticoltura e su modesti campi era coltivata la patata; molto importante era la raccolta e conservazione delle castagne. Tutte queste, e tante altre piccole cose, contribuivano a garantire una buona sopravvivenza alle famiglie, che anche se non certa ricca, era quantomeno discretamente agiata. Gradatamente a Capard, sia per la posizione sia per la vicinanza al borgo, si stanno recuperando i vecchi volumi delle abitazioni e alcune case sono ritornate all’antico splendore; purtroppo anche questa frazione patisce delle conseguenze dell’eccessivo frazionamento della proprietà, vero flagello valdostano e causa del troppo lento e difficoltoso recupero dei vecchi edifici. La frazione fin dall’anno 1955 è stata collegata alla rete viaria del paese (l’inaugurazione avvenne l’11 aprile di quell’anno) e recentemente è stata anche dotata di un ampio piazzale per gli autoveicoli e di una illuminazione pubblica sufficiente; sempre negli scorsi anni il villaggio è stato anche collegato alla rete cittadina del gas metano. Anticamente la frazione aveva una sua importanza in quanto era un crocevia molto trafficato; qui si incontravano, infatti, le tante stradine che collegavano il borgo alle frazioni alte (Maison-Neuve, Dizeille, Perrière, …) ma anche con quelle che trasversalmente congiungevano i piccoli centri della collina di Châtillon con i villaggi a monte del borgo di Saint-Vincent. Tutt’oggi Capard è meta e luogo di transito di tante persone che dal borgo risalgono erte mulattiere, per godersi spettacolari ambienti in un comprensorio che l’uomo ha saputo mantenere inalterato, o semplicemente per dissetarsi alla fresca sorgente frazionale, denominata Fontanino già citata nei primi decenni del novecento sulle Guide Turistiche del paese.

CRETIER Piergiorgio