Bieton

Anche in questo caso si parla di un minuscolo centro abitato della collina, edificato a poco meno di 700 m. slm. che pare adagiato all’interno di un grande anfiteatro un tempo rigogliosamente coperto di vigneti. Non si conosce l’etimologia del nome Bléton anche se non sarebbe da scartare l’idea secondo cui questo nome indica nel dialetto locale una catasta di medie dimensioni (da bléta, catasta, mucchio, …). Un secondo riferimento storico potrebbe essere contenuto nella Reconnaissance già citata in altre situazioni e oggi conservata gelosamente nell’Archivio municipale. Tale importante atto, rogato su pergamena, fu ordinato da Francesco signore di Challant nel 1422; tra i nominativi di persone che in quella data e su quel documento “riconoscono” (da qui il termine reconnaissance) di possedere terre sur la montagne de Saint-Vincent - e per questa ragione tenuti al pagamento di determinate imposizioni fiscali - si rilevano anche i nomi di Anthnius figlio di Jacobi Blestonis e poi ancora di Petrus figlio di Joannis-Petri Bletonis. In altre carte leggermente meno vecchie si ritrova (per la verità con estrema rarità) questo cognome integrato dal congiuntivo De; queste poche citazioni suggerirebbero che o l’abitato di Bléton prende nome dal cognome di un suo antico residente, oppure la situazione va capovolta. Le case di questo minuscolo abitato, che nel corso degli anni sono state quasi interamente recuperate nei volumi, sono state edificate all’interno di un piccolo valloncello tra gli abitati di Marc, Clapéaz e Crotache. Come già per altri casi si ritiene che anche Bléton sia nato e sia stato ampliato partendo da un unico nucleo originale voluto verosimilmente da una sola famiglia che certamente conosceva il territorio se consideriamo che in una piccola piazzetta da secoli zampilla fresca l’acqua di una sorgente e che un clima davvero invidiabile, accompagnato da colture specifiche, hanno consentito a tante famiglie di vivere dignitosamente in quella località. La località su cui sorge Bléton è particolarmente riparata dal vento e in una posizione decisamente baciata dal sole; tutto il comprensorio circostante è caratterizzato da arditi muri che per secoli hanno sostenuto gli impianti viticoli e, per estensione, l’economia delle famiglie che lassù abitavano. Oggi le colture viticole in quel territorio sono decisamente ridotte ad un lumicino e l’impressione è che nessuno voglia reimpiantare tale ricca coltura, seppure con minori forze e indirizzi economici diversi e decisamente più appetibili sotto l’aspetto economico. E’ davvero un peccato vedere che il territorio con le secolari specializzazioni sta lasciando spazio alla natura che avanza selvaggia con rovi e altre piante e cespugli infestanti; eppure il sole continua anche oggi ad irradiare il territorio così come la terra che si propone di essere ancora preziosa alleata dell’uomo, della sua economia e della sua plurisecolare cultura…

CRETIER Piergiorgio