Écrevin

Questo villaggio, situato poco a monte dell’antico borgo di Saint-Vincent ad una quota di circa 620 metri slm., è uno tra i più estesi tra quelli situati nel circoncentrico del paese. Anche in questo caso l’origine del toponimo è ancora purtroppo ignota anche se molto semplicemente si potrebbe immaginare che il nome derivi dalla presenza in loco di uno scrivano, forse un notaio o forse addirittura uno studio notarile presso cui agiva “un’ecrivin” uno scrivano pubblico. Si tratta indubbiamente di una congettura, ma alle volte la storia si scrive anche partendo da piccoli e insignificanti dettagli poi confermati da studi più approfonditi. Il villaggio è sicuramente molto antico e il suo nucleo originale, attraversato da alcuni piccoli camminamenti, fu voluto in epoca imprecisata da persone che molto argutamente avevano compreso che in quell’esatto punto era possibile edificare abitazioni in posizione privilegiata, al centro di un vasto comprensorio idoneo a tutte le colture anche se la parte del leone la fece per tantissimi secoli la viticoltura. Ecrivin ha indubbiamente dalla sua parte alcuni fattori naturali favorevoli: il clima, e in particolare il microclima; la quasi totale assenza di venti freddi; la sicurezza del territorio (il sito parzialmente pianeggiante è garanzia contro frane e smottamenti del terreno) e la grande insolazione, hanno permesso per secoli a intere generazioni di vivere bene e in perfetta sintonia con l’ambiente e il territorio. Le sole ansie procurate alla popolazione pare fossero quelle derivate dai cattivi umori del torrente Grand-Valey. Seppure distante da quest’ultimo, il villaggio è stato edificato su parte del cono di deiezione del torrente che addirittura pare che nei secoli andati scorresse molto più a levante e lambisse quindi le case provocando durante i suoi debordamenti forte apprensione ai residenti preoccupati forse più dell’integrità delle loro campagne che delle case comunque a loro dire edificate in luogo sicuro. L’architettura delle costruzioni si presenta molto solida e, in un paio di casi, molto ricercata; alcuni particolari architettonici fanno presumere una certa agiatezza economica da parte dei loro committenti; le abitazioni, seppure pesantemente rimaneggiate, mostrano ancora gli originali impianti caratterizzati da aerati fienili per la conservazione del foraggio, da stalle, da locali d’abitazione e, nel sottosuolo, una miriade di cantine per la conservazione del vino e dei formaggi. Inutile dire che la plurisecolare economia di Ecrivin si è basata sull’agricoltura e sull’allevamento del bestiame con particolare interesse per la viticoltura. Tutto il comprensorio a monte del villaggio era, infatti, coperto da estesi e rigogliosi vigneti da cui si è sempre tratto per tantissimo tempo un vino di grandissima qualità che era particolarmente apprezzato dagli osti e locandieri del borgo che lo acquistavano per servirlo sulle tavole dei loro locali ai loro ospiti che raggiungevano il nostro paese per le cure termali e che dopo abbondanti bevute d’acqua non disdegnavano certamente il buon vino di Saint-Vincent. Per ciò che concerne direttamente la storia di Ecrivin siamo a conoscenza, di un importante atto notarile, redatto in latino con scrittura a caratteri gotici, su pergamena, il 14 settembre 1383; in quella data tale De Jaqueminis di Ecrivin, detto Passaplan, dichiara di ricevere in feudo dalla Chiesa di Saint-Vincent alcuni terreni situati nelle vicinanze di quella località e si impegna a pagare ogni anno un determinato importo in denaro. La pergamena, in ottimo stato di conservazione, è custodita nell’archivio parrocchiale del nostro paese e porta le firme dei notai Francesco Franchini e Jacopo Rude de Ayma. Più avanti nel tempo, attraverso la lettura di un voluminoso libro conservato nel locale Archivio Comunale, siamo a conoscenza che la comunità di questo villaggio (unitamente a quelle del Borgo, di Cugnon, di Cillian e di Feilley), passò reconnaissance nel 1601 al conte Louis Solar de Morette, all’epoca signore di Saint-Vincent. In buona sostanza si trattò di riconoscere al nobile che le terre lavorate dalle citate comunità appartenevano a quest’ultimo e che quindi gli si dovevano pagare diritti feudali e naturalmente, onerosi, contributi economici. Tra le carte concernenti il villaggio di Ecrivin conservate nell’archivio comunale si segnala un Registro redatto tra il 1892 e il 1893; nelle sue pagine sono contenuti i Verbali di Delimitazione delle proprietà di questa frazione (Archivio Comunale, Catasto, n. 176). L’acqua necessaria alle campagne, agli orti e al bestiame era garantita dal Ru della Pianura (noto anche con il nome di Magnus Rivus Sancti Vincentii) il cui plurisecolare tracciato si snoda poco a monte delle abitazioni fin dalla sua costruzione avvenuta nel lontano 1325. Le necessità idriche delle famiglie erano invece garantite da alcune sorgenti appartenenti a privati che sgorgavano a monte (e questo avviene tuttora) e che dopo opportune canalizzazioni confluivano in quattro lavatoi-abbeveratoi presenti all’interno della frazione. Ma la fine del 1800 si caratterizza anche a Saint-Vincent per la perdurante siccità e per una serie di iniziative volte a ottimizzare la distribuzione dell’acqua; siamo a conoscenza dalla lettura di un documento conservato da privati che due capifamiglia del paese si opposero alle scelte operate dalla locale Amministrazione Comunale ricorrendo direttamente al Sottoprefetto di Aosta per impedire che una Delibera del locale Consiglio Comunale diventasse operativa. Per meglio comprendere il problema si riporta per esteso il contenuto della carta che molto significativamente descrive il momento storico, le necessità e i personaggi coinvolti: Honorable Monsieur le Sous Préfet d’Aoste. La Commune de Saint-Vincent veut s’emparer de l’eau d’une source des soussignés Isabellon Alexandre feu Vincent et Camos Emmanuel feu Alexis résidents à Saint-Vincent, village d’Ecrivin. La source est de leur propriété privée. Ils ont déjà eu la générosité de destiner cette eau potable à l’usage du public par une fontaine et abreuvoir en dessus du village d’Ecrivin. Maintenant le Conseil Communal par délibération 29 mars dernier a décidé de s’emparer de l’exedant de cette eau pour l’employer pour les habitants du village des Moulins. Les soussignés pour sauvegarder leur droit de propriété devrait recourir aux voies judiciaires si la délibération du Conseil sera mise en exécution. Ils vous prient, Monsieur le Sous-préfet, de refuser votre approbation à la même délibération pour éviter des frais et de désagréables conséquences. Ils unissent au présent, avec prière de restitution, l’acte d’achat de la source, Favre Notaire. Dunque è chiaro che per far fronte all’emergenza idrica il Comune ipotizzò di prelevare una parte dell’acqua, peraltro in eccedenza, per destinarla al vicino villaggio di Moulins dove evidentemente la situazione era più grave. La situazione però fu normalizzata solo grazie al buon senso degli attori coinvolti e a dei colloqui intercorsi tra le parti, al punto che l’anno successivo, 1888, per far fronte alla perdurante siccità e per meglio ottimizzare la distribuzione dell’acqua nei villaggi, la locale municipalità concesse dei tubi da utilizzarsi nelle frazioni di Moulins e Ecrivin in sostituzione di quelli vecchi, e immaginiamo molto deteriorati, per garantire sufficiente acqua potabile ai citati villaggi. Sembrerebbe di capire che l’accordo si basò su un semplice, quanto intelligente, contratto: il Comune avrebbe sostituito interamente la condotta, fin dalla captazione alla sorgente per aumentare il prelievo e per evitare dispersioni sulla linea e in cambio i proprietari avrebbero acconsentito al prelievo per far fronte alla grave situazione di Moulins. (Archivio Comunale, Lavori Pubblici, n. 98/19). Per ciò che concerne gli immobili comunitari abbiamo menzione della presenza di ben due torchi per la pressatura delle vinacce; uno di questi venne totalmente rifatto nel 1933 dal signor Giuseppe Camos il quale, necessitando di legname idoneo, tagliò un grande albero di castagno che cresceva nei pressi del torrente Grand-Valey. Dalla stessa zona giunse anche la pesante pietra utilizzata come contrappeso; le memorie orali raccontano che forse il mastodontico torchio fu un po’ sovradimensionato e questa era la probabile causa di periodici problemi. Nel corso del 1943 la struttura, che era riparata da una grande tettoia totalmente in legno, fu distrutta da un violento incendio le cui cause non furono mai chiarite. Il torchio non fu mai più ricostruito e per tale autunnale lavoro alcune famiglie del villaggio si dotarono di più piccoli, e presumibilmente comodi, torchi in metallo. Nella frazione non vi era una scuola ma questo era giustificato dal fatto che il borgo, sede di tale struttura, è molto vicino. A Ecrivin non vi è neppure una cappella ma nel contempo si segnalano ben tre oratori o edicole in cui erano riposte statue della Vergine o di qualche Santo; il primo oratorio era posizionato nel crocevia tra le attuali via Tromen e via Monte Bianco. La sua erezione si deve alla famiglia Isabellon e ad un antico voto fatto alla Vergine; purtroppo questa struttura, che viene ricordata molto bella e caratteristica, fu demolita verso la fine dei recenti anni cinquanta per fare posto ad una strada. Il secondo oratorio era posizionato tra via Monte Bianco e via Charrière; anche in questo caso si parla di un manufatto molto antico, poi rimaneggiato più volte. Da alcune note presenti nell’archivio parrocchiale si apprende che questo oratorio fu voluto dalla famiglia Page, da secoli residente nel villaggio, e che fu restaurato nel corso del 1898, data in cui fu posto sotto la protezione della Madonna del Carmelo. Da segnalare inoltre che davanti a questa sacra edicola sostavano i cortei funebri che, diretti alla chiesa del borgo, qui giungevano dalle frazioni poste più a monte (Capard, Maison-Neuve, Clapeon). Anche in questo caso l’urbanizzazione dei villaggi fu causa della demolizione dell’oratorio; completato l’allargamento della sede viabile in memoria di questo manufatto fu fatto edificare una minuscola edicola che si presenta oggi inserita all’interno di un muro. A levante del villaggio, in località Puppon, esisteva da antichissima data, in mezzo alle campagne e a lato di una vecchia mulattiera, un grande oratorio dedicato al Sacro Cuore di Gesù. La struttura era composta da quattro colonne che sostenevano un tetto a quattro falde. Sappiamo che verso la fine dell’Ottocento questo manufatto fu totalmente restaurato per volontà di Marie-Ange Ravet, moglie di Vincent-Noé Page e mamma del notaio Léonard e dell’avvocato Gabriel. Successivamente sarà la devotissima nuora, Camilla Guillet, moglie del notaio Léonard, a procedere al mantenimento e abbellimento di questo oratorio presso il quale sostavano i cortei funebri che qui giungevano dalle frazioni poste più a monte (Romillod, Crotache, Clapéaz, ecc.); in quell’esatto punto erano raggiunti dal celebrante, dal portatore della croce e dai rappresentanti delle Associazioni e Confraternite religiose operanti a Saint-Vincent. Dopo una breve preghiera e benedizione si ripartiva alla volta della chiesa del borgo per la santa messa che precedeva l’inumazione. Numerosi sono i personaggi di Ecrivin che in modo diverso hanno senz’altro lasciato una traccia del loro operato sulle carte: oltre alle già citate Marie-Ange Ravet e Camilla Guillet, che ricordiamo per la loro fede, generosità e profonda devozione, vorremmo ricordare il notaio Baptiste Perret notaire royal. Figlio dell’omonima famiglia di Saint-Vincent, Baptiste Perret è un personaggio abbastanza sconosciuto. Forse era fratello del notaio Jean-Antoine (padre del ben più noto sacerdote Jean-Baptiste che con i suoi studi scoprì i benefici delle sorgente termale). Malgrado alcune indicazioni il notaio Baptiste Perret è difficilmente collocabile nella genealogia famigliare dell’abate Perret con il quale vi è certamente un rapporto di stretta parentela. Tutte le carte e gli atti notarili compiuti da questo professionista sono collocabili tra il 1730 e 1750 circa, e risultano essere state tutte redatte nella sua casa posta nel villaggio d’Ecrivin. Ma evidentemente in quell’abitazione esisteva una sorta di studio associato in quanto, nel periodo 1725-1760 circa, furono rogati tantissimi atti anche dai notai Jean Ravet di Saint-Vincent e Louis Dondeynaz di Ayas. Prima di concludere dobbiamo ancora parlare di un altro personaggio di questa località che sembra mantenersi una solida aurea di mistero: il notaio Jean-Baptiste Trucon. Costui, figlio di Jean-Antoine, ha lasciato ai posteri pochissimi documenti e tanti interrogativi ad esempio quello concernente il motivo della sua detenzione e successiva morte avvenuta in giovane età nel corso del 1795 nelle prigioni di Aosta. Questo cognome, quasi irrimediabilmente scomparso, lo ritroviamo su antiche carte concernenti questo paese dalle quali si apprende ad esempio che questa famiglia aveva all’interno della locale chiesa un Vas, cioè un luogo privilegiato per la sepoltura dei propri cari. Infine, quale personaggio di rilievo di Ecrivin, si ritiene giusto ricordare Mario Page, imprenditore privato e amatissimo sindaco di Saint-Vincent dal 1978 fino al 1982, anno della sua prematura scomparsa. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo ne ricorda le doti di buon amministratore e la grande capacità nell’accogliere e fare proprie, le istanze della popolazione alla quale si rivolgeva sempre con estremo garbo e bonaria cortesia. Ai nostri giorni, l’antico nucleo abitativo di Ecrivin è stato completamente “assalito” da una miriade di nuove costruzioni che hanno circondato le vecchie case; queste ultime in alcuni casi sono già state recuperate mentre moltissime altre sembrano ancora purtroppo abbandonate a se stesse e private di quelle necessarie cure che potrebbero far fare alla frazione quel salto di qualità: vivere cioè a pochi passi dal moderno centro cittadino ma mantenendosi all’interno di un centro veramente pregevole, ricco di storia e con abitazioni degne di nota.

CRETIER Piergiorgio