Tréan

Arroccato su di una strapiombante parete rocciosa all’interno delle gole entro cui scorre il torrente Grand-Valey, e a una quota di circa 900 metri slm., si erge quasi come un solitario maniero, un corpo d’abitazioni denominato Tréan, di cui sembrano mancare totalmente informazioni storiche e di cui tuttora sfugge l’etimologia. Numerosi cittadini di Saint-Vincent ritengono che tale gruppo di case non sia localizzato sul nostro territorio; è pur vero che siamo nei pressi della grande area del Comune di Châtillon utilizzata come Campo dei Giochi Tradizionali, ma è altrettanto vero che, quasi come un’enclave, il confine del nostro comune si insinua ad occidente fin oltre le strette gole del Grand-Valey, comprendendo di fatto anche queste abitazioni, oggi visitate solo dai tanti animali del bosco e in particolare dai cinghiali che sembra abbiano trovato il loro habitat preferito. Questa località forzatamente deve incutere un certo timore di notte o durante lo scorrere minaccioso delle acque del sottostante torrente soprattutto dopo improvvisi o persistenti piovaschi; già il Prof. André Ferré in un suo scritto parla di una località che è … aride et rocailleuse (…) une sensation désolante se dégage des pierres et des éboulis rocheux sur lesquels pèse une solitude qui vous saisit… Certamente gli immobili costruiti gli uni sugli altri su quel grande mammellone di roccia, sono al sicuro dalle possibili, e purtroppo non infrequenti piene del corso d’acqua, ma ciò non impedisce, recandosi in visita a queste rovine, di provare un certo timore. Il panorama che si gode da questa località è comunque degno di nota, anche se si raccomanda ad un eventuale visitatore molta prudenza e attenzione durante il cammino; la possibilità di scivolare a valle è concreta! I sentieri che raggiungono queste abitazioni sono due e si dipartono uno dal vicino Campo dei Giochi Tradizionali di Châtillon e l’altro in prossimità del villaggio di Dizeille di Saint-Vincent. Nel primo caso si attraversa un maestoso bosco di giganteschi castagni (caratterizzato da numerosi muretti in pietra che sorreggono piccole superfici di terra che molto probabilmente erano un tempo coltivate a campo) e da prati di ridotte dimensioni un tempo destinati al pascolo. In pochissimi minuti si giunge alle poche case che costituivano l’abitato di Tréan e che sono oggi totalmente abbandonate; intorno ad un corpo d’abitazione principale sono stati edificati altri locali utilizzati sia come abitazione sia come magazzini. Nel secondo caso, un sentiero oggi quasi irrimediabilmente perso, si dipartiva da Dizeille, scendeva ripido verso il torrente e dopo l’attraversamento del corso d’acqua risaliva la costa opposta con uguale ripidità. Le mura delle case, rigorosamente in pietra oggi ricoperte da abbondante edera, mostrano i segni degli anni ma sottolineano anche la maestria dei costruttori nell’uso della pietra e del legno; i cantonali perfetti, il pietrame dei muri, un locale per il ricovero del fieno con le pareti in legno, sembrano fondersi armoniosamente con l’ambiente circostante. I locali degli edifici risalenti forse al tardo settecento, mostrano la loro destinazione d’uso: cucina, camere da letto, cantine, fienili e forse un tempo in quella frazione, era addirittura presente un forno per la panificazione. Addossate alle mura di una casa vi sono due bacini in cemento utilizzati come lavatoi e abbeveratoi e questa presenza conferma che coloro che abitavano a Tréan avevano l’acqua ricercata presumibilmente in qualche anfratto della roccia. Insomma, sembra di poter affermare che lassù c’era tutto quanto serviva ad una famiglia per potervi abitare stabilmente. Non distanti, ma in posizione decisamente migliore, dovevano esserci i vigneti dei quali si hanno ancora oggi riferimenti nei terreni posti attorno all’area destinata dalla municipalità di Châtillon ai giochi tradizionali. Certamente chi abitava a Tréan non doveva soffrire di vertigini perché tra le ridottissime superfici di terra pertinenti le case (e un tempo destinate a colture orticole) e le sottostanti pareti di roccia che hanno fine solo nei pressi del torrente, non sembrano esserci protezioni naturali o artificiali. Gli stessi piccoli pascoli a monte delle costruzioni, che assomigliano a scoscesi privi di ogni “appetibilità”, sembrano un attentato alle leggi della fisica e della sicurezza. Eppure le testimonianze orali informano che tra quelle mura si abitava tutto l’anno, certamente nella più completa solitudine, ma effettivamente al sicuro dalle debordanti e pericolose acque del Grand-Valey. Verosimilmente il bosco era un tempo meno invasivo di oggi per cui in ogni piccola superficie di terra pianeggiante erano messi a dimora i cereali e altri prodotti orticoli e le poche mucche, ma forse dovremmo parlare solamente di ovini e di caprini, erano sicuramente pascolate nelle superfici oggi occupate dai maestosi castagni. La sola attività ipotizzata per gli antichi abitatori di quelle case poste su quel nido d’aquile è quella legata allo sfruttamento del bosco e quindi alla preparazione del legname da lavoro. Per contro pare verosimile parlare anche di un’attività strettamente collegata: la fabbricazione del carbone; conferma a questa ipotesi sembrerebbe provenire dai ristretti pianori su cui si notano corposi sedimenti carboniferi. Se ciò corrispondesse al vero si avrebbe risposta circa la domanda sulla presenza dell’uomo in una località tanto isolata, ostile e praticamente priva di terra fertile.

CRETIER Piergiorgio