Romillod

L’esteso villaggio di Romillod sorge a circa 650 m. slm. poco a monte dello Stabilimento Termale in posizione molto soleggiata e privilegiata sia dal punto di vista ambientale che panoramico; da questa antica frazione si gode infatti un panorama davvero eccezionale sull’intera valle centrale, sul corso del fiume Dora e sulle più belle montagne circostanti. Si ha ragione di credere che Romillod fin dall’edificazione del primitivo insediamento, e certamente prima “dell’assalto urbanistico” compiuto negli ultimi cinquant’anni, abbia sempre avuto un importante ruolo di passaggio e d'incontro tra le persone che per le più svariate ragioni si accingevano a salire sulla collina di Saint-Vincent, sia per raggiungere i centri abitati della montagna, sia per proseguire verso la valle d’Ayas o infine per dirigersi verso il colle del Teodulo e giungere quindi nell’attuale Svizzera. L’importante via di collegamento tra quei territori d’oltralpe, la città di Aosta o la Pianura Padana aveva un suo percorso molto importante e trafficato proprio sul territorio montano del nostro comune e nulla vieta di immaginare che la strada dei mercanti (nota anche con il nome di Krämerthal) avesse proprio a Romillod, grazie alla sua posizione strategica, un importante nodo di traffico: un vero e proprio carrefour di uomini e mercanzie. Il toponimo pur con le normali variazioni si mantiene pressoché invariato nel corso dei secoli; tuttavia a titolo puramente documentale sono di seguito proposte alcune varianti: Romillo, Romillio, Romilioz, Romilliod; se nulla si conosce circa l’origine del toponimo, si deve però rimarcare come questa località sia presente, con citazioni, fin dalle più antiche carte concernenti il nostro paese. Al momento attuale sembrerebbe potersi affermare che il più antico documento che ci parla di Romillod è costituito da una preziosa pergamena (cm. 37 x 19) gelosamente conservata nell’archivio della nostra parrocchia; si tratta di un atto notarile redatto per conto della locale chiesa il 12 novembre 1387 dai notai Francesco Franchini (o Franquinii)di Montalto (Torino) e Jacopo Rude de Ayma (?); all’interno del documento naturalmente redatto in latino con scrittura gotica notarile, è detto che tale Giovanni Corniod, notaio di Saint-Vincent, s’impegna a corrispondere ogni anno 9 sestarii di vino sotto forma di elemosina alla locale chiesa a causa di un vigneto e di una casa siti a Romillod e di cui egli è feudatario (proprietà verosimilmente appartenente proprio della chiesa). Gli anni passano così come i decenni e i secoli e nel contempo aumentano in modo esponenziale anche le testimonianze documentali che per situazioni varie o personaggi ivi residenti, ci parlano di Romillod; se dell’economia del villaggio, delle sue colture e del territorio si parlerà in seguito si desidera qui accennare ad un personaggio che in questa frazione aveva casa e bottega professionale: Simon Obert notaire d’Ayas ma con tanti beni e con abitazioni site nei villaggi di Salirod e Romillod. Questo importante professionista era figlio di famiglia originaria di Ayas e marito di tale Françoise. Nei suoi primi atti questo notaio ricorda la sua parrocchia d’origine -Ayas- mentre successivamente, o comunque verso la fine della sua carriera, non rimarcherà più tale origine forse proprio perché aveva ormai stabilito in modo definitivo il suo domicilio nel nostro paese; i suoi atti, e quindi la sua carriera, sono compresi tra il 1644 e il 1696, (molti di questi sono rogati proprio in frazione Romillod nella sua abitazione) si caratterizzano per la straordinaria linearità e bellezza della scrittura. E’ noto che questo notaio fu inviato dalle comunità di Ayas e Brusson, ad Aosta e a Torino, per dirimere alcune questioni concernenti la gabella sul sale. Figura molto importante nell’aristocrazia del tempo Simon Obert è giudice del mandamento di Graines e in questa località riveste anche la carica di castellano. Nel 1690 assiste alla stesura del contratto di matrimonio tra suo figlio Jean-Vincent e Marie Brons di Brusson. Questo notaio decede a Saint-Vincent il 18 novembre 1696. Dai registri anagrafici si rileva in data 22 maggio 1689 la nascita di una figlia di nome Barbe († 1° novembre 1713) e il 4 febbraio 1714 la morte di un’altra figlia di nome Cathérine. Come già anticipato l’intero antico comprensorio che idealmente abbraccia Romillod era totalmente stato coltivato a vite; un clima particolarmente temperato e caratterizzato da una leggera brezza e dalla quasi totale assenza di gelidi venti del nord bloccati dalla possente mole del Monte Zerbion aveva favorito tale importantissima coltura. Le vecchie case hanno nel loro sottosuolo tante piccole cantine che nei secoli furono sempre utilizzate per il deposito e la conservazione del pregiato vino che i locali descrivono come vero nettare. Naturalmente per poter operare al meglio i viticoltori avevano edificato un torchio per la pressatura delle vinacce; questo era stato edificato nel centro del villaggio per favorire l’uso a tutti coloro che al termine della raccolta dell’uva, e dopo la fermentazione del mosto nei tini, necessitavano di tale manufatto. Il modello costruttivo di questo torchio ricalcava le secolari conoscenze anche se oggi tale tipologia può apparire arcaica e non funzionale; le note storiche relative a questo importante complemento ci informano che il manufatto di Romillod era perfettamente simile agli altri disseminati sul territorio. Una grande trave in noce lungo oltre sette metri aveva funzioni di leva; una “vite”, anch’essa in noce; la “gabbia” e altre travi componevano l’insieme che, riparato sotto ad una tettoia sorretta da quattro colonne in pietrame, fece bella mostra di sé per secoli all’interno della frazione. Verso il 1960 alcuni comproprietari, considerato che l’antico torchio era ormai diventato vetusto e necessitante di interventi particolari, ma sollecitati anche dalla modernità costituita da torchi in metallo di piccole dimensioni e da una maggiore funzionalità, decisero di demolire l’antico manufatto. Il prezioso legname che costituiva la trave e la “vite” fu venduto e il ricavato, integrato da altro denaro, servì alle spese per l’acquisto del nuovo torchio. Naturalmente l’economia delle famiglie stanziate in quel villaggio era anche sorretta dall’allevamento del bestiame e dall’orticoltura; l’acqua era garantita da alcuni ruscelli che si diramavano da un canale di maggiore portata a sua volta servito dall’acqua del Ru Courtaud. I residenti per le necessità domestiche hanno attinto per secoli alla fresca acqua dei due fontanili utilizzati anche come lavatoi e abbeveratoi. Ma l’acqua che sgorga poco a valle di questo abitato è invece molto diversa, e per secoli forse fu anche indicata dall’uomo come “cattiva” fino alla definitiva consacrazione di eccelsa bontà per curare una lunga serie di malattie dell’uomo: parliamo naturalmente della Fons Salutis scoperta e studiata dall’abate Jean-Baptiste Perret nel 1770. Raccontano i documenti conservati presso l’archivio comunale che nella seconda metà dell’Ottocento una straordinaria siccità e maldestri tentativi di captazione condotti anche con l’uso della dinamite ridussero notevolmente la portata della preziosa sorgente che come è noto sgorga poco a valle di Romillod. Gli amministratori dell’epoca disperati da simile situazione - che ironia della sorte era coincidente con quello che noi oggi definiamo il “periodo d’oro della Fons Salutis” - decisero di tentare una particolare carta; vale a dire irrigare i vigneti (cosa assolutamente inusuale) a monte nei pressi di Romillod, nella speranza che probabili infiltrazioni nel terreno avrebbero aumentato la portata della sorgente. Tutto risultò inutile e solo il tempo e ingegneri minerari più accorti risolsero l’imbarazzante situazione. Altre carte conservate nell’archivio comunale ci raccontano invece di compravendite di terreni (nella maggioranza dei casi si tratta sempre di vigneti) e di momenti collegati alla costituzione e aggiornamento del Catasto che ci informano che le delimitazioni delle proprietà relative al villaggio di Romillod risalgono al 1892. Ad esclusione dei due già citati fontanili e dell’antico torchio, non esistono nella frazione altri edifici o manufatti comunitari; oggi i ragazzi che abitano in loco e che frequentano le scuole elementari possono scegliere, servendosi dello Scuolabus, di recarsi nelle scuole di Moron o in quelle del borgo e con questa scelta sono sostanzialmente allineati ai loro nonni (anche se le testimonianze orali dei pochi anziani residenti raccontano che si è sostanzialmente sempre preferito Moron). Il credo religioso è sempre stato espletato nella chiesa del Borgo anche se la partecipazione di questa comunità alle funzioni religiose di Moron è sempre stata alta; nella frazione esiste un piccolo oratorio che risulterebbe essere stato edificato nel 1913, forse su una struttura preesistente. Secondo quanto contenuto in un documento dell’archivio parrocchiale il devoto e pio credente che ha innalzato questo manufatto sarebbe tale Léonard Charrière che avrebbe posto la sacra edicola sotto la protezione di Santa Barbara che avrebbe difeso le case del villaggio da un violento incendio divampato tra le vecchie abitazioni edificate con tanto legname e con enormi depositi di foraggio riposti nei sottotetto. Oggi Romillod, seppure circondato da moderne abitazioni, si presenta con decorosa e severa presenza dell’antico; le vecchie dimore sono state quasi totalmente recuperate per fini abitativi nei volumi con sapiente uso della pietra e del legno, così come tanti secoli or sono fecero coloro che per primi si insediarono su quel bellissimo lembo di terra della collina di Saint-Vincent.

CRETIER Piergiorgio