Biègne

Biègne
…vignobles peignés, ratissés, soignés avec toute sollicitude… (La feuille d’Aoste, 1889)

Biègne è una minuscola, soleggiata e panoramica frazione posta a 660 m slm nei pressi del confine territoriale nord-ovest di Saint-Vincent. Veritable nid d’aigles questo villaggio per secoli è stato collegato al nostro borgo solo da una ripida mulattiera che s’insinuava tortuosa nel mezzo di prati foraggieri ed estesi vigneti. Negli anni sessanta l’isolamento è stato interrotto dall’arrivo della strada, in seguito collegata anche con le frazioni della collina di Châtillon. Le poche case, disposte lungo l’asse dell’attuale strada, sembrano letteralmente incollate alle pareti di roccia che, imponenti, sovrastano l’abitato, e che per secoli hanno visto mani esperte e laboriose edificare piccoli terrazzamenti necessari a sostenere esigue superfici di terra, destinate all’impianto di vigneti tanto che l’arditezza dei manufatti sembra a tratti scontrarsi con le più elementari leggi di fisica. Il panorama che si gode da Biègne è certamente tra i più superbi e maestosi. Da lassù può essere osservato l’intero comprensorio comunale, così come lo sguardo ammirato sembra perdersi alla vista delle montagne della valle centrale e su buona parte del sinuoso corso della Dora che scorre nel fondovalle, nel tratto compreso tra Saint-Vincent e Nus/Fenis. Per secoli l’economia delle famiglie residenti si è basata sull’allevamento e sull’agricoltura, anche se è evidente che motore trainante di tutto era la viticoltura; questa era impiantata su arditi e assolati terrazzamenti i quali per una serie logica di situazioni erano garanzia di un ottimo prodotto. Tracce di questa specifica lavorazione sono rilevabili da un’antica pergamena, risalente al 1364, concernente l’affidamento di terre attraverso il feudale metodo della reconnaissance. Nello scritto l’esatta dizione del luogo è indicata nel seguente modo Byegnye; purtroppo non è ancora stata individuata l’etimologia del toponimo che per contro si mantenne quasi inalterato nel corso dei secoli. Il villaggio è costituito da “due grandi edifici parzialmente ristrutturati, ma con evidenti caratteristiche del XVII secolo. Sono separati da un passaggio coperto su cui si affacciano due porte con architravi in pietra con decorazioni tardo-gotiche. Sul fronte della stessa casa, all’ultimo piano, si conservano due finestre a goccia rovesciata, rifinite in un secondo tempo con collarini di malta e un arco a tutto sesto (cfr. M.-C. Ronc, La Valle del Cervino, 2000, p. 241). Sulla facciata del caseggiato, appartenuto sicuramente a qualche notabile, spiccano i caldi colori di una meridiana del 1868 sapientemente restaurata; questa fu dipinta e completata il 28 maggio da tale Vuillermet Juste, così come dalla firma apposta nel riquadro e dalla dicitura Pinxit. Nello stesso anno lo stesso artista realizzò altre due pregevoli meridiane a Perrière e a Feilley. In quella di Bègne spiccano due fronde e altrettanti frutti di melograno, da sempre indicati come simbolo di ricchezza e di potere, ma anche di castità se posti su proprietà appartenute a religiosi. Una massima accompagna l’affresco: L’homme mesure le temps – Le temps mesure l’homme. Non distante vi sono i resti di un incasso quadrato ad intonaco su cui erano inserite le lettere M.S poste ai lati di un crocefisso; sulla stessa parete, ma nella parte bassa, era dipinta una crocifissione databile al XVIII secolo, oggi irrimediabilmente scomparsa. Ai lati dell’immobile sono visibili altre finestre e piccole aperture rettangolari risalenti anch’esse al periodo compreso tra il Seicento e l’Ottocento. Nel villaggio vi sono anche altre piccole abitazioni, in buona parte già recuperate, che non sembrano però aver stravolto l’antica e caratteristica architettura rurale. Nei secoli Biègne era stata naturalmente dotata di un torchio – posto un tempo a lato della fontana frazionale- per l’autunnale lavoro della pressatura delle vinacce e conferma della sua esistenza l’abbiamo anche da documenti relativamente recenti (es. il Catasto Sardo, 1771). Altra struttura comunitaria della frazione era il fontanile-abbeveratoio in cemento che recentemente è stato sostituito da un manufatto simile ma totalmente in pietra. La sostituzione del fontanile si inserisce in un progetto comunale che prevede il consolidamento o sostituzione di tutti questi manufatti esistenti sul territorio. I pochi cereali prodotti in loco (presumibilmente nel sottostante pianoro) erano macinati nelle frazioni limitrofe (sicuramente nel villaggio di Les Moulins e forse anche nel mulino situato nei pressi di Orioux di cui si ha menzione fin dal lontano 1502); l’acqua necessaria alle colture giungeva da Chatillon, portata dal trecentesco Ru des gagneurs (Rivo dei vincitori, in memoria di coloro che nel XIV secolo vinsero con il loro caparbio lavoro le asperità della montagna); tutt’oggi tale antica opera d’ingegneria fornisce ancora acqua alle campagne di Biègne. Per ottemperare ai bisogni spirituali i residenti si sono serviti per secoli delle non distanti cappelle di Tromen e di Les Moulins e, naturalmente, della chiesa parrocchiale di Saint-Vincent che dista poco meno di mezz’ora a piedi. Oggi Biègne conta una dozzina di residenti dediti perlopiù al terziario anche se l’agricoltura continua ad avere un importante posto nell’economia; il villaggio è dotato di comoda strada (ma non dispone di parcheggio) ed è collegato alle reti fognarie e di pubblica illuminazione (anche se per la verità i due punti luce sono mal disposti e non sufficienti). La poca illuminazione favorisce nottetempo frequenti esempi di maleducazione e di assente senso civico; sono in fatti troppi gli automobilisti che credendosi su circuiti di Formula Uno transitano a velocità elevata su di una strada che rasenta gli usci delle abitazioni mettendo in serio pericolo i residenti di tutte le età.

CRETIER Piergiorgio