Marc

Piccolo e minuscolo abitato composto da alcune abitazioni edificate su terreno collinare-pedemontano a circa 700 m. slm a lato di una delle più importanti direttrici viarie che dal borgo si dipartivano verso gli abitati della collina di Saint-Vincent e, per estensione, al Colle di Joux e da quella località verso Brusson e Ayas. Anche se è improprio definire questo piccolo centro con l’appellativo di villaggio, abbiamo conferma, ancora una volta dell’antico ingegno degli originali costruttori che ben conoscevano il territorio e che quindi edificavano le loro abitazioni in posizione privilegiata, con ottima esposizione al sole e in prossimità di sorgenti d’acqua. Purtroppo non è dato conoscere il nome della famiglia che per prima si stabilì in quella località. Marc (il cui toponimo sfugge ancora agli studiosi), verosimilmente nasce e si sviluppa intorno ad un’unica abitazione; forse la più antica attestazione in merito alla presenza di quell’agglomerato di case potrebbe essere contenuta nella Reconnaissance conservata gelosamente nell’Archivio municipale. Tale importante atto, rogato su pergamena, fu ordinato da Francesco signore di Challant nel 1422; nel tempo questa verifica fu ripetuta altre volte (1440 e 1455) e, infine, nel 1502 per conto del duca Filiberto II di Savoia; tra i nominativi di persone che in quella data e su quel documento “riconoscono” (da qui il termine reconnaissance) di possedere terre sur la montagne de Saint-Vincent - e per questa ragione tenuti al pagamento di determinate imposizioni fiscali - si rilevano anche i nomi di Johanninus figlio di Aymoneti de Marc. Per la verità in quell’occasione Johanninus non solo partecipa per la parte dei beni e dei fondi da lui posseduti e lavorati ma rappresenta anche altre persone, comunque abitanti in quella località; non è chiaro se i fondi oggetto dell’imposizione fiscale sono localizzati a Marc mentre sembrerebbe invece confermata la presenza di case abitate su quel territorio. Considerato il ristretto numero di abitazioni, e quindi una minore possibilità di riferimenti storici, non si hanno documentazioni specifiche; certamente alcuni atti di compravendita conservati in fondi privati “raccontano” degli aspetti economici di quel territorio, ma di questo ci occuperemo in seguito. Il solo riferimento importante, anche se recente, è conservato nell’Archivio del nostro Comune; qui tra i Registri del Catasto contenenti i Verbali di delimitazione di proprietà figura naturalmente anche quello relativo all’abitato di Marc che fu oggetto di tale importante verifica tra il 1892 e l’anno successivo (Cfr. Comune Saint-Vincent, Archivio, Catasto, n. 182) Le famiglie che si erano stabilite in quel comprensorio caratterizzato da ampie e panoramiche vedute sul centrovalle (e su alcune delle più belle cime che circondano Saint-Vincent e Aosta), godevano di molte ore di sole e di un microclima davvero particolare e invidiabile nonché di un territorio riparato dai venti freddi. Le colline circostanti furono dunque intensamente coltivate a vite e si può ragionevolmente credere che per secoli l’economia di quelle famiglie si basò sul frutto “dell’albero di Noè”; le opportune conoscenze su tale specifica coltura e sulla lavorazione del prodotto - unitamente a ottime cantine per la conservazione e uno specifico e verosimile commercio - fecero sì che a memoria d’uomo il vino prodotto a Marc sia sempre ricordato come prodotto di grande qualità. Tutto il territorio era fino agli scorsi anni intensamente antropizzato, chilometrici muri furono edificati per sostenere anche poche decine di metri quadrati di terra su cui furono impiantate migliaia di viti. Difficile individuare i vitigni che meglio di altri garantivano vini di qualità, ma certamente, come già affermato in precedenza, il vino prodotto era senza dubbio di qualità. A supporto di questo importante aspetto dell’economia, si ricorda che altri lopin de terre erano riservati ad altre colture, forse meno nobili, ma certamente importanti per le famiglie. L’allevamento del bestiame, e quindi anche la sua conseguente commercializzazione, e la produzione di latticini e formaggi hanno contribuito alla crescita economica di queste famiglie che per secoli hanno abitato un territorio senz’altro difficile ma non per questo meno ambito. In questo piccolo centro non esisteva la scuola (i ragazzi per assolvere a questo importante dovere si recavano presso la scuola del villaggio di Moron); non vi è neppure una seppur piccola, presenza di oratorio o di altro manufatto di natura religiosa mentre un momento di socializzazione poteva avvenire nei pressi del lavatoio-abbeveratoio. Prima di concludere vorremmo citare su queste pagine una persona che con il suo lavoro, la sua determinazione e la sua famiglia, è certamente il personaggio della frazione: Albino-Luciano Isabellon, Cien, classe 1922. Nel corso del 2006 ha dato alle stampe un bellissimo libro di memorie dal titolo: La mia vita, la mia Valle (Ed. Le Château); nelle pagine, con estrema determinazione e lucidità, sono raccontati gli anni difficili della giovinezza trascorsi nel collinare villaggio di Salirod; la guerra, la prigionia in campo di concentramento polacco, la liberazione, il ritorno a casa e la formazione della famiglia. Più in dettaglio il libro racconta la vita e gli aspetti di questa famiglia all’interno di una comunità piccola ma laboriosa, tenace e determinata non solo a sopravvivere ma a costruire un futuro migliore per le giovani generazioni

CRETIER Piergiorgio