Clapéon

Il piccolo villaggio di Clapéon, arroccato a monte del borgo di Saint-Vincent a circa 700 m. slm., è stato costruito su grandi rocce affioranti a lato di un piccolo pianoro da cui si dominano sia il nostro antico paese sia la valle centrale della Dora. Alle spalle del villaggio, su terreni molto scoscesi, cresce un rigoglioso bosco ceduo dentro cui la fanno da padroni enormi alberi di castagno; a ponente questo bosco copre il torrente Grand-Valey fino a diventare tutt’uno con i boschi situati sull’altra sponda. La particolarità di questa frazione è quella di essere stata edificata in sito veramente panoramico ma nel contempo protetto dal vento, grazie anche alla presenza dei grandi alberi che paiono difendere l'abitato dalle freddi correnti d'aria del nord. L’etimologia del nome Clapéon sarebbe da ricercarsi nelle parole clap e clapa e per estensione clapey, cioè insieme di frammenti di pietra di medie e grandi dimensioni; in effetti nelle vicinanze di questa frazione si ritrovano numerosi clapey. Clapéon significherebbe quindi località in cui è presente un mucchio di pietre. Questa presenza abbondante di materiale lapideo non ha certo favorito l’uomo che qui si è insediato fin da antica data e che di necessità ha fatto virtù optando per una coltura a lui decisamente più favorevole: la vite. Negli scoscesi ma soleggiati canaloni a sud di questo villaggio sono stati costruiti, e ricostruiti nel tempo, tantissimi muri per sostenere la poca terra, finalmente spietrata e praticare intensamente la viticoltura che in questa località possiamo senza dubbio definire sia di montagna che nel contempo eroica per le ovvie difficoltà rappresentate dall’asprezza del territorio. Questo passaggio ci introduce a quello successivo concernente l’economia della famiglie che certamente vedeva al primo posto la vite ma che non tralasciava certamente l’allevamento bovino e ovicaprino; l’orticoltura e infine la “coltura” del bosco. Nel primo caso, e la cosa sembra essersi trascinata in modo ininterrotto per secoli fino quasi ai nostri giorni, il foraggio necessario agli armenti era ricavato in parte nel bosco e in parte su piccoli scoscesi che comunque garantivano quel poco fieno indispensabile alla sopravvivenza delle bestie durante l’inverno. L’orticoltura, con particolare interesse per le patate, era praticata nel pianoro antistante il villaggio su cui insistono anche alberi di noce che nei tempi passati garantivano l’olio alle famiglie qui residenti. Quella che è stata definita la “coltura” del bosco è in generale la salvaguardia di questo ma anche l’attenzione e la prudenza con cui, con secolare saggezza, si procedeva al taglio di alberi, alla raccolta delle foglie necessarie nella stalla e tutto ciò con la consapevolezza che un indiscriminato taglio avrebbe provocato smottamenti o frane. Non è da escludere che a scopo commerciale anche nei boschi a monte di Clapéon fosse in uso la pratica concernente l’estrazione della pece nera o più in generale del prelievo della scorza, utilizzata in epoca medievale come supporto all’industria che si occupava della concia delle pelli. Della sua importanza abbiamo menzione in numerosi statuti e regolamenti emessi dal Duché d’Aoste a più riprese; un abbondante e non ponderato prelievo delle scorze poteva infatti far seccare le piante e questo fatto era assolutamente da evitare e da proibire con opportuni regolamenti. Degno di interesse è, poco a nord del villaggio, un manufatto che potrebbe essere identificato come una sepoltura fuori terra e che invece altro non è che una probabile costruzione idonea a imprigionare i lupi e che i residenti denominano Luvire; la presenza di questa costruzione indicherebbe che nei secoli passati anche il bosco a nord di Clapéon ospitava questo genere di animali che per ovvie ragioni di sicurezza doveva essere cacciato dall'uomo. Questo villaggio è formato da pochissime case come al solito molto addossate tra loro, alcune delle quali sono già state ristrutturate. L’architettura è tipicamente rurale anche se non passa inosservato il sapiente uso della pietra, in particolare nei cantonali delle abitazioni che si rivelano essere stati molto curati; come in altre nostre frazioni anche qui la casa era edificata per far fronte ai bisogni delle famiglie per cui negli immobili sono presenti le stalle, i poèle cioè quelle stanze di discrete dimensioni, solitamente sovrastante la stalla per recuperarne il calore, in cui la famiglia si riuniva per cucinare, mangiare e dormire. Ai piani superiori c’era naturalmente il fienile; qui s’immagazzinavano sia il fieno che le foglie utilizzate in particolare per l’alimentazione degli ovinocaprini; in aggiunta a questi locali a Clapéon si ha menzione di alcune cantine per la conservazione del vino prodotto nel comprensorio e che le testimonianze orali ricordano come ottimo nettare. Nella frazione esisteva un monumentale torchio per la pressatura delle vinacce del quale non si conosce l’anno di costruzione ma che risulta invece già censito sulle pagine dei registri del Catasto Sardo (1770 c.a.). All’epoca il torchio era comproprietà di tali Camos Jean-Michel, Barrel Jean-Vincent e Déanoz Jean-Barthelemy; costoro in aggiunta allo stabile che fungeva da ricovero del pressoir possedevano anche un piccolo piazzale antistante lo stabile che era utilizzato sia per il momentaneo deposito dei contenitori delle vinacce sia, forse, anche per gli animali da soma che a Clapéon giungevano carichi di prodotto da “passare” al torchio. E’ molto probabile che alcuni residenti in quel villaggio lo fossero solo stagionalmente; molti di loro avevano infatti altre case ma soprattutto campi, coltivati a cereali, nel comprensorio di Diseille-Perrière; queste frazioni erano collegate tra loro da una mulattiera che in meno di mezz’ora consentiva di raggiungere i citati centri. La mulattiera esiste ancora, è riccamente lastricata e sostenuta da imponenti muri a secco ed è stata totalmente ricostruita per opera di prigionieri polacchi durante il primo conflitto mondiale; questo itinerario è tutt’oggi molto transitato in tutte le stagioni da persone che senza particolari difficoltà cercano tranquillità e pace. Poco a monte del villaggio, totalmente immerso nel bosco di castagni, si nota la bellezza dell’Oratorio di Jean-Kan edificato nel 1800 da tale Séris a seguito di un voto e restaurato dalla locale Amministrazione Comunale nel 2000 dopo che mani vandale avevano rotto tutto quanto contenuto all’interno della piccola edicola sacra. Prima di concludere informiamo i lettori di queste pagine che oggi a Clapéon abitano solo pochissime persone che sono dedite al terziario e solo marginalmente curano ciò che resta di un grande comprensorio interamente accudito dall’uomo con specifiche colture. Ciò nonostante una giovane coppia con due bimbi piccoli si è insediata nel villaggio, segno questo che vi sono ancora persone che credono in Clapéon così come, per la sua particolare panoramicità e bellezza, da poco nel villaggio è stato aperto un Bed & Breakfast che nelle sue antiche ma rinnovate stanze riceve con calda accoglienza gli ospiti desiderosi di fare una vacanza veramente a contatto con la natura.

CRETIER Piergiorgio