Crotache

Esteso villaggio situato sulla collina sovrastante il borgo di Saint-Vincent, Crotache (Crottassy nei documenti del 1700) è situato a circa 600 m slm. all’interno di un grande anfiteatro naturale da cui si gode un meraviglioso panorama sia sul paese che sull’intera valle centrale della nostra regione. Il toponimo, su cui non vi sono studi specifici, sarebbe da rapportare ad una variante estesa della parola francoprovenzale “crota”, cioè cantina o luogo chiuso per mantenere e conservare cibi e, in particolare vino. Questo primo indizio è già sicuramente molto indicativo delle colture praticate in questo comprensorio caratterizzato per secoli da una grandissima enormità di superfici interamente coltivate a vite. Nelle pagine del Catasto Sardo si ritrova una variante del nome di questo villaggio: Crottaz e sempre su quelle stesse pagine sono centinaia, se non addirittura migliaia, le particelle di terreno indicanti vigneti in quella frazione. Oggi purtroppo gli impianti viticoli, quasi tutti un tempo formati da pergole, sono sensibilmente diminuiti e l’antichissima coltura ha lasciato ampi spazi vuoti che con il tempo sono diventati incolti e che hanno permesso addirittura al bosco di progredire. In primavera i tanti alberi di mandorlo carichi di fiori, presenti sul territorio sembrano morbide e leggere nuvole bianche che si sono fermate per ammirare e aggiungere valore al territorio. Le campagne che circondano il villaggio sono favorite da tanti fattori: una grande esposizione a mezzogiorno; ottima insolazione e, infine, da una discreta, anche se necessaria, ventilazione; tutte queste situazioni hanno consentito per secoli alla comunità stanziata a Crotache sia di vivere dignitosamente, sia di essere consapevoli che il vino prodotto su quei tantissimi terrazzamenti artificiali era di indubbia qualità e quindi molto ricercato anche dagli osti e tavernieri del paese. Logico quindi ritrovare anche qui il necessario complemento della filiera produttiva della vite: il torchio. Qui il “pressoir” era stato edificato quasi nel cuore del villaggio in posizione centrale, nei pressi della fontana-abbeveratoio; era riparato all’interno di un piccolo manufatto composto da quattro colonne di pietrame cementato ed era sormontato da un tetto in pietra a doppia falda. Con il passare del tempo e con l’uso sempre più frequente di piccoli e più maneggiabili torchi fu abbandonata l’antica struttura, che come altrove anche qui era comunitaria; testimonianze orali raccontano che le componenti della grande struttura in pregiato legno di noce furono, purtroppo, vendute e disperse mentre l’immobile divenuto pericolante fu abbattuto. Fino ad una ventina di anni fa nel posto in cui troneggiava il maestoso torchio era ancora visibile la grande pietra di contrappeso, leggermente riquadrata dall’abile mano di uno scalpellino sconosciuto, che era naturalmente provvista di perno in ferro per l’ancoraggio alla “vite”. Tutta l’economia di Crotache ruotava intorno alla coltura viticola e non deve stupire che tale specializzazione avesse prodotto in zona artigiani davvero speciali: mastri carpentieri per la fabbricazione di legnami necessari alle pergole e muratori che con il sapiente uso della pietra ci hanno lasciato chilometrici muri si sostegno, autentiche testimonianze di una sapiente capacità di interagire con il territorio e di servirsi con quanto da esso è abbondantemente offerto: tanta pietra e poca terra! Non possiamo inoltre dimenticare coloro che costruirono gli immobili della frazione che, molto antichi, paiono essere stati edificati intorno alle cantine, quasi a sottolineare come queste fossero l’ambiente primario della casa e come da locali idonei dipendesse la perfetta conservazione del vino; tutto questo aveva naturalmente effetti benefici alla non certo ricchissima economia delle famiglie. Ma le specializzazioni non si limitano a questi peraltro importanti casi; non dobbiamo dimenticare i mastri bottai e i fabbri che costruivano i grandi telai di ferro da utilizzare come cerchi ai contenitori del vino; necessariamente un pensiero lo si deve rivolgere anche a tutti coloro che con il loro silenzioso ma prezioso e secolare lavoro contribuirono a lavorare per offrire un prodotto di grande qualità. Ecco, ritengo che queste cose appartengano alla storia e all’anima della comunità di questo villaggio edificato questa spettacolare e panoramicissima posizione. Un tempo anche il retrostante bosco contribuiva ad integrare con i suoi “prodotti” l’aspetto economico delle famiglie: la raccolta e la successiva lavorazione e conservazione delle castagne; il legname, di questa e di altre varietà d’alberi, serviva sia per riscaldarsi in inverno sia per la fabbricazione di tini e botti, sia infine per utilizzarlo durante la costruzione e l’innalzamento degli edifici di questo e di altri villaggi. La presenza di stalle conferma che anche la pastorizia e l’allevamento avevano una loro giusta importanza per le genti di Crotache; abbiamo menzione che il foraggio necessario alle bestie era ricavato sia nelle piccole radure del bosco sia in altre zone considerate povere e comunque non idonee alla coltura della vite. E’ noto che i contadini avevano nel corso dei secoli diversificato le proprie lavorazioni per evitare di finire in miseria se le malattie delle colture, forti piogge, generose gelate fuori stagioni o altre avversità atmosferiche avessero irrimediabilmente compromesso i raccolti; nulla di strano quindi nell’apprendere che anche le famiglie di Crotache possedevano campi per cereali stanziati sulla parte mediana della nostra collina. Il villaggio è nel suo impianto urbano originale abbastanza esteso ed è stato edificato su di un minuscolo pianoro all’interno di un grande anfiteatro naturale molto scosceso; le case, anche qui molto addossate le une alle altre, sono molto antiche e posseggono particolari architettonici interessanti che comunque dimostrano quanto già affermato: che, cioè, in questa frazione vi erano persone altamente specializzate nella lavorazione della pietra. Una stradina pedonale percorre in piano tutto l’abitato che sembra essere stato costruito ai suoi lati, quasi un segno di riverenza; ai nostri giorni una buona parte del patrimonio edilizio esistente è stato recuperato anche se tali interventi si sono dimostrati molto difficoltosi per il trasporto dei materiali a causa dell’assenza di una strada che peraltro non potrà mai essere costruita all’interno della frazione a causa delle case troppo addossate tra loro. Ma alcune persone che hanno provveduto a recuperare vecchi immobili sostengono che la bellezza di questo villaggio sta appunto nella tranquillità derivata dall’assenza di auto e di rumori. Nei recenti anni passati, a levante e a valle dell’abitato di Crotache, sono state edificate numerose costruzioni di edilizia residenziale privata che, pur belle, danno l’impressione di soffocare un po’ l’antico centro. Nei tempi andati il villaggio non era certamente isolato dal sistema viario della collina di Saint-Vincent e ancora oggi è possibile dedicarsi a lunghe passeggiate su antichi sentieri che, ora in piano, ora in salita giungono o si dipartono da Crotache; a monte dell’abitato negli anni scorsi uno di questi sentieri (di tutti, certamente il più panoramico) è stato pulito dai rigogliosi rovi; alcuni tratti di muri di sostegno sono stati rifatti e sono state posizionate le opportune segnalazioni dirette a coloro che desiderano godere di ampi e silenziosi spazi che prevedono la contemplazione di tanti paesi del centrovalle e moltissime montagne della nostra regione.

CRETIER Piergiorgio