Cisseyaz

Probabilmente, ad esclusione degli anziani, nessuno ha mai inteso questo toponimo che sulle carte depositate e conservate nei vari archivi appare scritto nei modi più diversi: Cesea, Cisseia, Cisséyaz, Sisseya, Seiseya, Sissea, ecc. Vi è da ritenere che tali varianti siano state create, seppure involontariamente, dai notai e da tutti coloro che, nel tentativo di rispettare la fonia, si inventarono una forma scritta che comunque non sembra mai essere stata ufficializzata anche se in epoca molto vicina a noi ritroviamo con più frequenza il toponimo indicato nel seguente modo: Cisseyaz. Questo piccolo insediamento, che sembrerebbe eccessivo chiamare villaggio per la ridotta superficie delle abitazioni presenti, era composto di un piccolo agglomerato di case, poi acquistato e infine abbattuto nel 1954 per fare posto alla nascente struttura della casa da Gioco. La secolare storia di questa minuscola frazione, termina, presumibilmente, nella data sopraccitata quando l’Amministrazione Regionale sentita la necessità di avere una nuova struttura per ospitare le Sale da Gioco e tutte le strutture ad essa collegate, individua in questo comprensorio, compreso tra il lussuoso Grand Hotel Billia e il borgo di Saint-Vincent, il luogo ottimale per l’insediamento di tale costruzione. Tutto il territorio circostante venne acquistato e, in questo, furono compresi sia il villaggio di Cisseyaz che la limitrofa cappella di cui si parlerà più avanti; non è dato sapere nulla di questa piccola frazione nei secoli lontani. Eppure da quelle parti doveva passare certamente la strada consolare delle Gallie costruita dai Romani dopo aver occupato la Valle d’Aosta e sottomesso i suoi abitanti. Ci piacerebbe immaginare che il nucleo antico delle case fosse stato ricavato su di una stazione di posta, ma purtroppo le carte sembrano tacere per troppi secoli e per ritrovare piccole notizie concernenti Cisseyaz dobbiamo giungere alla fine del XVII secolo. E’ in quell’epoca che compaiono le prime informazioni contenute all’interno di atti di compravendita; questi sembrano confermarci che tutto il comprensorio, pur con la pericolosità dovuta alla vicinanza e alle troppe spesso impetuose acque del torrente Grand-Valey, era particolarmente ambito a causa della buona insolazione, al riparo dai venti e con terreni particolarmente adatti a diversi tipi di colture: dai registri catastali delle colture si ha, infatti, menzione di estesi campi di cereali alternati a vasti vigneti e a grandi prati foraggieri. Il territorio nel suo insieme colpì nel XVIII secolo lo sguardo ammirato di Jean-Baptiste De Tillier, segretario del Ducato d’Aosta che è oggi considerato da molti il padre della storiografia valdostana, che descrive un comprensorio veramente bello e produttivo; dopo di lui anche l’ecclesiastico locale Pierre-Louis Vescoz, alla fine dell’Ottocento, non si trattiene dal rimarcare la bellezza di questo territorio scrivendo: « …Quel paysage imbelli présente ce bassin! C’est d’abord un vaste plateau, où se trouvent réunies comme par enchantement toutes les productions de la vallée. Aussi sa fertilité est elle devenue proverbiale. Un cercle de superbes collines l’environnent de toutes parts… ». Questo piccolo villaggio era composto da una costruzione primaria che era stata nel corso dei secoli affiancata da altri volumi abitativi e, per quanto è dato sapere, per almeno due secoli case e campagne erano appartenute quasi in toto alla famiglia Carlon di Saint-Vincent. All’interno di queste antiche mura edificate sul corso del torrente che scende da Moulins dopo essersi diramato dal più grande Canale della Pianura, era contenuto un vero scrigno di storia legata all’imprenditoria privata e alla saggezza dei suoi proprietari: le carte ci informano, infatti, della presenza di un mulino, di un frantoio per la lavorazione della canapa e per la fabbricazione del pregiato olio di noci e, infine, di un forno per la panificazione. Il mulino e il frantoio attingevano la loro forza nelle quattro grandi ruote a “cucchiaia” situate sotto all’edificio che godevano di alcune cadute d’acqua stimate in alcuni metri d’altezza. Verso la fine del 1800 l’allora proprietario Michel Carlon, pur dichiarando che l’attività di tale struttura è decisamente antica, ricorse con vigore contro la locale Amministrazione Comunale e contro gli uffici del fisco perché, a suo dire, la tassazione a lui imposta era decisamente troppa alta e non rispondente a verità nella parte in cui si parla di quantità di cereali macinati. A sostegno della sua tesi dichiara il Carlon che per lunghi periodi (e in particolare in autunno quando maggiore è l’attività del mulino) manca l’acqua, quindi è totalmente assente la forza motrice. Non distante dal citato edificio era localizzata l’antica cappella, dedicata ai Santi Rocco e Giocondo, anche se siamo a conoscenza che particolare attenzione era data alla festività della Sacra Sindone, onorata dalla Chiesa il 4 maggio; forse tale devozione è conseguente al passaggio del Sacro Sudario in Valle d’Aosta e di una possibile sosta in questa cappella che fungeva idealmente da porta orientale del borgo di Saint-Vincent; l’erezione di questo sacro edificio risale alla fine del Cinquecento ed è conseguente ad un voto civico fatto dopo la virulenta epidemia di peste scoppiata anche nella nostra regione nel corso dell’anno 1575. Per alcuni secoli l’amministrazione economica della cappella fu sostenuta dalla locale municipalità che ne pagava sia gli interventi sulla struttura sia i compensi dovuti ai religiosi per le funzioni religiose che vi erano celebrate. Discretamente completo l’arredo conservato in questa piccola chiesa così come testimoniano i vari Verbali delle Visite Pastorali compiuti nel tempo; dai primi del Novecento la cappella fu “presa in carico” dai gestori del vicino Grand-Hotel Billia che vi facevano celebrare messe a cui assistevano i devoti ospiti dell’albergo. In seguito come già anticipato, nei primi anni cinquanta, previa autorizzazione diocesana, si procedette alla vendita dell’immobile, alla sua demolizione e purtroppo alla totale dispersione dell’arredo in esso contenuto. Oggi l’imponente struttura della più grande Casa da Gioco europea sorge su un territorio che molta storia ha avuto nel corso dei secoli e che, probabilmente, è nota solo agli anziani che però la ricordano con grande affetto e malinconia.

CRETIER Piergiorgio