Pradiran

Parliamo in questo caso di un piccolo centro abitato posto a circa 1400 m. slm. Pra de Ran è stato edificato secoli or sono sul lato nord di un grande pianoro; l’abitato particolarmente riparato dai freddi venti grazie all’ampia foresta retrostante e al Monte Zerbion è costituito da due gruppi di case, separate tra loro, denominate Gorris e Champ Plan. Il primo toponimo trae senza dubbio la sua origine dal cognome Gorris, tutt’oggi molto diffuso in zona mentre il secondo toponimo, Champ Plan, fu dato ad una località e alle sue caratteristiche derivanti da terreni pianeggianti coltivati a cereali. Pra de Ran (che, letteralmente tradotto dal dialetto, significa Prato dei rami, delle ramaglie), è tuttora abitato tutto l’anno essendo tra l’altro ben servito da una strada comoda che si diparte dalla Regionale per il Colle di Joux poco oltre Moron. Il toponimo della località sembra essere rimasto sostanzialmente invariato nel corso dei secoli; dalla lettura di vecchi documenti si nota infatti che ormai da alcuni secoli nessuna variazione è avvenuta nel nome Pra de Ran. Il panorama che si gode da questo villaggio è anche in questo caso veramente grandioso: da lassù sono ammirabili moltissime, importanti e famose cime così come è interamente visibile la valle centrale della nostra regione con i suoi castelli, con il sinuoso corso della Dora e i tantissimi paesi che sorgono nelle sue sponde. Alle spalle del villaggio alcuni terreni destinati a pascolo sono contornati da un grande ed esteso bosco di Abeti e Larici miste a tantissime altre varietà; il sottobosco si caratterizza per una ricca microflora abitata da tantissimi animali: cinghiali, volpi, caprioli, scoiattoli, ghiri ma anche laboriose formiche e topini di campagna. Più a nord nascosti tra gli anfratti della montagna e le morene vi sono camosci e anche stambecchi che nella riserva del Monte Zerbion hanno trovato spazi, tranquillità e, in particolare, cibo; nelle giornate particolarmente limpide si possono apprezzare in cielo i maestosi voli di aquilotti e altri rapaci di montagna. Per secoli, nelle giornate di lunedì e sabato, anche queste campagne sono state irrigate dal già più volte citato canale Courtaud -Ruisseau de la Montagne- anche se una parte dei terreni ha goduto anche dell’acqua del vicino Grand-Valey e delle numerose sorgenti presenti in zona; dal 1970 circa, per volontà del locale Consorzio di Miglioramento Fondiario Ru Courtaud di Saint-Vincent, tutto l’enorme comprensorio compreso tra Pra de Ran a monte, e Dizeille a sud, è stato dotato da un moderno impianto di irrigazione a pioggia. Questo sistema ha garantito sufficiente acqua per le colture anche se queste sono state tutte completamente rinnovate; già, perché anche gli abitanti di questo piccolo centro montano per secoli si sono dedicati alla cerealicoltura intensiva. Se oggi si “legge” il territorio con attenzione, si notano ancora i confini delle proprietà e in particolare dei campi: piccole differenze di quote ricordano tempi e lavorazioni ormai dimenticate. La cerealicoltura ci porta a considerare quella che era l’economia delle famiglie in tempi molto lontani da noi. Sembra ormai accertato che l’intero comprensorio fosse coltivato a cereali e che quindi l’intera economia della nostra collina basasse la sua prosperità sul prodotto segale, grano e avena. Ma naturalmente anche qui si era diversificato, per quanto possibile, l’aspetto economico e quindi è naturale che un enorme valore avessero i boschi pubblici, altra fonte di reddito e sostentamento per le famiglie. Sappiamo che ampie superfici furono lasciate abbattere dalla locale Amministrazione comunale nel corso del XVIII secolo, forse solo per “far cassa” e naturalmente in barba alle disposizioni e alle normative e leggi vigenti. In quel lontano periodo la reazione dei residenti fu immediata; sconvolti protestarono duramente rivolgendo le loro giuste e motivate proteste e istanze al Conseil del Commis di Aosta; questo organo, attraverso l’Intendente del Ducato Vignet Des Etoles, rispose nel 1774 ai richiedenti con una lettera nella quale si rimarcano, con scandalo, le autorizzazioni concesse dalla locale Amministrazione e non ci si esime dal “bacchettare” i colpevoli siano essi privati o funzionari comunali. Nel caso specifico si sostiene che il comportamento tenuto dai nostri sindaci di quel lontano periodo è quantomeno scandaloso; si annuncia inoltre che verranno puniti secondo la legge ma che nessuno potrà risarcire quei poveri paesani che sono stati indotti all’errore e che hanno, involontariamente, ridotto tante famiglie sul lastrico. Ma la storia, uguale, si ripete e siamo a conoscenza del fatto che anni dopo, nell’aprile del 1815, poco meno di 50 persone del comprensorio scrivono all’Intendente del Ducato di Aosta affinché sia impedito al Comune di Saint-Vincent di mettere all’asta un’estesa superficie di bosco di sua proprietà compresa tra il torrente Grand-Valey, la strada che collega Amay agli alpeggi di Nuarsaz e la sorgente di Chivisole, così come annunciato nelle “grida domenicali” dal Segretario Comunale Vuillermin. La copia della richiesta, oggi conservata in un fondo archivistico privato, elenca naturalmente le ragioni che devono convincere il Comune a soprassedere all’iniziativa, per evitare di portare le famiglie alla povertà e al bisogno. Nella carta si ricorda che gli alberi di tale foresta sono sempre stati utilizzati per la costruzione di case, per legna da lavoro e, infine, come legname da riscaldamento. La richiesta dei residenti ottiene l’effetto voluto e alcuni giorni dopo giunge alla nostra municipalità una precisa richiesta del funzionario del Ducato affinché l’Amministrazione locale retroceda dalla sua decisione. L’importanza del bosco (e in specifico di quello comunale presente a monte di quei villaggi) è inoltre sottolineata dal contenuto di una carta conservata nell’archivio del nostro Comune (sez. Boschi, 102/8). Si tratta di una richiesta avanzata alla nostra municipalità dagli impresari che nel corso del 1831 stavano ricostruendo e ampliando la fortezza di Bard; la carta ci informa che in quella data fu richiesta al comune di Saint-Vincent l’autorizzazione per il taglio di ben cento alberi di larice di grandi dimensioni da effettuarsi su boschi di proprietà comunale e, aggiungiamo noi, verosimilmente presenti nei boschi a monte dell’abitato di Pra di Ran. Infine vi è da ricordare come altri alberi furono tagliati in quel comprensorio nel primo decennio del Novecento per essere utilizzati nel costruendo Grand-Hôtel Billia. Per concludere si ritiene di poter affermare che anche la fabbricazione del carbone era senz’altro effettuata in quei villaggi e che anche questa poteva portare dei vantaggi economici ai residenti. Venendo ora all’architettura dei due villaggi che costituiscono Pra de Ran (Gorris e Champ Plan) si può senz’altro affermare che è simile a quella delle altre nostre frazioni collinari: anche qui le case, molto addossate le une alle altre, sono state costruite con sapiente e capace uso della pietra e del legno, materiali questi facilmente recuperabili in loco. Nei due piccoli villaggi non vi sono edifici comunitari ad esclusione del forno per la panificazione che risulterebbe già esistente sui registri del Catasto Sardo risalenti alla metà del XVIII secolo e che è menzionato nel modulo di Statistica dei Forni non militari richiesto nel 1899 dal Comando del 4° Reggimento Alpini e redatto dal nostro Comune. I mulini per macinare i cereali erano più a valle, nei dintorni di Perrière; in questi villaggi mancano la scuola (per seguire le lezioni i ragazzi dovevano scendere a Perrière, mentre ai nostri giorni si recano con lo scuolabus nella scuola di Moron); manca anche una piccola cappella o comunque un edificio dove i fedeli potessero ritrovarsi per pregare e questo è certamente conseguente all’esiguo numero di residenti attestato nel corso dei secoli e anche agli alti costi di costruzione e mantenimento di simile struttura. Oggi le persone che risiedono stabilmente a Pra de Ran sono dedite in larga maggioranza al terziario; altre invece si dedicano all’allevamento, all’agricoltura e all’orticoltura (note per la loro rara bontà le patate coltivate in zona!). Il comprensorio può essere sia meta che punto di passaggio di numerosi itinerari turistici di notevole bellezza architettonica, paesaggistica e ambientale; questi percorsi perlopiù adatti a tute le età si sviluppano tra ampie superfici coltivate a foraggio che si alternano a maestose pinete.

CRETIER Piergiorgio