Monumenti

La cripta

L’origine della cripta di Saint-Vincent si perde nella notte dei tempi; con certezza sappiamo che fu edificata prima dell’anno mille. Si tratta di un vero gioiello architettonico di epoca preromanica; la pianta della cripta è a tre navate con colonnine in pietra, sovrastate da interessanti capitelli lavorati, tutti diversi e con disegni disuguali. Probabilmente questi elementi sono stati riutilizzati e recuperati dalla demolizione di precedenti edifici. Bellissimi archi in pietra a “costoloni” completano l’architettura ricercata di questa piccola e raccolta chiesa che aveva la porta principale a nord, nei pressi dell’attuale campanile. Si ha ragione di credere che questo piccolo luogo di culto potesse essere la primitiva chiesa del borgo. In origine la costruzione era completamente a fior di terra; probabili smottamenti di terra successi nel corso dei secoli hanno poi parzialmente sommerso l’edificio.

La chiesa

Bellissimo esempio di architettura romanica, la chiesa del borgo figura tra le più antiche e importanti della nostra regione. Nel XV° secolo la nostra chiesa, dopo essere stata interdetta al culto per un certo periodo e per volontà del vescovo, subì importanti trasformazioni. Risanata l’abside che minacciava di crollare si procedette anche alla ridipintura della parte interna absidale che oggi mostra san Pietro in cattedra e san Paolo. In origine la soffittatura era in legno ma le varie vicissitudini successe all’edificio, e il piromane esercito francese che nel XVI° secolo incendiò il tempio (e parte dello stesso borgo), impose scelte diverse. Il soffitto venne ribassato e le bellissime finestre romaniche, di cui oggi rivediamo resti, vennero chiuse. Le dodici colonne furono nel corso dei secoli ricoperte di intonaco e di mattoni per renderle tutte uguali e anche con l’ampliamento del 1889 si mantenne tale indirizzo architettonico. Nel 1968 un attentato vandalico compromise la stabilità di tutto l’edificio che venne chiuso al culto; la Sovrintendenza della Regione Valle d’Aosta dispose allora un’accurata campagna di scavi volti a ridare all’edificio il primitivo aspetto. Nel sottosuolo riapparvero resti di edifici antichissimi che dimostrano come tale luogo fosse già abitato in epoca preromana e romana. Di quest’ultimo periodo possiamo ammirare i resti di un’importante costruzione con probabili resti di impianto termale, appartenuta quasi certamente a qualche facoltoso potentior. Tra le varie e importanti testimonianze rintracciate nel sottosuolo della chiesa merita menzione una tomba vuota del V° secolo; le ipotesi non mancano anche se nessuna di queste ha al momento potuto essere confermata. Nella parte absidale esterna, che alcuni vorrebbero indicare come ciò che resta di una chiesa fortificata a causa dell’architettura particolarmente ricercata e in qualche modo attinente con castelli o case forti munite di difese, una serie di affreschi risalenti al XV° secolo. Risalgono infatti al 1463 i maestosi affreschi oggi visibili grazie ai recenti attenti ed accurati restauri. Nel corso del 1553 la chiesa fu devastata da un grande incendio provocato dalle truppe francesi; fu rinnovata completamente e furono realizzati nuovi affreschi che coprirono quelli esistenti o quantomeno quello che restava di quelli originali. Filippo da Varallo fu l’artista a cui furono commissionate le nuove pitture che fanno della nostra chiesa parrocchiale una tra le più belle dell’intera regione alpina. Oggi, totalmente restaurata, la chiesa di Saint-Vincent, si presenta come uno spettacolare monumento architettonico voluto dalla fede di una comunità che nel corso dei secoli non ha mai scricchiolato.


Il ponte romano

A levante del borgo, sul torrente Cillian, si trovano i resti dell’imponente Ponte Romano edificato sulla strada consolare delle Gallie nel secondo decennio dell’età volgare, al tempo in cui Terenzio Varrone ebbe definitivamente sconfitto i primitivi abitatori della Valle. Per diciotto secoli fu transitato da eserciti, messaggeri, commercianti, Papi, imperatori e pellegrini. Costruito a tre arcate, era ricoperto da laterizi che tutt’oggi confermano una struttura ricercata e bella. Nel corso del 1839, crollò l’arcata centrale e il 12 novembre 1907 sprofondò l’arco di ponente.

Il monumento ai Caduti in guerra

Il Messager Valdôtain del 1921 descrivendo il fervore con cui in tutti i Comuni della Valle si stiano erigendo monumenti ai caduti (dopo aver ricordato che Saint-Vincent ha avuto in quel conflitto ben 36 soldati morti), recita: …Saint-Vincent est du nombre de ces heureux pays où l'on n'a pas manqué de penser aux morts. Ce fut d'abord le Conseil communal qui a élevé aux frais de la commune une plaque commémorative. Après cela c'est le tour des ex-combattants qui ambitionnent pour leurs frères d'armes tombés un monument plus grandiose. Les souscriptions ont déjà fructifié L. 10.000 et ce n'est qu'un début. Ce souvenir ornera la place, devant le pré de la foire, dans la partie occidentale du bourg. Lo stesso giornale due anni dopo riferendosi alle manifestazioni del mese di agosto a Saint-Vincent scrive: Inauguration solennelle du monument en l'honneur des soldats morts en guerre. Foule immense, avec intervention des villégiateurs, d'un groupe de fascistes et de six sociétés philarmoniques. La fête a été rehaussée par la présence de la Reine Mère, du Duc de Gênes, du Sous-Préfet d'Aoste, de députés et de plusieurs autres notalilités. A cette heure c'est le plus beau monument de la vallée; il coûte environ 60.000. In origine il monumento era composto da un basamento su cui erano applicate delle lastre di marmo indicanti i nomi dei combattenti caduti in guerra. Nella parte alta l’artista locale Italo Mus aveva realizzato una scultura in bronzo rappresentante un Alpino. Durante il secondo conflitto bellico la scultura venne sacrificata alle necessità della Patria e purtroppo fusa. Nel 1963 la locale municipalità dispose che il necessario monumento del ricordo fosse sistemato e si scelse una Pietà in pietra rosa opera dello scultore torinese Nillo Feltrami. Nel corso dell’anno duemila per procedere ai lavori relativi al rifacimento di vie, strade, piazze e giardini di Saint-Vincent, si è dovuto procedere alla rimozione del monumento e tra lo stupore di tutti si è scoperto che all’interno del suo basamento vi era stata murata una bottiglia contenente un messaggio ai posteri. Lo scritto, su carta intestata della Ditta Edoardo Page, Legnami, costruzioni-ardere porta la data del 31 ottobre 1921 ed è stato presumibilmente scritto dalla maestra Maria Page (il suo nome compare nella parte alta dello scritto a sinistra. Il testo recita: Noi, superstiti della grande guerra europea 1915-18 ai nostri gloriosi fratelli caduti innalziamo questo monumento. Voi, futuri figli della grande Italia leggendo i nostri nomi pregate per noi e siate degni di loro. Il comitato: Presidente Camos Emanuele ex Capitano; Vice presidente geometra Page Edoardo: Tenente; Membri: De Petro Giacomo Tenente; Page Avv. Abele Tenente; Gorris Vincenzo Tenente; Thuégaz Alessandro Sergente; Marc-Grivaz Alessandro (illeggibile); Nicoletta Alfonso (illeggibile); Camos Celestino ex Caporale. Operai costruttori: Lachet Pietro ex soldato; Lachet Ernesto ex soldato; Dufour Vincenzo ex soldato; Péaquin Beniamino ex soldato; Pol Carlo ex soldato; Vuillerminaz Michele (detto il Grande); Vuillerminaz Enrico (detto …) W l'ITALIA. Tutte le persone citate sulla carta avranno nei decenni successivi importanti incarichi amministrativi, sociali o collegati alla Resistenza: Camos Emanuele sarà sindaco di questo paese negli anni 1941 e 1943. Page Edoardo legherà il suo nome alla Resistenza valdostana e al termine del conflitto farà edificare la Cappella dei Partigiani in località Amay. Gorris Vincenzo, sarà giudice conciliatore, Capo ufficio comunale di Anagrafe e Stato Civile, poeta patoisant e sarà insignito della medaglia d’argento al Valor Militare. De Petro Giacomo-Antonio sarà maestro elementare e apprezzato poeta patoisant. Nel libro di V. Gorris, "I Figli di Saint-Vincent" leggiamo: L'Ara sacra del Monumento ai Caduti in piazza Vittorio Veneto, inaugurato il 20 agosto 1922 in presenza della Maestà della Regina Margherita di Savoia, accompagnata dal Duca di Genova, è lì per provare quale duro cemento lega fraternamente e supremamente i cuori dei Figli di questa Terra. La lapide fu preparata a cura dell'Amministrazione del Comune (sindaco Crosa Luciano, il sindaco di Saint-Vincent durante tutta la guerra, decorato della medaglia di benemerenza per l'assistenza civile), era destinata ad essere murata sotto i portici del Municipio. Ma i Combattenti rivolsero il loro appello alla popolazione, e questa rispose con lodevole entusiasmo, ed allora la lapide fu incorporata colla base del Monumento. Lo stesso gruppo si farà poi promotore della posa della statua della Vergine sul monte Zerbion già dal 1926; la statua sarà benedetta nel corso del 1933 dal Vescovo di Aosta Mons. Francesco Imberti. Il 30 settembre 1930 si costituisce a Saint-Vincent il Gruppo dell'Istituto del Nastro Azzurro. Ne fanno parte i decorati al Valor Militare e l'azzurro gagliardetto venne benedetto in solenne cerimonia unitamente al Labaro del Comune da Sua Ecc. Monsignor Calabrese Vescovo di Aosta il quale assegnò agli Azzurri di Saint-Vincent, San Maurizio come Patrono. Il gagliardetto, opera del maestro I. Mus, è oggi conservato nell'Ufficio del Sindaco di Saint-Vincent.