Pra de Ran, Cappella dei Partigiani, costa Monte Jetire

Itinerario n. 12

Passeggiare nel ricordo dei valorosi combattenti e su montagne colme di fascino.

Partenza in frazione Pra di Ran a circa 1300 m e dirigere a levante sulla mulattiera che si sviluppa tra larici di grandi dimensioni e pietraie da cui lo sguardo si perde nell’ammirazione per paesaggi di incredibile fascino e bellezza. In questo bosco che state ora percorrendo circa un secolo fa un nutrito gruppo di giovani e robusti uomini del paese salì nel tardo autunno armato di asce e altri attrezzi necessari al taglio di alberi. Nel borgo la secolare chiesa era in quel periodo soggetta a lavori di ampliamento e la municipalità concesse alla Parrocchia di servirsi, appunto attraverso il taglio di alberi, del legname necessario. La storia ci racconta che il gruppo di boscaioli prima di dare avvio ai lavori si riunì a monte in una cappella per assistere ad una santa messa. Nel contempo in questo sito la presenza di un piccolo oratorio ci informa di un fatto quasi coevo al precedente. Un giovane durante le fasi della demonticazione del bestiame fu soggetto in quel luogo ad una serie di fulmini da cui comunque si salvò in quanto rifugiatosi sotto un grande macigno così come si salvarono tutte le bestie a lui affidate. Per ringraziare dello scampato pericolo il pastore fece erigere questa piccola e isolata costruzione. Ormai giunti alla Cappella dei Partigiani (1500 m) ci fermiamo per un meritato riposo e per alcune riflessioni e considerazioni. La cappella fu eretta nei primi anni cinquanta del corrente secolo per volontà di un ex capo partigiano (Edoardo Page) vicino ad un piccolo cimitero che tutt’oggi ospita alcuni giovani combattenti colà inumati durante la guerra di liberazione. La struttura in pietra a vista, le forme dolci del manufatto, un parco meraviglioso voluto dalla locale municipalità e accorgimenti architettonici di pregio ci parlano di sofferenza e di speranza. Recentemente è stata anche posata una lapide in bronzo che ci ricorda l’arresto di Primo Levi e di altre due persone avvenuto in loco poi conclusosi con la deportazione ad Auscwitz. Ripartiamo a ponente costeggiando la proprietà e ci dirigiamo verso il monte Zerbion su di una pista in terra avendo cura di non svoltare mai. Ad un certo punto la strada si biforca e in quell’esatto punto una stradina quasi nascosta si offre a noi. La prendiamo e sempre inseriti in un maestoso bosco di conifere oltrepassiamo una pietraia e in leggera salita eccoci infine giungere ad una mini area Pic-Nic in cui sono presenti alcune comode panche in legno poste ai lati di tavoli ricavati dal taglio di enormi alberi abbattuti in quanto malati. Correda il tutto una fontanella zampillante acqua freschissima. Terminata la sosta ripartiamo sempre in leggera salita ed ecco che il sentiero in terra battuta lascia spazio ad un manufatto in legno che “a balcone” e con le necessarie protezioni ci accompagna su un vallone caratterizzato da scoscesi di notevole fascino e di tutto rispetto. Seppur solo a circa 1400 metri dobbiamo percorrere questo tratto con estrema attenzione; lo spettacolo che ci viene offerto dalla natura –e questo in tutte le stagioni dell’anno- è davvero di tutto rispetto. Le gole sottostanti, lo scorrere in lontananza dell’acqua, le asperità delle rocce sovrastanti unito agli alberi e alle pinete gratifica della salita e degli sforzi fatti per raggiungere questo luogo. L’impressione è quella di trovarci a tremila metri su una montagna terribile mentre invece siamo a pochi passi da Saint-Vincent e dalle sue mondane attrazioni. Vi ricordiamo che se giungerete in silenzio (e con le sigarette spente!) in questo luogo avrete la non certo rara possibilità di osservare a pochi metri da voi i camosci che in tutta tranquillità si riposano o pascolano. Nella parte terminale del sentiero troverete altre due fontanelle d’acqua che vi rinfrancheranno della sete accumulata durante il cammino. A lato di queste, in primavera, troverete splendidi gigli dai colori vivi e brillanti unitamente a numerose altre piante (protette!) tipiche dell’alta montagna. Non raccoglietele se volete che anche altre persone godano delle vostre stesse emozioni. Il ritorno avviene per la strada che avete percorso per l’andata.